Annunciare il Vangelo…è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!
Cari fratelli e sorelle della Chiesa che è in Pitigliano Sovana Orbetello: per questo e solo per questo sono qui in mezzo a voi.
L’amato e stimato predecessore il Vescovo Mario mi ha accompagnato poco fa alla Cattedra e mi ha consegnato il Pastorale: che altro contenuto possono avere questi forti gesti liturgici se non quello di esprimere la consegna a farsi ‘tutto per tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno’ attraverso l’impegno generoso nel portare il lieto annuncio, nel fasciare le piaghe dei cuori spezzati, nel consolare gli afflitti, nel proclamare la libertà a chi è schiavo degli idoli del tempo attuale e tutti condurre alla Gerusalemme del Cielo rivestiti di una veste di lode.
Il Signore mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato, non l’ho fatto di mia iniziativa, ‘ è un incarico che mi è stato affidato’: esci dalla tua terra e va verso il paese che io ti indicherò (cfr Gn 12, 1) ; e io sono venuto, con trepidazione, ma con tanta voglia di stare ‘in mezzo a voi come colui che serve’.
I tempi sono difficili e la speranza langue; la maggioranza dei nostri fratelli e sorelle vivono nello smarrimento, senza prospettive e si limitano a coltivare progetti a brevissimo termine; sembra che l’imperativo categorico sia ‘fare esperienza’ della propria vita senza uno scopo, senza l’impegno appassionato nella ricerca di senso ‘ quasi una sorta di no secco ad ogni orizzonte di significato profondo -. ‘Vivere senza speranza è impossibile’ (F. Dostoevskij), l’uomo quando gli è sottratta la speranza diventa aggressivo, violento, apatico, indifferente al bello ed al bene.
Con profonda intuizione G.Marcel, filosofo esistenzialista, profondamente credente, diceva ‘La speranza è sempre legata ad una comunione…Questo è talmente vero che ci possiamo domandare se la disperazione e la solitudine non siano in fondo identiche’ (—, Homo viator, p 70).
Perciò amatissimi, in questo giorno non dedicato a sciorinare progetti pastorali, ma a guardarci negli occhi, a salutarci, a formulare magari interiormente le prime impressioni, a dare a me il benvenuto e comunicare a voi la gioia di esserci, l’invito chiaro e solenne a sentire prioritaria la necessità di accogliere il dono dello Spirito Santo artefice della comunione ecclesiale