1. Piace ricevere sul capo quel pizzico di cenere grigia che oggi in un certo qual modo ci convoca numerosi in questa Eucaristia d’inizio Quaresima. Piace perché l’uomo ama i simboli ed avverte in sé il senso misterioso eppure persuasivo del segno della cenere. E’ qui come memoria delle palme o degli olivi della Domenica delle Palme dello scorso anno, palme ed olivi che sono stati custoditi e poi bruciati; tra poco saranno benedetti e ed imposti sul capo di ciascuno di noi. 2. Fragilità e pentimento! Soffermiamoci un poco a meditare su queste due parole aiutati dal segno delle ceneri ricchissimo peraltro, di risonanze bibliche. Abramo, nostro padre nella fede, in quella pagina biblica dove osa rivolgersi a Dio e “mercanteggiare” con lui la sorte degli abitanti di Sodoma, con umiltà dichiara di non essere altro che “polvere e cenere” (Gen 3,19); anche Giobbe esclama ‘sono diventato come polvere e cenere‘ (Gb 30,19), riconoscendo la debolezza e la fragilità della condizione umana. La cenere, però, è anche il segno del pentimento: nel bellissimo libretto di Giona, per esempio, il re di Ninive, quando viene a conoscenza della minaccia di Dio sulla città, si copre di sacco e si mette a sedere sulla cenere (cfr Gio 3,6) e potremo continuare. Fragilità e pentimento!3. La Bibbia ci consegna questi due significati intensi della cenere: rappresentando i resti della combustione è simbolo della caducità, della fragilità; e nel contempo è segno di volontà di pentirsi. Anche la psicologia dei sogni pare suggerici che sognare cenere puo’ essere una reazione inconscia ad un dispiacere, o ad un’azione che ci pentiamo di aver compiuto. 4. Mi piace rievocare un bellissimo ed antichissimo mito egizio, ripreso dai Padri della Chiesa e dalla iconografia delle catacombe cristiane: il mito della Fenice. La Fenice, chiamata anche Araba Fenice, era un uccello mitologico noto per il fatto di rinascere dalle proprie ceneri dopo la morte. Gli Egiziani furono i primi a parlare di questo uccello che poi nella leggenda greca prese il nome di Fenice. Era un uccello sacro favoloso, bellissimo, con l’aspetto d’aquila reale e le piume dai colori splendidi: il collo color d’oro, le piume del corpo rosse e la coda azzurra con penne rosee, le ali in parte d’oro e in parte di porpora, aveva un lungo becco affusolato, lunghe zampe e due lunghe piume, una rosa e una azzurra. Dice il mito che dopo aver vissuto per cinquecento anni, la Fenice quando sentiva arrivare la morte si ritirava in un luogo appartato e solitario, li costruiva un nido a forma di uovo sulla cima di albero intrecciando ramoscelli di piante balsamiche, vi si adagiava e permetteva ai raggi del sole di incendiarla lasciandosi consumare dalle sue stesse fiamme mentre intonava un canto struggente, melodioso e bellissimo. Per via delle piante odorose che bruciavano, la morte di una fenice era accompagnata da un profumo dolcissimo. Dal cumulo di cenere emergeva un piccolo uovo, i raggi solari lo facevano crescere rapidamente fino a trasformarlo in una nuova Fenice; la giovane e potente Fenice, volava in una città del Basso Egitto per posarsi sopra l’albero sacro, cantando così divinamente da incantare tutti. Anche nelle leggende ebraiche troviamo la Fenice: si racconta che dopo che Eva mangiò il frutto proibito, divenne gelosa dell’immortalità e della purezza delle altre creature dell’Eden, così convinse tutti gli animali a mangiare a loro volta il frutto proibito, affinché seguissero il suo stesso destino. Tutti gli animali cedettero, tranne la Fenice; per questo il Signore la ricompensò ponendola al sicuro in una città fortificata dove avrebbe potuto vivere in pace per mille anni. Alla fine di ogni periodo di mille anni, l’uccello bruciava e risorgeva da un uovo che veniva trovato nelle sue ceneri. I Padri della Chiesa accolsero la tradizione ebraica e fecero della fenice, come ho già detto, il simbolo della resurrezione della carne e la sua immagine ricorre assai frequentemente nell’iconografia delle catacombe. 5.’Il nostro Signore Gesù Cristo mostra le caratteristiche di questo uccello, dicendo: ‘Io ho il potere di interrompere la mia vita e di riprenderla’ (Giovanni,10-18). Il nostro Salvatore discese dal paradiso riempiendo le sue ali con la fragranza del Vecchio e del Nuovo Testamento, Egli offrì se stesso a Dio suo Padre per la nostra salvezza sull’altare della Croce, e nel terzo giorno resuscitò’ Perciò la Fenice è il simbolo della resurrezione, non è un esempio di uccello, ma un esempio per l’uomo’ (tratto dal testo autentico di un Bestiario Medioevale).6. Fragilità e pentimento! Questi due significati li ritroviamo espressi anche dalle formule che accompagnano il gesto di imposizione delle ceneri: “Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai” (Gen 3,19) dice la fragilità, la precarietà dell’uomo; “convertiti e credi al Vangelo” sottolinea la disponibilità ad intraprendere un cammino di conversione e a lasciarsi riconciliare con Dio (2Cor 5,20). Questo è il momento favorevole! Entriamo con cuore aperto e disponibile in questo tempo santo, riconosciamo la nostra fragilità, il nostro bisogno di Dio; presentiamoci a Lui come soggetti bisognosi di misericordia. Con il segno penitenziale delle Ceneri, sorto nella tradizione biblica e conservato dalla chiesa, riconosciamo di essere bisognosi del perdono di Dio ed esprimiamo la nostra fiducia nella sua misericordia