2. Mi ha colpito, lunedì scorso, grosso modo a quest’ora, come il Santo Padre Francesco ha avviato la sua relazione alla 66°Assemblea Generale della CEI parlando ai vescovi italiani: queste le sue parole: ‘Chiediamoci, dunque: Chi è per me Gesù Cristo? Come ha segnato la verità della mia storia? Che dice di Lui la mia vita? La fede, fratelli, è memoria viva di un incontro, alimentato al fuoco della Parola’Fratelli, se ci allontaniamo da Gesù Cristo, se l’incontro con Lui perde la sua freschezza, finiamo per toccare con mano soltanto la sterilità delle nostre parole e delle nostre iniziative.. Nel succedersi dei giorni e delle stagioni, nell’avvicendarsi delle età e degli eventi, alleniamoci a considerare noi stessi guardando a Colui che non passa: spiritualità è ritorno all’essenziale, a quel bene che nessuno può toglierci, la sola cosa veramente necessaria. Non stanchiamoci, dunque, di cercare il Signore ‘ di lasciarci cercare da Lui ‘, di curare nel silenzio e nell’ascolto orante la nostra relazione con Lui. Teniamo fisso lo sguardo su di Lui, centro del tempo e della storia; facciamo spazio alla sua presenza in noi: è Lui il principio e il fondamento che avvolge di misericordia le nostre debolezze e tutto trasfigura e rinnova; è Lui ciò che di più prezioso siamo chiamati a offrire alla nostra gente, pena il lasciarla in balìa di una società dell’indifferenza, se non della disperazione’
3. Quanto è decisivo rispondere in sincerità di cuore a queste cruciali domande: ‘Chi è per me Gesù Cristo, come ha segnato la verità della mia storia, che dice di Lui la mia vita?’ Carissimi Carlo e Stefano queste domande vi accompagnino sempre, giorno dopo giorno; non date per scontate le risposte! Entrate oggi in modo pubblico ed ecclesiale tra coloro che si preparano al ministero ordinato e rinnovate il proposito di docilità allo Spirito Santo per lasciarvi guidare alla piena configurazione a Gesù Cristo Capo, Pastore, Sposo e Servo della sua Chiesa. Questo avviene nella cornice della Festa del nostro Patrono il Papa Gregorio VII, il Papa che ha portato a compimento un processo di grande riforma della Chiesa e del clero con fede e determinazione nel primo secolo del secondo millennio cristiano; a lui dobbiamo la struttura, l’assetto che tutt’oggi permane della santa Chiesa di Dio nella sua dimensione istituzionale, inscindibile dalla dimensione carismatica che le è coessenziale: non c’è una ‘Chiesa del diritto’ e una ‘Chiesa dello Spirito Santo’: la Chiesa del diritto è imbevuta di Spirito: la legge custodisce l’amore, l’amore autentica la legge; non c’è dissidio tra carisma e istituzione, ma reciproca compenetrazione. Se San Gregorio potè dare impulso definitivo per un profondo rinnovamento della Chiesa è stato perché era uomo di profonda spiritualità, radicato nel primato di Dio, nulla anteponeva all’amore di Cristo. San Gregorio Magno era il suo autore prediletto e si abbeverava volentieri ai Padri della Chiesa ed alla più sana Tradizione. La sua riforma della Chiesa aveva come scopo la salvezza delle anime; dolcissimo nel tratto, inflessibile sui principi. Molti erano gli abusi dei laici e del clero: la dilagante immoralità e insubordinazione doveva essere arginata anche attraverso leggi e disposizioni. Ma questa sera è bello ricordare che ‘il cuore’ di Gregorioè consegnato al suo ‘epistolario’ il cui titolo ufficiale è Registrum conservato in un manoscritto vaticano dell’XII secolo; è una raccolta di lettere composta dallo stesso Gregorio che scelse quelle che gli sembravano più significative al fine di costituire una sorta di corpus dei suoi scritti, che rimanesse come suo ‘testamento spirituale’ per i posteri. Ad oggi nessuno ne ha curato la traduzione italiana e lo troviamo nella monumentale Patrologia Latina (Migne). Non è sufficiente ricordarlo come il Papa della lotta per le investiture, del Dictatus Papae, bisogna anche disegnare a tutto tondo la sua statura di homo Dei e servus ecclesiae.
4. In una delle sue ultime lettere da Salerno, quasi facendo un bilancio del suo servizio apostolico, scriveva: ‘Summopere procuravi ut sancta Ecclesia sponsa Dei domina et mater nostra ad proprium rediens decus, libera et casta et catholica permaneret’ (Gregorio VII, Epistula: PL 148,709D). ‘In questa espressione c’è tutto lo spirito con cui Gregorio VII ha amato la Chiesa, lottando perché fosse libera ed evangelica, ‘ut sponsa Christi, quae maculam nescit aut rugam’ (Gregorio VII, Registrum, XI, 67). Un amore alla nobile causa che lo impegnò per tutta la vita, prima di essere chiamato al sommo ministero apostolico, non solo per tutelare i diritti della Chiesa, ma per vivere una riforma interiore, che giustamente è ricordata come ‘riforma gregoriana’. L’idea della Chiesa come madre fa da sfondo a tutta la sua visione ecclesiologica, perciò invita i fedeli all’amore e all’affetto verso di essa come nel rapporto di figli devoti verso la madre’ (Giovanni Paolo II, Discorso ai consacrati Salerno, 25-05-1985). Il suo magistero è tutto incentrato sulla Chiesa come ‘sposa di Cristo’ e ‘madre nostra’: al suo tempo erano in gioco e la libertà della Chiesa stessa, fortemente ostacolata dal potere imperiale, e la sua credibilità nel debellare il male della simonia e gli abusi nella vita del clero. San Gregorio VII auspica con ardore che la Chiesa sia aiutata nel suo sforzo di testimonianza alla società e riprenda la sua intonazione evangelica; le sue parole rivelano un cuore che vibra di grande amore, intriso di sofferenza.
5. Che cosa insegna a ciascuno di noi, oggi, questo amore filiale di Papa Gregorio VII verso la Chiesa? Senza dubbio ci aiuta a riflettere, e costituisce un forte e vigoroso richiamo alla nostra testimonianza quotidiana. Egli non ha lasciato nulla di intentato per difendere la Chiesa: ogni suo gesto e ogni sua parola sono la testimonianza di una donazione completa alla Chiesa. Il suo invito ci scuote tutti dall’indifferenza e dal torpore e ci porta ad un impegno diretto, cosciente, per il bene della Chiesa, anteposto ad ogni interesse e guadagno terreno. Carissimi Stefano e Carlo, carissimi fedeli qui presenti: sia il vostro amore alla Chiesa totale: più la si ama e maggiormente essa fa risplendere la presenza del Risorto nella nostra storia. San Gregorio VII, vero innamorato della Chiesa, – per essa ha dato la vita! – chiede oggi a tutti noi di crescere nella Chiesa e di servirla gioiosamente perché nostra madre, aiutandola nel confronto col mondo e rendendola credibile con la propria vita. Tutti noi, testimoni dell’amore, siamo chiamati ad incarnare, l’amore della Chiesa per quanti soffrono, sono emarginati, poveri, deboli, piccoli, dubbiosi.
6. Punto qualificante del magistero di San Gregorio VII fu la riforma del clero, allora in balia di un certo rilassamento. Fu merito di questo insigne riformatore di aver proposto con forza l’ideale ascetico e il rinnovamento interiore. Per compiere tale riforma, egli fece leva sulla vita liturgica, sulla preghiera, sulla conversione e sulla povertà. Questi valori conservano intatta la loro validità e aiutano a tornare a Dio. Sappiate accrescere in voi la stima di questi valori, e con questi vivere la vostra consacrazione a Dio e alla Chiesa. Il popolo desidera dal presbitero coerenza e testimonianza e rimane edificato dal suo atteggiamento di autentico uomo di preghiera. Il primato di Dio e la scelta di Gesù risplenda in ogni vostra azione: preparatevi ad una sempre più matura consapevolezza della grande responsabilità che la Chiesa vi affiderà. Maria Regina degli Apostoli e San Gregorio VII, nostro patrono, guidino la Nostra Diocesi e le vostre giovani vite nei sentieri dell’Evangelo. Amen.