DAL SITO DELLA DIOCESI DI GROSSETO
“Cristo è venuto a togliere la radice del male e il giubileo è l’occasione per tornare alla bellezza dell’umano”. Almeno questo è l’auspicio di don Desiderio Gianfelici, parroco alla Santa Famiglia e animatore, assieme a don Fabio Bertelli, della Scuola di formazione teologica per i laici nella nostra Diocesi. Ormai dalla fine dell’emergenza pandemica il percorso è tornato a scandire la prima parte dell’anno pastorale, condiviso assieme alla diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello. Sarà così anche quest’anno in cui la scuola – rivolta fondamentalmente ai laici che nelle comunità parrocchiali portano avanti servizi pastorali (catechisti, lettori, animatori liturfgici ecc…) – offrirà un percorso che, cogliendo lo spunto dall’anno giubilare ormai imminente, aiuti la riflessione sul tema della penitenza cristiana come opportunità di ri-creazione e sul tema di una coscienza educata dal Vangelo. Ad approcciare i temi sono stati chiamati p. Valerio Mauro, francescano cappuccino, parroco a Santa Lucia e professore di Teologia sacramentaria alla Facoltà teologica dell’Italia centrale, e don Antonio Bartalucci, attuale parroco di Abbadia San Salvatore, in diocesi di Montepulciano-Chiusi-Pienza, già docente di Teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia centrale.
Padre Mauro, nel suo corso, affronterà il tema: “La penitenza cristiana: cammini di riconciliazione nella comunità riconciliata”. “Il corso – spiega don Gianfelici – vuol essere un itinerario di preparazione all’animazione dell’anno giubilare all’interno delle nostre comunità. È un servizio che la scuola, attraverso gli iscritti, offre a tutte le nostre parrocchie, arricchendole di contenuti approfonditi sul versante della misercordia vissuta, soprattutto mediante l’esperienza personale che diventa vocazione e donazione. La vocazione – osserva il sacerdote – non è espressione di sé, ma un pezzo del Regno affidato alle mani di colui/di colei che è arricchito/a da quel carisma. Detto con un’immagine: la vocazione è il bambino posto al centro, come ci veniva narrato domenica scorsa nel Vangelo. E’ cioè servire la propria comunità attraverso il proprio carisma, per cui l’offerta di quel servizio non nasce solo dalla collocazione di un gesto nel calendario, ma dalla maturazione dell’esigenza umana vissuta, sentita e offerta all’umano che circola nelle comunità. Se io sento una cosa bella per me la dono agli altri, sapendo che anche gli altri possono desiderare lo stesso bene. E’ così che matura, nelle comunità stesse, quella profezia di cui oggi c’è grande bisogno”.
Questo corso, curato da padre Mauro, si svilupperà in quattro lezioni: il 15, 22, 29 ottobre e il 5 novembre.
Il secondo corso avrà per tema la “custodia della coscienza informata dal Vangelo” “e nasce – spiega ancora don Desiderio – dalla realtà giudicata. Tanti gesti che vediamo sono frutto di una cultura inquinata, che offre a ciascuno l’illusione di vedere possibile ciò che non dovrebbe. Si tratta di una cultura incapace di definire le cose e che, dunque, le lascia tutte sospese, per cui ognuno vive e sente ciò che gli corrisponde e cerca ciò che gli conviene. In questo modo, il giudizio si dà sulla convenienza non su ciò che mi ha informato facendomi persona… Questo non è senza conseguenze. La prima conseguenza è che siamo inadeguati rispetto alla vita. La seconda è che mancano criteri interpretativi della vita stessa e di ciò che accade. Il corso, allora, è una cura della coscienza guidata dal Vangelo, costruita su di esso – puntualizza don Gianfelici – È un servizio perché come cristiani non ci confondiamo nell’allearci con ciò che troviamo “quasi simile”, accomunabile a noi… ma che in realtà a volte provoca cortocircuiti evidenti, per cui – ad esempio – parliamo di pace e spariamo a zero sull’altro… Per riprendere un’immagine della tre giorni diocesana di formazione, suor Roberta Vinerba ha parlato della cisterna in cui veniamo calati dalle vicende della vita aspettando qualcosa che ci tiri fuori. La speranza è attendere la mano e questo corso mira a sollecitare in noi il desiderio di uscire dalla cisterna senza cedere alla tentazione di organizzarci la vita rimanendo in essa”.