‘Ma il Signore gli disse: «Va’, perché egli è lo strumento che ho scelto per me, affinché porti il mio nome dinanzi alle nazioni, ai re e ai figli di Israele»’ (At 9,15)
1. Queste parole che il Signore rivolge ad Anania aiutano ad entrare in pienezza nel senso dell’evento che oggi la Liturgia ci fa celebrare e che costituisce la cornice entro la quale si conclude la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: il trionfo della grazia del Cristo Risorto che con il suo splendore abbaglia ed illumina al contempo Saulo, il terribile persecutore che viene così trasformato in appassionato annunciatore del Nome di Gesù alle genti. E’ un mistero di luce e di consolazione che aiuta a ricordare come Dio sa irrompere nella condizione umana e operare prodigiose trasformazioni, inattese e impreviste; la festa di oggi ci educa al Dio sempre oltre e sempre più grande del nostro cuore (cfr 1Gv 3,20), al Dio delle sorprese. Anania ha sentito dire quanto male Saulo ha fatto ai discepoli di Gesù a Gerusalemme e anche che è autorizzato dai capi dei sacerdoti ad arrestare tutti quelli che invocano il Nome di Gesù. Ha paura, eppure si sente dire un ‘va”! Quest’uomo, la cui fama lo precede è lo strumento che Gesù Cristo ha scelto perché porti il suo Nome alle genti.
2. Siamo consapevoli che oggi il cammino ecumenico, dopo la sua rigogliosa stagione vissuta al tempo del Concilio Vaticano II, sta vivendo un momento di criticità, addirittura sembra, a volte, che si sia perso l’interesse intorno a questa questione cruciale della vita della Chiesa di Cristo; tuttavia non si può non riconoscere che la promozione del dialogo ecumenico è entrata nel sangue delle varie confessioni cristiane ed è sempre più sentita come imprescindibile oltre i pregiudizi e le storiche reciproche chiusure. Non sarebbe male chiederci in tutta onestà quanto seguito abbia la settimana che oggi nel segno della Conversione di S.Paolo si chiude, nelle nostre comunità diocesane e parrocchiali. L’impressione è che rimanga un’isola di preghiera e nulla più!
3. Perché non credere appassionatamente che il Signore sempre sorprendente e più grande del nostro cuore possa irrompere nella coscienza profonda della Chiesa di Cristo e ridonarle la bella e gloriosa unità visibile ben simboleggiata dalla ‘tunica’ non strappata del Cristo nella Passione? L’unità, come la Pace, è dono di Dio; chiediamolo, è grazia allo stato puro! Sentiamo di assomigliare a Saulo e preghiamo questa sera di essere trasformati in tanti ‘Paoli’, apostoli entusiasti e gioiosi del Vangelo di Cristo. Quest’anno ricordiamo i cinquant’anni da una sorpresa grande e sconvolgente, inimmaginabile solo qualche anno prima: Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, si abbracciarono e da quell’abbraccio nacque la decisione di abrogare la reciproca scomunica tra cattolici e ortodossi in vigore dal 1054! Dio agisce così, dunque sia forte la speranza!
4. Il testo biblico scelto quest’anno dal Gruppo ecumenico canadese che raccoglie tutte le Chiese cristiane della grande nazione del Canada, è tratto dalla Prima lettera ai Corinti (1,1-17), ed è il testo che abbiamo ascoltato questa sera come seconda lettura; da questo il tema della Settimana: ‘Cristo non può essere diviso!’. A Corinto la situazione della Chiesa era assai compromessa dalle divisioni interne ed addirittura nel Nome di Gesù si avvaloravano le divisioni stesse. Paradosso e scandalo: divisi nel nome di Cristo! E’ per questo che il Santo Padre nella Udienza di mercoledì 22 gennaio afferma ‘dobbiamo riconoscere sinceramente e con dolore, che le nostre comunità continuano a vivere divisioni che sono di scandalo. Le divisioni fra noi cristiani sono uno scandalo. Non c’è un’altra parola: uno scandalo. «Ciascuno di voi ‘ scriveva l’Apostolo ‘ dice: ‘Io sono di Paolo’, ‘Io invece sono di Apollo’, ‘E io di Cefa’, ‘E io di Cristo’» (1,12). Anche quelli che professavano Cristo come loro capo non sono applauditi da Paolo, perché usavano il nome di Cristo per separarsi dagli altri all’interno della comunità cristiana. Ma il nome di Cristo crea comunione ed unità, non divisione! Lui è venuto per fare comunione tra noi, non per dividerci‘Le divisioni invece indeboliscono la credibilità e l’efficacia del nostro impegno di evangelizzazione e rischiano di svuotare la Croce della sua potenza (cfr 1,17) (Francesco)
5. Ma S.Paolo non si limita a rimproverare gli abitanti di Corinto, ma ringrazia il Signore «a motivo della grazia di Dio che vi è stata data in Cristo Gesù, perché in lui siete stati arricchiti di tutti i doni, quelli della parola e quelli della conoscenza» (1,4-5). Con gli occhi della fede egli vede prima di tutto ‘ e se ne rallegra sinceramente ‘ i doni fatti da Dio alla comunità. Riconosciamo con gioia anche noi i doni di Dio presenti nelle varie confessioni religiose. Pur soffrendo per le divisioni, rallegriamoci sinceramente delle grazie concesse da Dio agli altri cristiani. ‘È bello, dice il Santo Padre, riconoscere la grazia con cui Dio ci benedice e, ancora di più, trovare in altri cristiani qualcosa di cui abbiamo bisogno, qualcosa che potremmo ricevere come un dono dai nostri fratelli e dalle nostre sorelle'(c.s.) e nella Esortazione Apostolica Evangelii gaudium riafferma con vigore: ‘Se realmente crediamo nella libera e generosa azione dello Spirito, quante cose possiamo imparare gli uni dagli altri! Non si tratta solamente di ricevere informazioni sugli altri per conoscerli meglio, ma di raccogliere quello che lo Spirito ha seminato in loro come un dono anche per noi…Attraverso uno scambio di doni, lo Spirito può condurci sempre di più alla verità e al bene’ (246).
6. L’impegno per il dialogo ecumenico è una priorità nella vita di ogni Chiesa, chiediamolo come santa sorpresa pur chiedendoci responsabilmente quali vie stiamo percorrendo per concretizzare tale priorità pastorale; per questo mi piace concludere con un proverbio africano: ‘Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa’. Maria Madre dell’unità sostieni la nostra preghiera e incoraggia i nostri popositi di unità e di pace! Amen.