‘all’improvviso una grande luce dal cielo sfolgorò attorno a me’
1. La Festa della Conversione di san Paolo ci testimonia le meraviglie che la grazia di Dio può compiere; è evento concreto del ‘Vangelo della Grazia’, della misericordia che ci salva per puro amore. Nulla di buono c’è in Saulo di Tarso per meritarsi l’incontro con il Risorto che trasformerà la sua vita, eppure il Risorto gli va incontro, lo ama com’è perché nel cuore da sempre conosce quel fariseo zelante, da sempre sa qual è il disegno del Padre su di Lui, farlo diventare vaso d’elezione per rivelare il Mistero nascosto da secoli ad ogni uomo. La Grazia è grazia, puro dono che ti investe e ti trasforma aprendo il tuo sguardo, illuminandoti. Mi commuove pensare a come nella Lettera ai Galati San Paolo racconta l’accaduto sulla via di Damasco: ‘ ma quando colui che mi scelse fin dal seno di mia madre e mi chiamò con la sua grazia si compiacque di rivelare a me suo Figlio perché lo annunziassi in mezzo ai pagani’ (Gal 1,15-16). Il Risorto si è rivelato a Lui! Lui lo ha visto, dirà nella 1 Corinzi 9,1.
2. Damasco è stato un ‘vedere’ il Signore; è stato un incontrare Colui che Saulo fieramente perseguitava e l’iniziativa dell’incontro è partita non da Saulo, ma dal Padre dei Cieli. La comunità cristiana, la Chiesa è Cristo stesso: esiste una identificazione misteriosa, ma reale di Cristo colla sua Chiesa. Saulo è scelto per diventare l’annunciatore del disegno di Dio e il disegno di Dio nel suo contenuto e nella sua forma, è l’unità di ciascuno di noi e di tutti in Cristo così da essere un solo Corpo. Il mistero della misericordia del Padre è che tutti, anche i pagani, ‘sono chiamati, con Cristo Gesù, a partecipare alla stessa eredità, a formare lo stesso corpo’ (Ef 3,6), il Corpo di Cristo che è la Chiesa.
3. L’Apostolo non dimenticherà mai più quelle parole e sentirà quest’unità come una realtà reale e drammatica nello stesso tempo. Egli ne trarrà le più radicali conseguenze. Ai cristiani che sono inquieti sulla sorte dei defunti dirà semplicemente che se i morti non risorgono, neppure Cristo è risorto, poiché noi siamo il corpo di Cristo; ai cristiani che offrono il loro corpo all’impurità dirà con una formula sconvolgente: ‘non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? prenderò dunque le membra di Cristo e ne farò membra di una prostituta?’ (1Cor 6,15); ai cristiani che si dividono in fazioni, dirà: ‘Cristo è stato forse diviso?’
4. Alla luce di queste considerazioni è più facile capire perché proprio facendo memoria della conversione di Paolo noi preghiamo questa sera per l’unità della Chiesa. E’ stato attraverso di lui che ci è stato rivelata la vera missione della Chiesa ‘inviata al mondo per annunciare e testimoniare, attualizzare ed espandere il mistero di comunione che la costituisce’. Questa sera la divisione deve fare piaga bruciante dentro il nostro cuore poiché è il segno che Cristo non è pienamente in noi, che ci siamo lasciati convertire dalla misericordia del Padre. Credere in Cristo è volere l’unità è volere la Chiesa, volere la Chiesa è volere che la vita eterna che è l’unità del Padre, del Figlio, dello Spirito Questo intenso desiderio di unità si esprime nella preghiera per l’unità, nella profonda conversione del cuore a Cristo, nella obbedienza alla verità della fede escludendo ogni riduzionismo ed ogni concordismo, evitando quello che il card. Walter Kasper, per lunghi anni Presidente del Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, chiamava l’ ‘ecumenismo delle coccole’, una sorta di squisita cortesia con tè e biscottini per dirci che abbiamo tante cose in comune, rallegrarci, farci i complimenti, e non parlare mai dello specifico. E’ bello puntare su ciò che ci unisce, ma questo non deve essere amnesia delle differenze sostanziali. Solo affrontando la differenza comprendiamo chi siamo e il dialogo diventa possibile.
5. Il Concilio Ecumenico Vaticano II non ha posto l’ecumenismo come tema secondario, bensì ne ha fatto una delle sue priorità centrali: ‘Promuovere il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani è uno dei principali intenti del sacro concilio ecumenico Vaticano II’ (UR, 1). Paolo VI sottolineava spesso che l’avvicinamento ecumenico tra i cristiani divisi era uno degli obiettivi centrali, il dramma spirituale per cui il Concilio stesso era stato convocato e nella promulgazione del Decreto UR, alla fine della terza sessione del Concilio affermava, che il Decreto delucidava e completava la Costituzione dogmatica sulla Chiesa. In un recente intervento il Card Koch, Presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani afferma: ‘ L’ecumenismo è tutt’altro che una questione di mera politica ecclesiale o una faccenda puramente pragmatica; esso, piuttosto, è intrinseco alla fede stessa. Pertanto, l’Anno della fede ci chiama anche ad attualizzare i fondamenti di fede del compito ecumenico della Chiesa e a cementarli nuovamente davanti a una situazione ecumenica profondamente mutata’ ‘Senza ricerca dell’unità la fede cristiana rinuncia a se stessa’. L’unità è una categoria fondamentale della fede cristiana. Sacra Scrittura e Tradizione della Chiesa concordano nell’affermare che separazioni e divisioni sono per la Bibbia conseguenze del peccato.
All’inizio di questa Eucarestia abbiamo chiesto questa grazia al Signore diventare ‘Testimoni della tua verità e di camminare sempre nella via del Vangelo’. L’unità della Chiesa si costruisce nella testimonianza della verità e nella fedeltà della vita al Vangelo della grazia.