Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia nel Pellegrinaggio diocesano a Montenero


Contemplare la bellezza spirituale di Maria per combattere l’oscuro fascino del male


1 Carissimi fedeli della nostra amata Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, anche quest’anno, numerosi come sempre, abbiamo salito questo caro colle  che ospita la Venerata effigie di Maria Madre delle Grazie, Patrona della Toscana; siamo  tanti: sacerdoti, diaconi, famiglie intere, giovani e meno giovani; godiamo della presenza di ben sei giovani seminaristi che il Signore ha regalato alla Nostra Chiesa; siamo saliti come sempre per consegnare a lei gioie, speranze, attese; difficoltà, preoccupazioni e dolori; in particolare  per mettere nel suo Cuore Immacolato l’Anno pastorale, da poco iniziato, che provvidenzialmente si intreccia con l’Anno della fede voluto dal Santo Padre. La sacra effigie che ispira la nostra preghiera personale e comunitaria ci propone la Vergine con la veste rossa ed il manto blu, seduta su un guanciale; intorno al suo capo leggiamo la scritta “Ave Maria Mater Christi“. Il suo dolce volto è inclinato verso il bambino che le sta seduto in grembo, aggrappato con le sue piccole mani alla veste della mamma, mentre tiene un filo che lega delicatamente l’uccellino sul braccio di Maria; non dispiace l’interpretazione   che suggerisce  che la fede è come un filo che trae la salvezza da Cristo cui ci tiene uniti l’amore a Maria. La ‘Beata perché ha creduto’ (cfr. Lc.1,45) ci sostiene  nella peregrinazione della fede  e ci aiuta a riformulare in ogni istante il nostro ‘si’ alla Volontà del Padre. Il  Cuore Immacolato di Maria non ha conosciuto ondeggiamenti nella fedeltà alla Parola di Dio; collocarci sulla sua lunghezza d’onda significa diventare, nella docilità allo Spirito, autenticamente penitenti: questo peraltro è l’obiettivo che ci siamo dati per quest’anno pastorale dedicato a ‘Penitenza e Sacramento della Riconciliazione’.
 
2 Vorrei con voi brevemente soffermarmi sulla parte centrale del Prefazio di questa Santa Messa in onore di Maria Vergine Madre di riconciliazione. La prima parte recita: ‘Tu hai dato alla Vergine Maria, totalmente ignara della colpa, un cuore pieno di misericordia verso i peccatori, che volgendo lo sguardo alla sua carità materna in lei si rifugiano e implorano il tuo perdono’. Ha  risuonato poco fa  nella liturgia della Parola la voce dell’Apostolo: «Vi supplichiamo in nome di Cristo; lasciatevi riconciliare con Dio » (2 Cor 5,20). La Chiesa ha sempre riconosciuto il ruolo della beata Vergine Maria nella riconciliazione con Dio. Nei primi secoli i santi padri, trattando del mistero della Incarnazione del Verbo, non di rado affermano che il grembo verginale della Madre del Signore e stato il luogo dove si e instaurata la «pace» tra Dio e l’umanità. Nel medioevo gli scrittori ecclesiastici riflettendo più profondamente sulla funzione materna della beata Vergine Maria, la chiamano «via di riconciliazione», come pure «madre di riconciliazione», per il fatto che da lei è nato Gesù Cristo «riconciliazione dei peccatori» : «Non vi e infatti riconciliazione  se non quella che tu hai generato, rimanendo vergine» (Sant’Anselmo di Canterbury); perciò noi tutti  ricorriamo fiduciosi all’ intercessione della Beata Vergine per ottenere la «grazia della riconciliazione» e volentieri  la veneriamo con il titolo di «Rifugio dei peccatori» in modo particolare in quest’anno in cui ci siamo impegnati a riscoprire con il dono della fede, la dimensione penitenziale della vita cristiana. Giovanni Paolo II al termine della Esortazione Apostolica Reconciliatio et Paenitentia  invita a rivolgersi al Cuore Immacolato di Maria, Madre di Gesù, nella quale ‘si è operata la riconciliazione di Dio con l’umanità, si è compiuta l’opera della riconciliazione, perché Ella ha ricevuto da Dio la pienezza della grazia in virtù del sacrificio redentore di Cristo’ (Discorso all’udienza generale del 07/12/1983, n.2). Maria è diventata ‘l’alleata di Dio’, in virtù della sua maternità divina, nell’opera della riconciliazione (RP 35). Accogliamo con gioia questo invito qui nella casa della Madre! La sua ‘carità materna’ sia per noi sorgente di incoraggiamento e di speranza.
 
3 La seconda parte continua: ‘contemplando la sua spirituale bellezza combattono l’oscuro fascino del male; meditando le sue parole e i suoi esempi sono attratti ad osservare i comandamenti del tuo Figlio‘. Mentre contempliamo la spirituale bellezza di Maria possiamo più agevolmente combattere l’oscuro fascino del male che tanto ammalia le coscienze  e crea uno stato di immoralità diffusa preoccupante  e inquietante per il futuro dei nostri ragazzi e giovani e non meno per noi stessi; Giovanni Paolo II in Reconciliatio et paenitentia  al n.18 ribadisce ‘non di rado nella storia, per periodi di tempo più o meno lunghi e sotto l’influsso di molteplici fattori, succede che viene gravemente oscurata la coscienza morale in molti uomini. ‘Abbiamo noi un’idea giusta della coscienza’? ‘ domandavo due anni fa in un colloquio con i fedeli ‘. ‘Non vive l’uomo contemporaneo sotto la minaccia di un’eclissi della coscienza? di una deformazione della coscienza? di un intorpidimento o di un’ ‘anestesia delle coscienze?’ (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/1 [1982] 861). Troppi segni indicano che nel nostro tempo esiste una tale eclissi’ È inevitabile, pertanto, che in questa situazione venga obnubilato anche il senso di Dio, il quale è strettamente connesso con la coscienza morale, con la ricerca della verità, con la volontà di fare un uso responsabile della libertà. Insieme con la coscienza viene oscurato anche il senso di Dio, e allora, smarrito questo decisivo punto di riferimento interiore, si perde il senso del peccato. Ecco perché il mio predecessore Pio XII, con una parola diventata quasi proverbiale, poté dichiarare un giorno che ‘il peccato del secolo è la perdita del senso del peccato’ (Pio XII, Discorsi e radiomessaggi, VIII [1946] 288). San Paolo ci ha ricordato ‘se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove'(2 Cor.5,17). Contemplando Maria la ‘donna nuova’,  diventiamo capaci di rendere un po’ più bello il nostro mondo. Percorrere quella che il servo di Dio Paolo VI chiamava ‘via pulchritudinis’ -la via della bellezza-, la via di Maria  o ricercare quella che i fratelli dell’Oriente Cristiano chiamano filocalia, amore del bello e del bene, diventa non solo un programma di vita personale, ma un criterio di rinnovamento sociale, politico e culturale, diventa il segreto di una nuova stagione evangelizzatrice. Solo vite belle e buone, a immagine del ‘più bello tra i figli dell’uomo’ (Sal 44,2) conquistano e convertono.  Nei secoli gloriosi della civiltà cristiana la bellezza del cuore e la pulizia delle coscienze  ha prodotto i capolavori migliori dell’arte, della letteratura, della poesia, della musica,  del pensiero e della scienza. Nei secoli la testimonianza del luminosa della santità vissuta ha conquistato persone e popoli. Nella contemplazione e nell’imitazione  della bellezza affascinante della  Madre del Signore  troviamo un aiuto, uno sprone nel nostro cammino di santificazione  e un incoraggiamento robusto sulle vie dell’annuncio di Gesù Cristo Unico Salvatore ai nostri contemporanei in ricerca nostalgica dell’Assoluto di Dio. Conceda il Signore alla nostra Chiesa, per i meriti e l’intercessione di Maria, frutti copiosi di riconciliazione e di pace. Amen.