Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Assemblea elettiva dell’Azione Cattolica diocesana

Domenica prossima l’Azione Cattolica diocesana completerà il rinnovo delle cariche associative con l’elezione del presidente diocesano e dei collaboratori nella presidenza diocesana; l’appuntamento per tutti gli associati è alle 9:30 nei locali del Seminario diocesano “Mons. Cardella” di Pitigliano con l’intervento introduttivo del nostro vescovo Guglielmo Borghetti, a cui succederà Anna Gilardoni e Valeria Nencini per poi concludere la fase mattutina il presidente Roberto Ginesi verso le 10:30. Alle 11:30 gli assembleari parteciperanno alla Santa Messa nella chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, presieduta dal vescovo. Il pomeriggio proseguiranno i lavori che si concluderanno con l’elezione del nuovo direttivo diocesano.
A questo propostito pubblichiamo l’intervista che il direttore del nostro Settimanel diocesano “Il Confronto”, don Mariano Landini, ha fatto al presidente uscente:
 
È tempo di rinnovo per il consiglio diocesano di Azione Cattolica, in scadenza triennale proprio in questi giorni; ma è soprattutto il presidente, Roberto Ginesi, che dovrà lasciare necessariamente l’incarico, come vuole lo Statuto, dopo due mandati consecutivi. In vista dell’Assemblea elettiva, che si terrà da calendario diocesano il prossimo 16 marzo, abbiamo scambiato due chiacchiere con il Presidente per un bilancio di questi sei anni alla guida della storica associazione diocesana.
“Sono stati anni densi, di cui conserverò per sempre un bellissimo ricordo”, inizia Roberto aggiungendo che l’esperienza lo ha cambiato profondamente, arricchendolo umanamente e spiritualmente. “La cosa più importante – continua – è sicuramente l’amicizia che si crea con tante persone e che è il fine di tutta l’Azione Cattolica. Quando c’è comunione, ci sono già i presupposti affinché ci sia tutto il resto”.
Quindi il Ginesi si sofferma su due aspetti per un bilancio della sua permanenza alla guida dell’Associazione: la formazione e l’accoglienza. “Sulla formazione c’è bisogno di trovare un modo efficace per metterla in atto. Il gruppo come s’intendeva una volta, da anni non esiste quasi più e ancora non si è trovata una valida alternativa. Si fa fatica ad incontrarsi fra adulti e a coinvolgere le famiglie. Il tempo per leggere è poco e gli impegni molti. Il rischio è di stancare le persone con appuntamenti noiosi e controproducenti. Credo che la soluzione sia creare dei “luoghi” che divengano esempi di accoglienza. In pratica, le nostre associazioni devono divenire sempre più occasioni per instaurare un’amicizia spirituale significativa. Sono convinto che questo arricchisca la vita e dia la voglia per creare opportunità per la formazione umana e cristiana dei singoli aderenti. Quindi è finito il tempo in cui si vivevano passivamente i momenti formativi come necessità cui si era costretti, ma occorre ripensarli come occasioni di ricarica di energia da vivere insieme agli altri”.
Sei anni di gioie, ma anche di dispiaceri… “La maggiore felicità per me è vedere un giovane che sceglie di fare l’educatore. Mi sembra un miracolo che si rinnova. Quando si fa proprio questo stile, lo si porta anche sul lavoro, avendo sempre l’attenzione non di tenere gelosamente per sé ciò che s’impara, ma volendolo sempre condividere. Questo è il moltiplicatore del “PIL” più potente che sia mai stato inventato.
Il dispiacere maggiore è il non saper cosa fare per essere vicino alle famiglie di miei coetanei, quella fascia di mezzo che, nel momento più impegnativo della vita, non ha molti modi per essere coinvolta nell’Azione Cattolica. Eppure sarebbe proprio quella fascia di età che avrebbe più bisogno di essere coinvolta in quel processo di ricarica di energia, di accoglienza che genera interesse di cui parlavo.
Ma quali, secondo te, le priorità che attendono l’Azione cattolica diocesana e, quindi, il nuovo consiglio? “Direi: formare i responsabili; essere cristiani attivamente partecipi alla vita sociale; aprirsi all’esterno incominciando dall’AC regionale e nazionale.
È accaduto un fatto per me molto significativo: i presidenti parrocchiali da poco eletti sono tutti nuovi, volenterosi e molti di loro giovani. Questa ricchezza va valorizzata al massimo aiutandoli a capire bene qual è il loro ruolo, in modo che non si esaurisca in un semplice “c’è da fare”, ma si traduca in un esempio da dare.
Per il resto consiglio agli altri di fare ciò che non è riuscito a me: leggere molto di ciò che arriva da Roma e avere cura di farne arrivare notizia in modo più capillare possibile; penso a Facebook e al Settimanale diocesano. Questa educazione a stare sempre “sul pezzo” permette di legare più facilmente l’attualità della vita con il nostro essere cristiani. Ad esempio, di fronte ad un fatto di cronaca nazionale o internazionale la Chiesa cosa dice? E l’AC? Far circolare notizie e riflessioni in tal senso genera riflessione, senso di appartenenza, dibattito e alla fine quel famoso discernimento comune che sarebbe la nostra voce di cristiani da far sentire nel mondo.
Ho poi da aggiungere una parola fondamentale: Partecipazione. È un mio cruccio personale: nell’ultimo triennio, per motivi personali, non sono riuscito a partecipare agli incontri a Roma e alla delegazione toscana. Eppure ero stato in passato un apripista e forte sostenitore dell’andare fuori e riportare in diocesi ciò di cui si è fatto esperienza; se uno va, lo fa per tutti. Per fortuna un gruppo di validi giovani ha preso l’iniziativa ed in futuro non mancheranno nostri “diplomatici” in altre sedi. Ma queste esperienze vanno estese a tutti. Non va mai perso un convegno alla Domus Marie o il campo scuola regionale per giovani perché quel livello di formazione non si può ricreare in una diocesi piccola come la nostra.
Chiudiamo, come sempre, con i ringraziamenti e i propositi… “Avrei molte persone da ringraziare, però mi piace farlo di persona. Questi anni hanno coinciso con i due fatti più importanti della mia vita: il matrimonio con Bianca e la scomparsa di mio padre. In entrambi i momenti, l’affetto dei tanti amici dell’AC di tutte le età mi ha dato una serenità che considero il regalo più grande mai ricevuto. Non penso alla conclusione del mandato come la fine di qualcosa, ma un salutare cambiamento. L’avvicendarsi nei ruoli è naturale, come ci ha insegnato Benedetto XVI. E dare a più persone la possibilità di avere una responsabilità è importante, è come dire: “tieni dieci talenti, fanne buon uso”. Il presidente Franco Miano ci ha detto, quando venne a Pitigliano in occasione di Progetto Cittadinanza, che un presidente diocesano a fine mandato ha il compito di creare una nuova associazione AC in una parrocchia. Quest’idea mi ha accompagnato in questi anni in cui mi sono trasferito da Siena a Scansano, da qui a Grosseto e, infine, a Pisa dove vivo adesso. Chissà se quanto suggerito da Miano sia anche ciò che vuole il Signore da me; io, come sempre, mi rimetto nelle sue mani”.
L.M.