Carissimi Maremmani,
che cosa può aggiungere il Vescovo alla parola “auguri”, in occasione del Santo Natale?
Potreste obiettare: com’è possibile che il Vescovo non trovi parole adeguate per farci gli auguri?
Confesso, senza ipocrisia, che il problema non è trovare le parole, quanto avvertire il rischio di una banale ripetizione di cose già sentite, che però non costituiscono la “molla” per un dialogo schietto e sincero fra noi.
Ho pensato, allora, di non rivolgere un augurio generico, ma di rivolgermi, prima di tutti, a voi sorelle e fratelli che coltivate ancora il dono della fede. I due anni di pandemia hanno fiaccato la vita comunitaria, ci sono persone che purtroppo sono morte a causa del covid, altre ancora frenate dalla paura. Desidero incoraggiarvi: il Signore Gesù, che celebriamo Bambino, è venuto a dirci che nulla, agli occhi di Dio, va perduto. Allora forza: continuate a fare della fede un’esperienza di comunità, perchè il Vangelo non va solo creduto, ma va anche celebrato e celebrato insieme. Possano le nostre parrocchie essere quella piccola luce che non si spegne, alimentata dalla nostra costanza, perseveranza, dal nostro impegno, dalla nostra fantasia.
Mi rivolgo, poi, a voi fratelli e sorelle che restate incuriositi o affascinati dalla figura di Gesù, ma non riuscite ad andare oltre: vi incoraggio a coltivare il desiderio di conoscere di più e meglio Gesù di Nazareth, a lasciarvi affascinare da Lui e, pian piano, a provare a tornare a varcare le porte delle nostre chiese.
Siete rimasti delusi dalla nostra poca o cattiva testimonianza? Ve ne chiediamo perdono, ma non fermatevi ai limiti e ai fallimenti che avete visto! La Chiesa è molto di più ed è davvero casa per tutti, perché Cristo è per tutti e di tutti noi!
Mi rivolgo, infine, a voi che restate indifferenti di fronte al mistero di Gesù.
Lo faccio senza alcun giudizio, ma col desiderio sincero di capire. A differenza, infatti, di decenni passati, in cui la dialettica fra credenti e atei o agnostici si misurava sul terreno della condivisa passione per la ricerca della verità, oggi un po’ mi spaventa che questo sano dialogo paia scomparire dall’orizzonte della cultura occidentale e si faccia, invece, sempre più spazio l’indifferentismo religioso, che arriva quasi ad essere una forma di anaffettività spirituale, che talvolta si somma ad una anaffettività emotiva ed umana.
Il mio augurio per voi che non sentite il desiderio di Dio, diventa, allora, particolarmente accorato: prego che anche una sola parola del Vangelo vi raggiunga e vi commuova, al punto da esplodere, come Agostino di Ippona, grande cercatore di Dio, in quelle bellissime e struggenti parole:
“Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Mi chiamasti e il tuo grido sfondò la mia sordità; balenasti e il tuo splendore dissipò la mia cecità”.
Gesù è venuto per questo: abbattere anche l’ultimo velo di separazione fra noi e Dio, perché possiamo trovare il senso vero alla nostra umana ricerca di felicità.
Lo auguro a ciascuno di voi con tutto il cuore! E allora, sì: Buon Natale!
+Giovanni