L’incontro di spiritualità offerto agli operatori e volontari Caritas delle due diocesi, presenti alcuni sacerdoti, si è svolto in un clima di attenzione e di dialogo: S. Ecc.za Mons. Giovanni Roncari, ha ricordato ai partecipanti la necessità di vivere con fedeltà il servizio richiesto e ha sottolineato come ogni carisma, con la sua missione specifica, partecipa a questo cammino in cui cresciamo alla scuola del Maestro. Nel piccolo sussidio preparato per l’incontro, è stato inserito un questionario per sondare le esigenze materiali e spirituali degli operatori e dei volontari, per raccogliere le eventuali proposte utili a migliorare il servizio e il parere riguardo la collaborazione tra le Caritas delle due diocesi.
In sintesi, la maggior parte dei presenti si lascia condurre da Dio attraverso fragilità e difficoltà che mettono alla prova la fede, ma non spengono la speranza. In riferimento all’Inno alla Carità, scritto da San Paolo, la fatica più grande sembra essere il non tener conto del male ricevuto, mentre le insidie che sono percepite minacce ad un procedere fruttuoso nell’attività caritativa, sono molteplici: le più comuni sono il consumarsi veloce del tempo tra le mille cose da fare, la paura della violenza, della perdita di energie. Inoltre, l’individualismo, l’indifferenza, la mancanza di preghiera, il proprio peccato. Testualmente cito alcune affermazioni che denotano chiaramente lo stato d’animo di chi “lavora in trincea”: La delusione e lo scoraggiamento nell’andare sempre contro corrente. Perdere la speranza e la certezza che anche il mio “poco” conti. La mia situazione esistenziale, la mancanza di silenzio e di “pausa”. Riguardo la modalità di rispondere alle necessità locali, sono state fatte le seguenti osservazioni: necessità di curare un sentire comune degli operatori, di ascoltare più profondamente l’altro, di conoscerci di più in occasioni quali incontri di preghiera e di spiritualità e scambio di esperienze, verificare periodicamente le motivazioni delle nostre scelte partendo dalla Fonte unica cui attingiamo. Inoltre: sapersi mettere in discussione e attenzionare difficoltà affettive e spirituali della persona che si rivolge a noi, oltre le sue necessità materiali. È stato suggerita da più voci una maggiore cura della comunicazione tra le Caritas impegnate sul territorio.
È certamente interessante registrare un apprezzamento per tutte le iniziative comuni alle due diocesi. Le motivazioni? Ne trascrivo alcune: “Perché l’unione fa la forza”; “Perché il cammino di comunione agevola il raggiungimento degli obiettivi”; “Perché si cresce nella gratuità”; “Per conoscere il territorio nel quale ci muoviamo”; “Per essere chiesa”. Con una preghiera tratta dalla Lettera enciclica Fratelli tutti, abbiamo concluso l’incontro con il proposito di impegnarci a riconoscere il bene e la bellezza di ogni cuore e di stringere legami di unità, di progetti comuni, di speranze condivise.
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