Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Correre, vedere, credere!

1. Questo è il Giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo! In questo Anno della fede, carissimi fratelli e sorelle, mi piace proporvi una riflessione sul brano evangelico appena ascoltato; riflessione che prende le mosse da tre verbi ricorrenti che ci consegnano la dinamica di un vero e proprio itinerario di fede pasquale, itinerario che noi tutti siamo invitati sempre a intraprendere, ad approfondire: i verbi sono correre, vedere, credere! Maria di Magdala con sollecitudine si reca al sepolcro quando è ancora buio, vede (βλέπω); la pietra ribaltata, non riesce a comprendere il significato di ciò che è successo. E’ ancora buio, Maria vede avvolta dal buio esteriore e interiore in cui si trova, il suo è uno sguardo che non è ancora lo sguardo di fede pieno, siamo ancora all’inizio dell’itinerario di fede, è uno sguardo caratterizzato da una visione materiale, non a caso l’evangelista usa il verbo βλέπω; L’itinerario di fede consiste nella maturazione di questo sguardo; per questo corre ad avvisare Pietro e l’altro discepolo, ‘quello che Gesù amava’, Giovanni; è significativo che questo discepolo amato lo troviamo solo nei racconti della passione (Gv 13,23; 19,26), prima non compare mai, non ha un nome, lo si identifica attraverso la relazione che ha con Gesù. Maria offre loro una spiegazione approssimativa: ‘hanno portato via il Signore dal sepolcro’. Pietro e Giovanni corrono anch’essi al sepolcro. Corre Maria di Magdala, corrono Pietro e Giovanni. Al Museo d’Orsay di Parigi è conservato il dipinto più famoso di Eugène Burnand, (1850 ‘1921), pittore svizzero, dipinto che rappresenta i discepoli Pietro e Giovanni che corrono al sepolcro la mattina della risurrezione. Il quadro è assai semplice. Si vedono due personaggi vestiti in modo antico che corrono. Uno ha un volto e un atteggiamento più emotivo e commosso, l’altro è più stupito e quasi incredulo. Occorre leggere la didascalia sotto il quadro per capire che cosa racconta l’episodio; si vedono solo questi due personaggi che corrono in una direzione precisa, spinti da un richiamo irresistibile.
2. In questa corsa affannata c’è tutta l’ansia della Chiesa, l’ansia di tutti noi che cerchiamo i segni del Risorto; soprattutto quando siamo in situazione di disagio, di sofferenza, di fede vacillante, dubbiosa e non riusciamo più a vederlo. Giovanni corre più veloce e arriva primo, vede (βλέπω) i teli; ma non entra nel sepolcro, per rispetto a Pietro, Pietro è il ‘ministero ecclesiale’, Giovanni è l”amore ecclesiale’ (H.U.Von Balthasar); l’amore è più rapido e meno affaticato del ministero che deve occuparsi di molte cose. Ma l’amore non entra, lascia che sia il ministero ad esaminare. Non entra, si china e vede (βλέπω); fa un’esperienza analoga a quella di Maria di Magdala: vede materialmente, ma non penetra la realtà per coglierne un senso ulteriore; tuttavia vede qualcosa di più di Maria: si avvicina al sepolcro vuoto, si china e vede i teli ‘giacenti’, piegati. Poi giunge al sepolcro anche Pietro; a differenza del discepolo che Gesù amava, entra nella tomba e vede (θεωρέω) i teli e il sudario avvolto in un luogo a parte. Qui l’evangelista per vedere usa un verbo che indica qualcosa di diverso rispetto a quello usato nei casi precedenti. Non siamo ancora alla meta dell’itinerario di fede, non è ancora lo sguardo maturo di fede, ma è uno sguardo attento, che suscita interrogativi, che rende pensosi. Si coglie evidente la concitazione, sottolineata dall’evangelista, con cui accadono questi fatti. Entra, infine, anche il discepolo che Gesù amava. Si trova davanti le stesse cose viste da Pietro, ma di lui si dice che vide (ὁράω) e credette (πιστεύω), – lett. vedendo credette-!. Per indicare questo vedere l’evangelista usa un terzo verbo, ὁράω, che indica ‘il vedere penetrante di chi sa cogliere il significato profondo di ciò che materialmente appare’ (B.Maggioni). E’ un verbo che piace all’evangelista Giovanni, lo usa altre volte nel suo vangelo ‘venite e vedrete’ (Gv 1,19) e ‘vedrai cose maggiori di queste’ (1,50-51) e lo riferisce anche a Tommaso (20,29ss). La scoperta del sepolcro vuoto il primo giorno dopo il sabato non è semplicemente la cronaca di ciò che avvenne il giorno della risurrezione del Signore, ma un vero e proprio itinerario di fede verso l’incontro con lui, incontro che i discepoli di ogni tempo possono e devono vivere.
3. Questo è il Giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo! Oggi siamo invitati anche noi a ripercorrere l’itinerario di fede di Maria di Magdala, di Pietro, di Giovanni! Abbiamo bisogno di maturare il nostro sguardo di fede. Abbiamo bisogno di cogliere i segni del Risorto nel trambusto di un brano di storia convulso e complesso, abbiamo bisogno di riscoprire che se il sepolcro è vuoto non è perché il Signore ce lo hanno portato via, ma è perché ormai cammina con noi nei sentieri della storia e delle vicende umane; abbiamo bisogno di passare da un vedere superficiale ad un vedere profondo che trafora il visibile e ci permette di cogliere l’evento fondativo della nostra Speranza: la Risurrezione di Gesù! Solo quando entra nel sepolcro vuoto, il discepolo che Gesù amava riesce ad avere lo sguardo della fede piena. I discepoli prima fanno esperienza di un grande vuoto, esperienza di un’assenza, di una grande solitudine. Entrando nella profondità di quel vuoto e di quell’assenza, lo sguardo diventa capace di ‘vedere’ veramente il senso dell’accaduto. Mi piace annotare che chi arriva per primo allo sguardo della fede piena non è né Maria di Magdala, né Pietro, ma il discepolo che Gesù amava: occorrono gli occhi dell’amato per arrivare allo sguardo di fede piena. Questo discepolo senza nome, ma che noi sappiamo essere Giovanni, è paradigma del discepolo ideale di ogni tempo; l’essere amati da Gesù ci rende capaci di uno sguardo di fede piena; prima ancora di essere discepoli che amano il Signore occorre accorgersi che è lui ad amarci per primo. Anche Maria di Magdala farà questa scoperta quando incontrerà il Signore Risorto nel giardino: quando si sentirà chiamare per nome lo riconoscerà. Questo è il mio augurio per questa Santa Pasqua 2013: insieme a Maria di Magdala, Pietro e Giovanni rifacciamo anche noi questo itinerario di fede pasquale; accorgiamoci dell’amore che il Signore ha per noi, accorgiamoci di essere amati: si apriranno gli occhi del cuore, il buio scomparirà, la fede arriverà al suo mezzogiorno, la nostra vita sarà inondata da coraggio, speranza e letizia.