Il cielo si aprì (Lc 3,21)
1. Gesù viene al Giordano per farsi battezzare da Giovanni, si immerge nelle acque del fiume carico di grande e solenne storia per il popolo di Israele; si immerge per dire da subito, senza equivoci, che la sua missione si sarebbe realizzata nel segno della piena solidarietà con l’uomo peccatore, in mitezza e umiltà; Lui che non commise peccato si fece peccatore e volle sottoporsi al battesimo di penitenza amministrato da Giovanni, l’uomo del deserto, penitente e orante; Gesù si sottopone proprio come gli altri fratelli e sorelle che accorrevano a Giovanni Battista per purificarsi e cambiare vita. Lui, il Figlio di Dio, l’amato, entra nelle acque del Giordano e subito chiarisce che avrebbe voluto condividere in tutto la condizione umana per redimerla e salvarla non dall’alto, ma dal di dentro, insegnando a tutti la via dell’umiltà.
2. Questo gesto umano e divino al contempo, dischiude i cieli: quasi potremmo dire che il Cielo, la Trinità Santissima, in certo qual modo si commuove di fronte allo spettacolo della solidarietà mite ed umile del Figlio di Dio fattosi uomo e libera lo Spirito Santo che discende sull’umanità di Gesù di Nazareth abilitandola con la sua unzione a sostenere quel cammino di solidarietà radicale che lo porterà ad abitare ogni sofferenza e ad entrare fino negli abissi della morte dell’uomo. Gesù si immerge, perché tutta la sua vicenda umana sarà un’immersione nella vita dell’uomo per strapparlo dal male e dalla morte e restituirlo al Cielo. Così canta una strofa di un antico e bellissimo inno della Liturgia delle Ore del Tempo di Natale: ‘Il Figlio dell’Altissimo s’immerge nel Giordano, l’Agnello senza macchia lava le nostre colpe‘.
3. Lo Spirito Santo si libra sulle acque sotto forma di colomba; come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era cessato, questa colomba annunzia adesso che il naufragio del mondo è finito, è arrivato il Liberatore solidale!. Non la ‘tenera foglia di ulivo‘ (Gn 8,11) che aveva nel becco la colomba di Noè, bensì l’abbondanza dell’olio splendente sul corpo di carne del Figlio eterno diventato uno di noi.
4. Un anno fa ‘il cielo si apri’ (Lc 3, 21) sull’Isola del Giglio; in quella notte fredda del 13 gennaio, il cielo si aprì commosso dalla solidarietà mite ed umile della gente isolana, dei tanti soccorritori coraggiosi e tenaci che si immersero in quello che stava accadendo condividendo tutto, rischiando grosso, dando il meglio di sé. L’Isola visse il suo Battesimo al Giordano; ‘il cielo si aprì‘(Lc 3,21) e forte fu la presenza di Maria, ‘colomba incorrotta’ (cfr Romano il Melode, Kontakion), che impetrando il dono dello Spirito Santo, tutti fortificò, tutti incoraggiò, tutti consolò. E sempre Maria, ‘maris stella et felix caeli porta’, stella del mare e porta felice del cielo, accolse nell’alba del giorno senza tramonto coloro che non riuscirono a vedere l’alba terrena del 14 gennaio.Ogni uomo in quella notte, vittima, soccorso o soccorritore, potè sentire su di sé le parole del Padre ‘Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te ho posto il mio compiacimento’ (Lc 3,22).