Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

AGGIORNAMENTO TERREMOTO IN SIRIA E TURCHIA

La situazione

Aggiornamento n. 3 – Terremoto Turchia/Siria 2023 – Caritas Italiana

Terremoto in Turchia e Siria Aggiornamento per le Caritas diocesane 3 MAGGIO 2023

La Turchia è uno dei luoghi a più alta pericolosità sismica del mondo essendo situata tra la linea di faglia dell’Anatolia settentrionale e la linea di faglia dell’Anatolia orientale. Il terremoto del 6 febbraio con due violentissime scosse ravvicinate di magnitudo 7.9 nella provincia di Kahramanmaraş e 7.5 nel distretto di Elbistan, ha impattato su una regione di confine già profondamente complessa e martoriata, teatro di uno scontro geopolitico in atto ormai da più di un decennio, che vede la Turchia e la Siria come attori principali e antagonisti. Da allora sono state registrate migliaia di scosse di assestamento che hanno provocato ulteriori crolli e vittime in un’area già gravemente martoriata.

In Turchia, secondo le autorità locali si contano circa 50.000 morti e 170.000

feriti, in particolare nei distretti di Kahramanmaraş, Gaziantep, Şanlıurfa, Diyarbakır, Adana, Adıyaman e Malatya. Le persone colpite dagli effetti di questo terremoto sono 9 milioni, di cui 3 milioni gli sfollati. I danni causati dal terremoto sono ingenti, con più di 210.000 edifici andati distrutti. Poche settimane dopo le zone già colpite dal terremoto, Adiyaman e Şanlıurfa, sono anche state colpite da inondazioni, andando a peggiorare una situazione già precaria, soprattutto per gli sfollati. Fino ad ora le organizzazioni nazionali e internazionali hanno dato alloggio a più di 4 milioni di persone attraverso l’apertura di campi per sfollati e la fornitura di tende e/o container ma nell’ultimo periodo sono nati sempre più campi informali, che accolgono circa 1.7 milioni di persone. Si tratta di campi piccoli e autonomi, dispersi in una vastissima area con conseguenti problemi di sicurezza, soprattutto per le donne, difficoltà di distribuzione degli aiuti e beni di prima necessità.

In questo momento è importante garantire assistenza alla popolazione nei campi informali, alle persone vulnerabili, in particolare persone con disabilità e rifugiati, che hanno più difficoltà di accesso agli aiuti, fornendo loro non solo aiuti materiali ma soprattutto supporto psicologico. A quattro mesi dal terremoto in Turchia c’è ancora un enorme problema di smaltimento delle macerie che sta dando origine a seri problemi di carattere ambientale e sanitario. Secondo le stime fatte delle Nazioni Unite, il terremoto ha creato fino a 210 milioni di tonnellate di macerie e la demolizione degli edifici è ancora in corso. Nella zona di Samandag, provincia di Hatay, sono già state allestite 20 discariche di detriti e il traffico di camion che trasportano macerie è incessante. C’è un forte rischio che dai cumuli di macerie si sollevino sostanze tossiche, per esempio fibre di amianto, che potrebbero avere gravi conseguenze sull’ambiente e sulle condizioni sanitarie della popolazione che vive ancora nei campi. La popolazione di Samandag e di altre aree colpite sta già lamentando problemi respiratori ed eruzioni cutanee.

Anche in Siria i danni sono apparsi sin da subito enormi nelle città di Aleppo, Lattakia, Idlib, Hama, con quasi 6mila morti, 10.500 feriti e circa 350.000 sfollati. Ci sono più di 10.000 edifici distrutti, tra cui anche scuole, circa altri 18.000 hanno subito danni non lievi o strutturali. In Aleppo, Lattakia ed Hama oltre 44.000 persone vivono ancora in Centri di prima accoglienza. Da aprile è in corso l’evacuazione verso siti di accoglienza di medio-termine, di particolare preoccupazione la situazione delle famiglie evacuate che non riescono a dimostrare di aver subito danni strutturali alla propria abitazione, a causa delle difficoltà nell’acquisizione della documentazione richiesta e che non hanno diritto a soluzioni di alloggio alternative se non per un periodo limitato. Con l’arrivo della primavera in tutta la regione ci sono state pesanti alluvioni, che hanno colpito più di 80.000 sfollati e distrutto 3mila tende. La situazione nei centri di accoglienza diventa sempre più critica con il passare del tempo: non ci sono servizi igienici a sufficienza, non c’è illuminazione notturna, e questo aumenta il rischio di violenze soprattutto nei confronti di donne e bambini. Molte scuole hanno riaperto le normali attività, ma si stima che ancora 200.000 studenti non abbiano ripreso la frequenza, sia per la paura di nuove scosse, sia perché molte famiglie sono sfollate. È stato registrato anche un aumento del lavoro minorile. Nell’area colpita dal sisma in Siria si contano 176 strutture sanitarie che hanno subito danni, di cui almeno 7 ospedali. Il colera resta una seria preoccupazione con oltre 65.000 casi sospetti e 23 morti.

Oltre ai bisogni materiali, la salute mentale rimane il problema più grave per i sopravvissuti al terremoto, che vivono in uno stato di ansia, con frequenti attacchi di panico e disturbi del sonno.1 Aspetto questo confermato anche da un’indagine compiuta da Caritas Siria tra le persone colpite dal terremoto. Dall’indagine è emerso anche un impatto negativo del sisma sulle capacità di sostentamento e sull’occupazione. Inoltre molte famiglie intervistate hanno dichiarato di tutti i dati sono ripresi da fonti Nazioni Unite, OCHA https://reliefweb.int/report/syrian-arab-republic/syrian-arab- republic-earthquakes-syria-situational-updates-no-6-4-april-2023 non potersi permettere l’assistenza sanitaria e l’acquisto dei medicinali a causa dei prezzi troppo elevati.

Chiaramente la situazione è aggravata ulteriormente dalla condizione in cui versa il Paese: 12 anni di guerra che hanno devastato l’economia, le istituzioni, le infrastrutture e la comunità, a cui si aggiunge una pesantissima crisi finanziaria. Più dell’85% della popolazione siriana vive in condizioni di povertà e nel Paese vi erano già più di 6 milioni di sfollati interni, causati dalla guerra, molti dei quali insediati proprio nell’area colpita dal terremoto. Un’area particolarmente fragile dove sono presenti ancora focolai di conflitto.

Interventi in atto

1. Le autorità locali

In Turchia le autorità locali si sono attivate immediatamente attraverso l’Agenzia Nazionale per la gestione dei disastri e delle emergenze (AFAD), attuando il piano di risposta previsto per le emergenze e organizzando incontri di coordinamento sia a livello nazionale che a livello provinciale. In tutto il Paese sono state coinvolte molte organizzazioni con lo scopo di riuscire a pianificare i soccorsi attivando successivamente, su richiesta del governo turco, diversi canali per favorire l’aiuto anche a livello internazionale.

A tre mesi dall’inizio dell’emergenza, continuano gli incontri di coordinamento che coinvolgono numerose organizzazioni locali e internazionali, ma, ciononostante, gli interventi rimangono spesso scoordinati e disorganizzati. Tutte le organizzazioni stanno valutando le necessità del territorio ma spesso vengono prese in considerazione sempre le stesse aree e comunità, escludendo le aree più problematiche e isolate. Il governo turco è molto presente nella gestione dell’emergenza attraverso un controllo costante del lavoro delle organizzazioni internazionali che spesso faticano ad avere l’autorizzazione a svolgere attività di supporto. La situazione è ulteriormente complicata dalle imminenti elezioni in Turchia, previste il 14 maggio con possibilità di ballottaggi, che continuano ad alimentare tensioni e saranno probabilmente fonte di importanti cambiamenti.

In Siria la risposta delle autorità e delle organizzazioni internazionali è resa ancora più complicata dalla guerra in corso. In particolare la zona colpita dal terremoto è proprio la parte del Paese dove è ancora in atto il conflitto armato tra vari attori, che si contendono la gestione del territorio. Nella parte di paese amministrata dal governo siriano (Aleppo, Lattakia, Hama) sono arrivati soccorsi e gli aiuti umanitari, seppur in un contesto estremamente impoverito da 12 anni di guerra e dalle sanzioni internazionali. Nella regione di Idlib e lungo il confine con la Turchia, zone entrambe fuori dal controllo governativo, la situazione è molto più grave, con le autorità internazionali che stimano che siano state effettuate solo il 5% delle operazioni di salvataggio necessarie. All’appello alla solidarietà lanciato dalle Nazioni Unite c’è stata una risposta molto generosa e le donazioni sono arrivate a 380 milioni di dollari, cifra che rappresenta più del 95% di quanto richiesto per la copertura dei bisogni. Grazie a questi fondi sono in corso operazioni di distribuzione di generi di prima necessità, assistenza medica e psicologica, supporto educativo e assistenza abitativa. Rimangono però moltissimi problemi legati allo smaltimento delle macerie, alla ristrutturazione di abitazioni, scuole e attività produttive, alla riattivazione di servizi educativi efficaci anche per i bambini sfollati e all’assistenza medica, sempre più insostenibile per la maggior parte dei siriani.

2. La risposta della rete Caritas in Turchia e Siria.

In Turchia

Immediatamente dopo il sisma è stata istituita una squadra di emergenza composta da Caritas Internationalis e altri membri della Confederazione, tra i quali anche Caritas Italiana, che ha accompagnato lo staff locale nell’organizzare le primissime attività, e nello sviluppo di un piano di risposta rapida (RRA) che è stato lanciato il 20 febbraio scorso. Nelle prime settimane sono state condotte diverse visite per valutare sia i bisogni sia l’organizzazione della logistica, soprattutto nella diocesi dell’Anatolia, dove poi la Caritas diocesana ha potuto garantire la distribuzione di pasti caldi, kit alimentari e igienici, acqua e articoli per l’inverno che vengono distribuiti attraverso il centro di ascolto. Negli spazi diocesani è stato allestito un magazzino con vestiti, scarpe, generi alimentari e igienici, organizzate attività educative e ricreative, in collaborazione con i Salesiani. Si collabora anche con un gruppo di psicologi polacchi che stanno svolgendo attività psicosociali per gli sfollati. Nel distretto di Antiochia, Caritas Anatolia ha contribuito a installare una cucina mobile gestita dall’ONG tedesca “Space Eye”, dove vengono distribuiti 2.200 pasti caldi al giorno per gli sfollati. Caritas Anatolia continua a supportare la popolazione locale attraverso la fornitura di kit igienici e sanitari e l’installazione di servizi igienici, nella zona di Ovakent e Antakya. Per far fronte all’imminente aumento delle temperature, nello specifico nelle zone di Ovakent e Antakya sono stati distribuiti 430 frigoriferi e 500 ventilatori.

La necessità di mobilitare risorse umane sul luogo è evidente: gli operatori di Caritas Anatolia sono stremati dai mesi di lavoro sul campo e la volontà di aiutare chi è in difficoltà è talmente forte da diventare prioritaria rispetto al prendersi cura di sé stessi. Questa situazione rende necessario un supporto psicologico anche per gli operatori che vivono condizioni di stress troppo elevato.

Caritas Turchia e Caritas italiana continuano a lavorare in stretto contatto con le Caritas diocesane attraverso missioni di valutazione con l’obiettivo di implementare progetti ad ampio raggio che possano venire incontro ai bisogni e alle esigenze delle comunità, compatibilmente con le possibilità e le capacità delle nostre strutture.

Piano di risposta rapida (RRA)

La Diocesi dell’Anatolia è molto vasta e la Caritas diocesana è basata a Iskenderun che è anche una delle zone più colpite dal terremoto. Iskenderun, Mersin e Adana sono i tre centri operativi istituiti per l’assistenza alla popolazione locale. Queste ultime due città, solo leggermente colpite dal terremoto, possono infatti fornire la maggior parte dei beni necessari.

A fronte dei bisogni di base identificati nelle prime fasi dell’emergenza dalla Caritas in Turchia, fino alla fine di maggio sarà in corso il piano di interventi (RRA) con i seguenti obiettivi e risultati già raggiunti:

  1. fornire un’accoglienza temporanea per le famiglie che hanno perso la casa, attraverso l’organizzazione di strutture adeguate e sicure: sono state distribuite 87 tende, presso le aree di Hatay e Samandag. Il Vicariato di Iskenderun continua ad ospitare alcune famiglie al suo interno e porta avanti attività educative e ricreative, nonostante l’attività di supporto scolastico sia stata sospesa perché nell’ultimo periodo le scuole hanno riaperto;
  2. fornire generi alimentari (kit alimentari e pasti caldi):
    • –  in totale sono stati distribuiti 12.115 pacchi alimentari direttamente alle famiglie edurante il ramadan attraverso la collaborazione delle autorità locali;
    • –  organizzare e preparare pasti caldi per gli sfollati: sono stati distribuiti in totale 17.500pasti caldi;
    • –  per gli sfollati che hanno trovato accoglienza presso familiari o amici a Istanbul e Izmirsono stati distribuiti voucher per l’acquisto di beni alimentari;
  3. fornire prodotti per l’igiene di base (acquisto e preparazione dei pacchi, distribuzione nellestrutture e in alcuni centri logistici): in totale sono stati distribuiti 2.070 pacchi non alimentari, 16.448 coperte, 23.150 pacchi con prodotti per l’igiene personale e materiale specifico per bambini, 2.012 kit igienici e 1.805 pacchi medicinali;
  4. distribuzione di vestiario ed altri prodotti necessari per far fronte all’inverno: in totale ne sono stati distribuiti già 53.920, oltre alla distribuzione di voucher per l’acquisto di beni primari.

Durante la realizzazione di queste attività è stato portato avanti un attento lavoro di analisi e monitoraggio dei bisogni della popolazione per strutturare un piano d’intervento più ampio sia dal punto di vista geografico che temporale attraverso missioni valutative ed esplorative. Si sta già lavorando alla stesura di un piano di emergenza per la programmazione delle attività future, che avrà durata 12 mesi e partirà subito dopo la conclusione del progetto in corso.

Gruppo tecnico di accompagnamento

Per meglio supportare il lavoro della rete Caritas in Turchia nella risposta all’emergenza terremoto e su richiesta della Caritas nazionale, è stato istituito un gruppo di coordinamento – Emergency Response Support Team (ERST) – che è formato da 6 operatori professionisti di altre Caritas sorelle, tra le quali anche Caritas Italiana, e ha il compito di affiancare per un periodo di almeno 6 mesi gli operatori locali. L’ERST ha già effettuato diverse missioni in loco per valutare i bisogni principali e impostare un piano di supporto. Il gruppo ha inoltre il compito di coordinare la presenza e le attività delle numerose realtà e Caritas nazionali europee che stanno avviando programmi con altre organizzazioni locali. Inoltre, sta lavorando con Caritas Turchia per la preparazione del prossimo programma di emergenza, descritto sopra.

In Siria

Caritas Siria era attiva in tutto il territorio colpito (ad eccezione della regione di Idlib) già prima del terremoto, con programmi di assistenza umanitaria (distribuzione di generi di prima necessità e sostegno finanziario), sanitaria e riabilitazione economica (sostegno finanziario e tecnico a piccole imprese familiari).

A seguito del sisma ha immediatamente mobilitato i team degli uffici regionali e nazionale nel soccorso alla popolazione colpita. Dopo una prima analisi della situazione, Caritas Siria ha avviato la distribuzione di beni primari, cibo, acqua potabile e generi di prima necessità (coperte, indumenti pesanti, kit igienici…), necessari per il sostentamento degli sfollati. Molti di essi sono stati accolti da comunità ospitanti, altri invece sono stati trasferiti in alloggi temporanei allestiti dopo il terremoto. La distribuzione dei beni di sostentamento ad opera del team di Caritas è avvenuta in 71 centri di accoglienza comunitari presenti nelle aree colpite dal sisma, in particolare in quelli situati nelle zone di Aleppo e di Lattakia. Molti di questi centri sono stati allestiti dalle parrocchie locali, che hanno accolto gli sfollati. La distribuzione si è svolta con il sostegno di un team di 15 giovani volontari di Caritas Libano, che, supportati da Caritas Italiana, due giorni dopo il sisma hanno raggiunto le aree colpite e, coordinati da Caritas Siria, hanno collaborato alle operazioni. In particolare, da febbraio ad aprile sono stati distribuiti generi di prima necessità a 9.680 famiglie tra Aleppo, Lattakia, Hama e Homs, che hanno ricevuto:

  • ●  4.366 pacchi alimentari
  • ●  2.950 pacchi di acqua potabile
  • ●  750 materassi
  • ●  736 coperte
  • ●  4.586 kit per l’igiene personale
  • ●  1.400 pacchi di pannolini per bambini e anziani.

Nel mese di aprile, Caritas Siria ha avviato un ampio piano di risposta per più di 12.000 persone della durata di 12 mesi che prevede:

  • ●  la distribuzione di voucher mensili per acquisto di generi di prima necessità ad almeno 1.400 famiglie per un periodo di 6 mesi (da aprile a ottobre);
  • ●  l’affitto di abitazioni per 600 famiglie sfollate per un periodo di 6 mesi, attraverso un accordo trilaterale con i proprietari;
  • ●  la ristrutturazione di 170 abitazioni e 12 scuole pubbliche che hanno subito danni non strutturali;
  • ●  assistenza medica per 525 persone che necessitano di terapie o interventi salvavita o presidi ortopedici fondamentali per il loro benessere.
  • ●  la riabilitazione di circa 100 attività economiche danneggiate dal sisma e l’avvio al lavoro di circa 200 disoccupati giovani o adulti.Nel medio-lungo periodo si stanno ipotizzando interventi di sostegno psicosociale comunitario e individuale, che aiutino a rielaborare i traumi e superare i conflitti, estremamente necessari per una popolazione che ha sofferto davvero troppo.

3. Impegno di Caritas Italiana e indicazioni per le Caritas diocesane

Caritas Italiana è impegnata in Turchia e Siria da molti anni in collaborazione con le rispettive Caritas nazionali, fornendo un accompagnamento tecnico per lo sviluppo organizzativo, l’assistenza umanitaria, la riabilitazione socio-economica e percorsi di sostegno psico-sociale e di riconciliazione per migranti e giovani. Sin dai primi momenti vi è stato un costante contatto con Caritas in Turchia, Caritas Siria e la rete Caritas internazionale per raccogliere e diffondere regolarmente le informazioni alla rete in Italia, coordinarsi con tutti gli attori in loco, partecipare al supporto tecnico con proprio personale in base alle esigenze espresse dalle due Caritas. Grazie al contributo della Conferenza Episcopale Italiana è stato predisposto un primo stanziamento di fondi per il sostegno degli interventi.

In Turchia, in stretto coordinamento con il Presidente di Caritas, S.E. Mons. Paolo Bizzeti, e con il gruppo di lavoro per le emergenze, alcuni operatori di Caritas Italiana sono stati presenti nel paese a partire dall’8 febbraio per supportare lo staff di Caritas Turchia e la Caritas diocesana dell’Anatolia nella valutazione dei bisogni, nella messa a punto di un piano di lavoro e nella gestione dell’emergenza nel medio-lungo periodo.

Nei primi giorni di marzo si è svolta una prima missione di supporto tecnico anche in Siria, dove personale di Caritas Italiana ha collaborato con i colleghi siriani per lo sviluppo di un piano organico di risposta all’emergenza (PORE).

Grazie ai fondi raccolti finora e agli stanziamenti della Conferenza Episcopale Italiana, Caritas Italiana sta contribuendo con un sostegno tecnico e finanziario alla risposta all’emergenza organizzata da Caritas Siria, in particolare mettendo a disposizione 1.150.000 euro per i primi 12 mesi di attività, necessari per la realizzazione delle attività descritte in precedenza.

Data l’entità della crisi, è stato attivato il protocollo di coordinamento per le emergenze di Caritas Internationalis con incontri in teleconferenza della rete Caritas, l’invio di aggiornamenti e la predisposizione di Progetti di emergenza su cui concentrare le risorse provenienti dalla rete Caritas oltre che l’avvio dei sopracitati team di supporto. Caritas Italiana partecipa a queste iniziative ed è, come di consueto, punto di riferimento per la Chiesa italiana.

Caritas Siria e Caritas Turchia, a loro volta, sono il punto di riferimento in loco per la Chiesa cattolica – nelle sue diverse espressioni e riti – e garantiscono il collegamento e il coordinamento con le autorità locali, le agenzie nazionali e internazionali, le altre organizzazioni umanitarie sul campo.

La Presidenza della CEI, dopo un primo stanziamento da impiegare tramite Caritas Italiana in favore della popolazioni di Turchia e Siria ha indetto una colletta nazionale, che si è tenuta in tutte le chiese italiane domenica 26 marzo 2023 (V di Quaresima) come “segno concreto di solidarietà e partecipazione di tutti i credenti ai bisogni, materiali e spirituali, delle popolazioni terremotate.

Al fine di sostenere gli interventi, il coordinamento e l’animazione delle comunità, si propongono alcune modalità operative e indicazioni, tra le quali:

  • ●  Contribuire alla sensibilizzazione sul tema proponendo alle comunità momenti di informazione, approfondimento, preghiera. A tal fine Caritas Italiana ha messo a disposizione materiali e ha partecipato a diversi momenti di confronto sui contesti. Numerosi strumenti di approfondimento (Dossier, webinar, schede, video) sono stati realizzati da Caritas Italiana negli ultimi anni, in particolare sulla Siria, anche in vista del 12mo anniversario dall’inizio della guerra e sono disponibili sul sito nella pagina Siria o possono essere richiesti contattando l’ufficio Medio Oriente e Nord Africa di Caritas Italiana.
  • ●  Rilanciare le informazioni che sono via via condivise da Caritas Italiana in linea con i criteri di Caritas Internationalis, per mantenere alta l’attenzione a questi due contesti che continuano a vivere una situazione drammatica.Nella pagina del sito dedicata all’emergenza terremoto sono disponibili i comunicati stampa, i materiali preparati a suo tempo per la colletta (locandina ed altro), e altri strumenti di animazione. Seguiranno ulteriori aggiornamenti sugli interventi in atto man mano che verranno definiti, secondo l’evolversi della situazione.

    Raccomandazioni

● BENI MATERIALI: si sconsiglia di effettuare raccolte di beni materiali. Entrambe
le Caritas nazionali hanno espressamente richiesto di non inviare beni
dall’estero. La rete Caritas e la Chiesa locale preferiscono non accettare questo
tipo di donazioni, in particolare se provenienti dall’estero. Il modo più
efficiente ed economico per sostenere il lavoro di Caritas in tutto il mondo è
attraverso donazioni in denaro. La spedizione o il trasporto di merci è costoso, impegnativo dal punto di vista logistico e richiede tempo. È anche notevolmente difficile nelle aree in cui le strade sono già bloccate, e può addirittura causare ulteriori blocchi e rallentare la ripresa. Inoltre, la rete Caritas preferisce acquistare direttamente in Turchia e Siria anche per sostenere l’economia locale che ha bisogno di riprendersi.

● COMUNICAZIONI: data la complessità del contesto socio-politico nei due Paesi, soprattutto nell’area colpita, nonché il delicato equilibrio in cui operano le Chiese, si chiede una specifica attenzione nella comunicazione. In particolare per la Turchia per mitigare i rischi di conflitti istituzionali, sono state preparate delle linee guida per la comunicazione. La Conferenza Episcopale di Turchia (CET) ha infatti sottolineato l’importanza di lavorare in rete in sicurezza esortando i tanti enti e organizzazioni che vogliono impegnarsi a tener conto del delicato contesto operativo. Chiede a tutti quindi, tra cui le Caritas nazionali e diocesane, di attenersi a queste indicazioni per non mettere a rischio la sicurezza dei colleghi.

In particolare si raccomanda:
o di non citare Caritas Turchia nelle comunicazioni esterne quale realtà operativa nel paese, ma fare un più generico riferimento al lavoro della Caritas come “Confederazione Caritas” o “Rete Caritas”. o nei comunicati/social/sito evitare di utilizzare la frase “raccolta fondi per Caritas

Turchia”, preferendo una frase del tipo: “Caritas diocesana di … sta raccogliendo fondi destinati a Caritas Italiana per sostenere gli interventi in favore delle popolazioni colpite dal terremoto in Turchia e Siria”.

● ATTIVITÀ IN LOCO E INVIO DI PERSONALE/VOLONTARI. Si consiglia di sostenere eventuali interventi in loco nei due paesi tramite Caritas Italiana. Ogni eventuale richiesta da parte di realtà locali è importante sia segnalata e coordinata con Caritas Italiana.
Al momento non viene richiesto l’invio sul posto di personale espatriato dall’Europa in aggiunta a quello già concordato con le rispettive Caritas nazionali. Ancora maggiore attenzione va prestata circa l’invio di volontari, da evitare al momento considerando non solo le difficoltà che ne comporterebbe la gestione in questa fase di crisi, ma anche i rischi stessi per la loro incolumità.

È infatti sconsigliabile recarsi in loco almeno in questi primi mesi. La rete Caritas e la Chiesa locale stanno lavorando con volontari che provengono dalle comunità locali e dalle regioni colpite. Purtroppo, in questo momento e in questi contesti difficili, c’è una capacità limitata di fornire alloggio, assistenza e formazione a nuovi volontari.

Per qualsiasi ulteriore informazione, potete contattare Caritas Italiana all’indirizzo mail:

TerremotoTurchiaSiria@caritas.it

Tel. +39 06 66177259 / 247 / 501 / 268