Servire il vangelo senza escludere nessuno , questo mi piacerebbe fosse il titolo del terzo pannello del trittico iniziato nella domenica festosa e ventosa del mio ingresso in questa diocesi a Pitigliano e continuato ad Orbetello trittico che continua in questa cattedrale dall”interno semplice, ma profondamente mistico dove la decorazione si affida completamente ai diversi rilievi dei capitelli, come era uso nel periodo romanico, dove la sobrietà e le “nude pareti”, così ricorda san Bernardo, devono bastare alla casa del Signore.
Dopo Servire insieme il vangelo perché nel mondo si ravvivi la speranza (Pitigliano), dopo Servire il vangelo disinteressatamente, senza vergogna fino a soffrire per esso (Orbetello) ecco Servire il Vangelo senza escludere nessuno. Titolo non confezionato previamente quasi poi a piegare la Scrittura a dimostrarlo, bensì indicato con chiarezza dalle pagine scritturistiche della Liturgia odierna, XXVIII settimana del Tempo Ordinario.
Sempre l’agire di Gesù segue uno stile: vicino agli ultimi, ai poveri e alle persone più escluse dalla società civile e religiosa; ‘ mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai poveri’ (Is 61,1); sappiamo bene quanto la legislazione ebraica fosse rigidissima e minuziosa riguardo ai lebbrosi- ‘il lebbroso colpito da piaghe di lebbra porterà vesti strappate e il capo scoperto; velato fino al labbro superiore andrà gridando: Impuro! Impuro! Sarà impuro finchè durerà in lui il male; è impuro, se ne starà fuori solo, abiterà fuori dell’accampamento’ (Lv 13-14),- i lebbrosi erano considerati impuri e maledetti; costretti a vivere fuori del contesto sociale e a gridare ai passanti di tenersi lontano da loro; Gesù con il suo intervento prodigioso capovolge radicalmente quella mentalità e quel comportamento escludente: la salvezza è offerta a tutti, senza esclusione di persone; i lebbrosi non sono maledetti, la loro guarigione è il segno eloquente della presenza del Regno ‘andate e riferite a Giovanni ciò che udite e vedete: i ciechi riacquistano la vista, gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati’ai poveri è annunciato il Vangelo‘( Mt 11,5). Fin dall’inizio della sua vita pubblica, Gesù è uno che prova compassione, tende la mano, tocca un lebbroso e lo guarisce ‘Venne da lui un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva:’Se vuoi puoi purificarmi!’. Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: ‘Lo voglio, sii purificato! E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fi purificato‘ ( Mc 1,40-42).
Questo stile di apertura si realizza anche nella guarigione del lebbroso straniero, Naaman, comandante dell’esercito del re di Aram (Siria). E’ interessante notare che dei dieci lebbrosi nove erano giudei e uno era samaritano: tutti sono guariti, ma non tutti ottengono la pienezza della salvezza: c’è differenza infatti tra guarigione fisica e salvezza completa e definitiva: i nove giudei continuano il loro itinerario verso il tempio per reintegrarsi nella vita civile e religiosa di Israele, tornano alla vita di prima; l’unico samaritano del gruppo torna indietro da solo per ringraziare il maestro: ha compreso che in Gesù può trovare qualcosa di nuovo e di diverso rispetto alla sua vecchia comunità di appartenenza, alle sue vecchie sicurezze: ‘Alzati va’, la tua fede ti ha salvato! (v.19). Non va verso il tempio, ma verso la persona adorabile di Gesù e rende gloria a Dio; comprende che il Dio che salva non si può incontrare e onorare nel tempio, sono arrivati i tempi nuovi, bisogna unirsi a Gesù Cristo.
Aderire a Cristo, seguire la sua via, il suo stile, avere i suoi stessi sentimenti, in unione piena con il suo Cuore Sacratissimo; questo è il senso della esortazione di S.Paolo al discepolo Timoteo :’Ricordati di Gesù Cristo, risorto dai morti’ (v.8). Paolo gli è fedele. Cor pauli cor Christi (S.Giovanni Crisostomo).Si fida di Lui fino a dare la vita Scio cui credidi () perché Lui rimane fedele v 11-13.
Il progetto di Dio non è mai escludente, ma è inclusione, aggregazione, condivisione. Gesù ha cercato gli impuri, gli esclusi, gli emarginati: è venuto per ‘riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi‘ (Gv 11,52)
Anche la Chiesa, come Gesù deve assorbire questo stile di Dio. Composta di persone di comunione che scelgono le vie della solidarietà, della inclusione; persone che operano nella comunità per alleviare la sofferenza di quanti sono di fatto impediti ed esclusi; persone che lavorano sodo per la più piena comunione di tutti e con tutti nella verità del Vangelo.
Questa è l’ultima sottolineatura che è contenuta nel terzo pannello del nostro trittico pastorale: un’impostazione, uno stile di essere Chiesa proposto a questa Santa Chiesa che è in Pitigliano Sovana Orbetello, stile che insieme vogliamo imparare e realizzare con l’aiuto di Dio e della Sua Madre Santissima e di S.Gregorio VII che qui a Sovana fa sentire forte la sua presenza; questi animato da una fede granitica, era intimamente convinto che gli uomini non possono niente senza l’aiuto dello Spirito Santo e che ciascuno dovrà rendere conto a Dio di ogni sua azione; uomo di intensa preghiera, cercò sempre di imitare il Signore Gesù e considerò la carità il vertice della vita cristiana. La sua opera di rafforzamento dell’autorità della Chiesa non è espressione di sete di potere, ma come un grande tentativo di affermare il primato della coscienza nella verità e nella libertà in nome del Vangelo di Cristo. Possa quest’oggi ascoltare la nostra supplica e presentarla al Padre delle misericordie perché risplenda in diocesi il Vangelo dell’accoglienza, della solidarietà, della comunione e della condivisione. Così sia