Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia nella Santa Messa a conclusione dell’Anno della fede



1. ‘Ecco noi siamo tue ossa e tua carne‘, così le tribù d’Israele si rivolgono al re Davide, in procinto d’essere unto re di tutto Israele; il secondo Libro di Samuele racconta come dopo la morte di Saul e Gionata a piccoli passi imporporati di sangue e violenza, ma anche impreziositi da gesti di onore e di lealtà, Davide è costituito Re su tutto l’Israele di Dio. E’ bello considerare la figura di Davide come prefigurazione del re del Nuovo Israele, quel re che diventa tale solo versando il suo sangue e subendo violenza atroce: Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente, Signore dell’Universo e della Storia. Anche noi siamo radunati come nuovo Israele, in questo pomeriggio d’autunno per questa solenne celebrazione eucaristica a rinnovare l’alleanza con Gesù Cristo morto e Risorto per noi, a riscoprirci sue ossa e sua carne a conclusione dell’ Anno della Fede.

2. Ed è proprio la conclusione dell’Anno della Fede, collocata nella Solennità di Gesù Cristo Re e Signore dell’Universo che favorisce la riscoperta di quella che il Beato Giovanni Paolo II chiamava ‘la suprema potestà di Cristo‘. Nel discorso di apertura del suo pontificato diceva: ‘Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergerci in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo’ (B.Giovanni Paolo II). Questa potestà non è un potere umiliante; attraverso la sua Pasqua di Morte e Risurrezione nella quale siamo immersi con il Battesimo, siamo inseriti in Lui, diventiamo suoi fratelli, sua progenie, siamo vissuti da Cristo e per questo possiamo vivere in Cristo ed esclamare ‘Mihi vivere Christus est‘(Gal 2,20) ‘per me vivere è Cristo’. Questo finale dell’Anno della fede ci sollecita a considerare se abbiamo preso più forte e piena consapevolezza di questa nostra identità di figli nel Figlio, se abbiamo preso coscienza più viva della nostra appartenenza al Corpo di Cristo che cammina nella storia come Popolo di Dio; insomma, se ci sentiamo ‘sue ossa e sua carne’: incorporati in Cristo, concorporati in Lui nella Santa Chiesa, sua mistica sposa. Suprema ed unica legge spirituale è quella che nell’Epistolario paolino ricorre per ben 164 volte: ‘In Cristo‘! Attingendo ai maestri dello spirito troviamo il Padre Jean-Pierre de Caussade (1675 ‘1751) gesuita e maestro di spiritualità francese che mette sulle labbra di Gesù queste parole ‘Io voglio fare tutto in te, lasciami fare’; e Nicola Cabasilas (1322-1391/97), santo della Chiesabizantina afferma ‘Queste mie mani, questi miei piedi sono mossi da quel cuore’. Simeone il Nuovo Teologo (949’1022), venerato come santo dalla Chiesa cristiana ortodossa, con audacia confessa ‘Per povera creatura che io sia, sono la mano e il piede di Cristo, grazie a lui la divinità è inseparabile da me, muovo il piede ed è incandescente di Dio’. E’ l’intimo di Gesù Cristo che viene in certo qual modo trapiantato e noi viviamo la sua vita, ‘sue ossa e sua carne’.

3. Stupiti e adoranti oggi confessiamo Gesù Cristo, nato dalla Vergine Maria per opera dello Spirito Santo, vero uomo e vero Dio, Nostro Salvatore, Unico Signore della Storia e dell’Universo che ci ha afferrati, conquistati (cfr Fil 3,12) e coinvolti nel suo destino di gloria: altra parola, altro annuncio più significativo di questo la Chiesa non ha da offrire al mondo. Noi siamo i testimoni di questa vita nuova, cristificata! E il mondo attende con impazienza ‘la rivelazione dei figli di Dio'(cfr Rm 8,19) in una rinnovata stagione di passione missionaria.

4. Il re Davide concluse con loro un’alleanza a Ebron davanti al Signore’ Ebron, a 38 km a sud di Gerusalemme, adagiata in una pittoresca vallata a 950 m d’altezza, fra due colline coperte d’ulivi, di fichi e di vigneti. Conserva le memorie più sacre del popolo ebraico e mussulmano e non di meno del popolo cristiano: vi è sepolto Abramo, ‘nostro padre nella fede’, modello di tutti i credenti; Ebron entra nella storia biblica con la morte di Sara: Abramo vi acquistò un campo nel quale vi era una caverna e lì seppelli’ Sara (cfr Gen 23, 1-20). Nel 638 Ebron venne conquistata dagli Arabimusulmani e prese il nome nuovo di el-Khalil = ‘l’amico di Dio’ in riferimento ad Abramo e nel 1099 passò sotto il controllo dei crociati che la ribattezzarono ‘Città di Abramo’. Al centro della città di Ebron oggi è la grande moschea Haram el-Khalil, ‘il sacro recinto dell’Amico di Dio’ che custodisce le tombe dei Patriarchi (Abramo, Isacco, Giuseppe, Sara, Rebecca. Lia). Secondo quanto dice il Pentateuco, dopo l’insediamento degli ebrei in quell’area con il Patriarca Abramo, Ebron divenne il principale centro della Tribù di Giuda e Davide venne incoronato re d’Israele in Ebron e da lì regnò fino alla conquista di Gerusalemme dove poi spostò la sua capitale.

5. Davide è figura di Cristo che conclude un’alleanza nuova ed eterna non ad Ebron bensì sul Calvario, ‘il luogo del cranio’; suggestivo quello che il grande Origene (III secolo) riteneva: il Calvario luogo della sepoltura di Adamo: questo fatto simbolicamente ribadiva il ruolo di Gesù come “nuovo Adamo”, fondatore della nuova umanità redenta (cfr. 1 Corinzi15,21-22), dell’uomo nuovo, rinato dall’acqua e dallo Spirito. Il grido di Gesù morente coincide con il primo vagito dell’uomo nuovo che forma un popolo nuovo il popolo dei credenti. Per questo motivo, nella rappresentazione artistica della crocifissione, ai piedi della Croce è spesso raffigurato il teschio di Adamo… Ebron, Calvario, Sovana! Quale formidabile passaggio siamo chiamati a realizzare questa sera: vogliamo entrare con consapevolezza, con passione d’amore là dove già siamo stati posti dal Mistero della Pasqua di Cristo che ci ha raggiunto nel Battesimo. Davide è la figura di Cristo, noi siamo i fratelli di Cristo e i suoi continuatori, la Chiesa è il Christus praesens. Questa sera siamo qui per concludere un’alleanza a Sovana davanti al Signore, come già Davide ad Ebron, come già Gesù sul Calvario. In fondo anche se qui non è sepolto nessun padre, è pur sempre il luogo della Chiesa matrice della Nostra Chiesa locale, e siamo alla presenza delle reliquie dei Nostri Santi Patroni. Si stampi questa serata di novembre nella nostra memoria personale ed ecclesiale, il fuoco dello Spirito Santo ponga il suo sigillo sul nostro essere, ‘egli ci ha fatti e noi siamo suoi'( cfr Sal 99). Il cristianesimo non è ideologia o morale da benpensanti, bensì trasformazione dell’uomo in nuova creatura ed è questa nuova creatura che è inviata a costruire un mondo nuovo attraverso la Chiesa che ‘è, in Cristo, in qualche modo il sacramento, ossia il segno e lo strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano’ (LG,1).

6. La fede,’ha una forma necessariamente ecclesiale, si confessa dall’interno del corpo di Cristo, come comunione concreta dei credenti. È da questo luogo ecclesiale che essa apre il singolo cristiano verso tutti gli uomini’ (LF 22). La fede si rafforza donandola (cfr Giovanni Paolo II Redemptoris missio, 2); il più bel frutto di questo Anno per la Nostra Chiesa sarà un ‘un soprassalto di missionarietà, un sollevarsi dal torpore e dall’indolenza che avvolge la nostra stagione storica, un riprendersi dallo scoraggiamento che spesso invade il cuore dei cristiani, laici e pastori; un germogliare vigoroso di una voglia di comunione che veda tutti corresponsabilmente costruttori della Chiesa, della nostra Chiesa particolare; un divampare di quella speranza che non è un fatuo ottimismo, dettato dall’ingenua fiducia che il futuro sia necessariamente migliore del passato, ma che si basa sul fatto certo di Gesù Risorto, Speranza e fiducia nostra. Speranza e fiducia sono la premessa di una responsabile e amorosa operosità. Il fuoco è simbolo di vitalità e la Pentecoste è la festa della nostra vitalità… I tempi attuali sono difficili, ma affascinanti. La potenza di Gesù Cristo, speranza affidabile, costituisca il riferimento sicuro per i nostri giorni. La terapia della speranza cristiana guarisce l’indolenza e il pessimismo; se ci sentiamo sfiniti, vuoti, annoiati, senza emozioni e senza slanci, lasciamoci incendiare dallo Spirito del Risorto; riambientiamoci col cuore e con la mente nel Cenacolo dove la Chiesa, generata nel seno purissimo della Vergine Madre, ‘partorita’ sulla Croce, viene inviata nel mondo in statu missionis. ‘Lo Spirito di Pentecoste apre le porte sbarrate dalla paura, fa uscire la Chiesa in piazza, la fa andare incontro alle nazioni e alle più diverse situazioni. Mi piace sognare la Chiesa in stato di permanente Pentecoste; lo Spirito rende capaci di ‘profetare’ e di ‘sognare’: «negli ultimi giorni, dice il Signore, Io effonderò il mio Spirito sopra ogni persona; i vostri figli e le vostre figlie profeteranno, i vostri giovani avranno visioni e i vostri anziani faranno dei sogni» (At, 2,17). Lo Spirito Santo ci rende capaci di guardare avanti, giovani e vecchi insieme e sintonizza tutta l’umanità con il sogno di Dio: fare di Cristo il cuore del mondo e «il Dio della speranza vi riempia, nel credere, di ogni gioia e pace, perché abbondiate nella speranza per la virtù dello Spirito Santo» (Rm 15,13). (cfr Lettera pastorale, La Speranza non delude Rm 5,5, 28). E’ dunque con intima gioia che approfitto di questa solenne celebrazione per annunziare ufficialmente la mia Prima Visita pastorale alla Diocesi. Si aprirà con la festa della Natività di Maria nel settembre 2014 per chiudersi l’8 dicembre 2015, Solennità dell’Immacolata Concezione di Maria.

7.Ci soccorra la potente intercessione di Maria Madre della Speranza, dei Nostri Santi Patroni Mamiliano, Gregorio VII, Paolo della Croce, della Beata Maria Maddalena dell’Incarnazione, nostra conterranea; sulla loro scia luminosa «anche noi ‘ circondati da un così gran nugolo di testimoni, deposto tutto ciò che è di peso e il peccato che ci assedia, corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù Cristo, autore e perfezionatore della fede» (Eb 12, 1-2) e ‘nostra Speranza’ (1Tm 1,1).Amen.