Un cammino di armonia restituita
1. Siamo tutti ancora storditi dalla notizia che riguarda il Nostro Santo Padre Benedetto XVI, uomo di profonda interiorità che nel segreto della sua coscienza ha maturato davanti al Padre una decisione per noi destabilizzante, ma intrisa di fede e speranza che ci costringe a guardare avanti radicati nella Trinità Santa che guida la storia. E’ preludio singolarmente efficace per una meditazione quaresimale sul senso della vita e della storia. Nel Mercoledì delle ceneri la liturgia propone alla nostra riflessione le parole di Gesù sull’elemosina, la preghiera e il digiuno, tre espressioni della fede che la Chiesa, sulle orme di Cristo, raccomanda in particolar modo nel tempo santo quaresimale. C’è una chiara e sapiente visione dell’uomo sottesa al testo di Matteo; una visione che raggiunge le radici della nostra persona e che ci aiuta con efficacia a vivere in piena autenticità la nostra condizione di figli di Dio collocati nel mondo. Una visione dell’uomo che ci pone di fronte alle nostre tre radici: il cosmo, la società, Dio; una visione che ci invita a intessere nuovamente con le tre radici della nostra persona una relazione armoniosa. Vedo utile offrire alcuni spunti di riflessione su elemosina, preghiera, digiuno; alla cura dell’armonia interiore sempre dobbiamo applicarci, ma il tempo quaresimale è tempo favorevole per ricordarcelo con persuasività: ‘Quanto ciascun cristiano è tenuto a fare in ogni tempo, deve ora praticarlo con maggiore sollecitudine e devozione’ (S.Leone Magno, Disc.6 sulla Quaresima, 1,2; PL 54, 285-287); lo faccio seguendo un ordine diverso da quello presentatoci dal brano evangelico, ma comprenderete agevolmente il perché.
2. Il digiuno: è un invito a regolare il mio essere radicato nel cosmo, nel mondo attraverso il mio corpo, il mio corpo che necessità di alimento per sopravvivere. Il mio essere non può sussistere e svilupparsi in modo armonioso se non si alimenta con moderazione. Il digiuno è un invito a prendere sul serio il mio corpo, un invito a non trascurarlo o, al contrario, a permettergli di diventare invasivo fino a pensare che sia, da solo, tutto il mio essere. Ci sono tanti modi per disprezzare il mio corpo: darsi a digiuni eccessivi (non dimentichiamo che oggi siamo passati dal digiuno ascetico, al digiuno estetico), ignorare o trascurare i segnali d’allarme che il corpo lancia quando il nostro organismo è affaticato, rifiutarsi di ricorrere a medicine quando potrebbero essere un aiuto prezioso, eccedere nel fumo e nel consumo di alcoolici etc etc; al contrario ci sono molti modi per dare al corpo eccessiva importanza come il prestare attenzione ossessiva ad ogni piccolo sintomo di malattia, come l’invadere l’organismo con medicine più o meno inutili, il salutismo esasperato, il soddisfare ogni bisogno corporeo immediatamente, senza la capacità di rinviare. Grande sapienza quella della tradizione della Chiesa che ogni anno ci invita a verificare il nostro rapporto con il nostro corpo, con la nostra origine cosmica e a recuperare, con l’aiuto di Dio, un rapporto equilibrato con essa.
3. L’elemosina: è l’opera di ‘giustizia’ per eccellenza nell’Antico come nel Nuovo Testamento, l’èleemosyne è la qualità dell’uomo che ha l’éleos cioè la misericordia, la comprensione, la generosità; l’elemosina/misericordia mi obbliga a tener presente la seconda radice del mio essere: la società e a tenerne conto nella persona degli ultimi, dei poveri, dei più fragili. L’elemosina è il gesto nel quale mi lascio toccare dalla fragilità altrui, è il segno che i muri della mia fortezza interiore si sgretolano e posso comprendere meglio il grido dei poveri; mi aiuta ad ascoltare il grido che si leva dall’alba della storia umana e che ci invita alla responsabilità nei confronti del fratello, alla solidarietà con questo mondo che ci ha trasmesso la vita! (cfr Gn 4, 9-10).
4. La preghiera: ci porta a dare alla nostra terza radice tutta l’importanza che le spetta. Questa radice è in verità il fondamento delle altre due: cosmo e società. Ritrovare in Quaresima il senso e il gusto della preghiera significa riconoscere che sono totalmente di Dio; canta il salmista: ‘riconoscete che il Signore è Dio; egli ci ha fatti e noi siamo suoi’ (Sal 100,3); dunque essere consapevoli che ogni relazione con gli altri e con se stessi è purificata dalla potenza liberante dello Spirito di Gesù che in me grida ‘Abba, Padre’: la preghiera garantisce la qualità, l’autenticità, dell’elemosina e del digiuno; in una parola l’equilibrio con le mie radici profonde, le mie dimensioni più proprie.
5.Certo nel brano evangelico matteano, Gesù ci mette in guardia da anche un modo inautentico di vivere digiuno, elemosina e preghiera. Per ovviare a questo modo inautentico, così ci insegna: occorre viverli tutti e tre nel segreto e dinanzi al Padre. In fondo è un saggio invito a custodire il segreto delle vittorie su noi stessi! Si è tentati in simili occasioni di riattivare quel riflesso infantile che ci portava a cercare l’ammirazione da parte dei nostri genitori, delle figure autorevoli; quell’automatismo accolto in modo adeguato ha contribuito alla costruzione della stima di noi stessi, ma molto spesso è stato vissuto con esagerazione e da qui procede la preoccupazione esagerata di molti adulti per l’opinione altrui su se stessi, ed è proprio su questa che facilmente si innesta il peccato di orgoglio. Chiamati a vivere il digiuno davanti al Padre, soli con Lui, Radice di tutte le radici, Origine di tutte le origini. Chiamati a donare nel segreto non solo nei confronti degli altri, ma anche di noi stessi: ‘Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra’ (Mt 6,3). Donare senza guardarci, in piena gratuità, come Gesù che ‘da ricco che era si è fatto povero per noi, affinché diventassimo ricchi’della sua povertà'(cfr 2Cor 8,9). Chiamati a pregare nel silenzio e appartati; anche la preghiera può trasformarsi in ricerca di ammirazione da parte di coloro che ci stanno intorno.
6. Se viviamo il digiuno, l’elemosina, e la preghiera nel segreto e alla presenza del Padre, il Padre ci restituirà il meglio