Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia nella Santa Messa di riapertura al culto della Chiesa di San Giuseppe


1. È un pomeriggio particolare quello che stiamo vivendo: la Chiesa di San Giuseppe accoglie il popolo di Orbetello dopo anni di chiusura, vi si celebra l’Eucaristia e si consacra nuovamente l’altare. E’ un giorno storico incorniciato nella Festa liturgica della Santa Famiglia ed io sono orgoglioso di presiedere questo atto liturgico tanto solenne. Mi pare di sentir battere forte il cuore di don Pietro che ha appassionatamente seguito questo restauro e che per questo ringrazio vivamente a nome della popolazione di Orbetello e della Diocesi tutta, mi pare di sentire battere forte  il cuore dei sacerdoti presenti e dei tanti fedeli che in questa Chiesa dedicata a San Giuseppe, Sposo di Maria e  Custode del Redentore, hanno vissuto momenti significativi della storia della loro vita di fede.
2. Nel Vangelo della Festa della Santa Famiglia poco fa proclamato, la figura di San Giuseppe, Custode del Redentore, risalta in modo del tutto  speciale: è la pagina della  fuga in Egitto. Tutto è descritto in modo molto essenziale, la fuga e il suo motivo, il rientro e il suo motivo: c’è un perverso disegno omicida di Erode nei confronti del Bambino Gesù: bisogna fuggire! La morte di Erode, la fine del pericolo, la possibilità di tornare; e sempre c’è un messaggero celeste che appare in sogno a Giuseppe e gli dice che cosa deve fare; ogni profezia deve compiersi. Fuggono in Egitto perché l’Egitto era considerato come un luogo di rifugio tradizionale per un palestinese del tempo: secondo il racconto di Genesi Abramo  va in Egitto per sfuggire alla terribile carestia (Gen 12,1); Giuseppe minacciato dai fratelli e poi venduto ai mercanti, questi lo conducono in Egitto (Gen 37,12-36) Giacobbe parte per l’Egitto convocato da suo figlio (46,2-5) e lo stesso Mosè all’inizio della sua avventura va in Egitto (Es 2,1-23). Giuseppe dovrà restare in Egitto fino a nuovo ordine; debbono compiersi le parole del profeta Osea «dall’Egitto ho chiamato mio figlio (Os 11,1); Sicuramente Matteo ha ben presente l’evento dell’esodo nelle sue articolazioni fondamentali: entrata e uscita dall’Egitto! E’ significativo rileggere il capitolo 46 del Genesi ai vv 3-7 e cogliere le somiglianze con la pagina appena ascoltata della fuga di Giuseppe in Egitto: ‘Dio disse a Israele in una visione nella notte: “Giacobbe, Giacobbe!”. Rispose: “Eccomi!”. Riprese: “Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché laggiù io farò di te una grande nazione’Presero il loro bestiame e tutti i beni che avevano acquistato nella terra di Canaan e vennero in Egitto, Giacobbe e con lui tutti i suoi discendenti. Egli condusse con sé in Egitto i suoi figli e i nipoti, le sue figlie e le nipoti, tutti i suoi discendenti’ (Gen 46. 3-7). E il Vangelo di Matteo: ‘un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: “Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo”. Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto’ (Mt 2,13-14). Ed è interessante notare che come nel racconto dell’Esodo tra l’entrata e l’uscita si pone la morte dei primogeniti degli egiziani (Es 12, 29-34),  nel racconto evangelico si pone la strage degli innocenti Bambini di Betlemme (Mt 2, 16-18).
3. In Gesù che viene dall’Egitto giunge così a compimento tutta la storia della salvezza, che ha come punto di partenza e come paradigma di riferimento la liberazione dall’Egitto e l’Alleanza. Gesù, il nuovo Mosè, promulgherà la legge della Nuova Alleanza nel Discorso della Montagna (Mt 5-7).
4. Giuseppe, Maria e Gesù rientrano e vanno nella piccola cittadina di Nazaret, in Galilea, ed anche questo per realizzare le profezie: ‘Sarà chiamato Nazareno‘(Mt 2,23). A Nazareth Gesù crescerà ‘in sapienza, età e grazia’ (Lc 2,52), in docile obbedienza filiale ai due genitori (cfr Lc 2,51) ‘nell’ambito della santa Famiglia sotto gli occhi di Giuseppe, che aveva l’alto compito di «allevare», ossia di nutrire, di vestire e di istruire Gesù nella legge e in un mestiere, in conformità ai doveri assegnati al padre'(Giovanni Paolo II, Redemptoris Custos,16).
5. ‘La Chiesa circonda di profonda venerazione questa Famiglia, proponendola quale modello a tutte le famiglie. Inserita direttamente nel mistero dell’Incarnazione, la Famiglia di Nazaret costituisce essa stessa uno speciale mistero… In essa Giuseppe è il padre: non è la sua una paternità derivante dalla generazione; eppure, essa non è «apparente», o soltanto «sostitutiva», ma possiede in pieno l’autenticità della paternità umana, della missione paterna nella famiglia.’ (idem, 21). Facendosi uno di noi, assumendo in pienezza la natura umana, Gesù Cristo ha assunto anche tutto ciò che è autenticamente umano e in particolare, la famiglia; ha voluto vivere tra noi proprio come ogni persona umana, e per trent’anni vive in una famiglia come ogni suo coetaneo.
6. Oggi questa Chiesa di San Giuseppe è  riaperta alla frequentazione orante dei fedeli; vorremmo chiedere tante  grazie particolari, tanti doni spirituali; proprio cinquant’anni fa il 5 gennaio 1964 il Servo di Dio Paolo VI pellegrino in Terra Santa, tenne a Nazaret un memorabile Discorso, vorrei riprenderlo e unirmi a questo grande Pontefice per innalzare alla Trinità Santa la richiesta di imprimere nel nostro cuore due grandi insegnamenti che provengono dalla famiglia di Nazaret: In primo luogo essa ci insegna il silenzio. Oh! se rinascesse in noi la stima del silenzio, atmosfera ammirabile ed indispensabile dello spirito: mentre siamo storditi da tanti frastuoni, rumori e voci clamorose nella esagitata e tumultuosa vita del nostro tempo. Oh! silenzio di Nazaret, insegnaci ad essere fermi nei buoni pensieri, intenti alla vita interiore, pronti a ben sentire le segrete ispirazioni di Dio e le esortazioni dei veri maestri. Insegnaci quanto importanti e necessari siano il lavoro di preparazione, lo studio, la meditazione, l’interiorità della vita, la preghiera, che Dio solo vede nel segreto’. Il secondo insegnamento: ‘qui comprendiamo il modo di vivere in famiglia. Nazaret ci ricordi cos’è la famiglia, cos’è la comunione di amore, la sua bellezza austera e semplice, il suo carattere sacro ed inviolabile; ci faccia vedere com’è dolce ed insostituibile l’educazione in famiglia, ci insegni la sua funzione naturale nell’ordine sociale'(Paolo VI).
7. Possa questa Chiesa di San Giuseppe diventare nuovamente per tutti noi un sorta di luogo privilegiato per l’incontro con Dio, un cuore  orante, una ‘piccola casa di Nazaret’ tra le nostre case, dove riscoprire le vie del silenzio e dell’adorazione, dove riscoprire il valore immenso della famiglia come pensata dal Creatore. Un luogo per imparare nuovamente il silenzio interiore, per ritrovare la presenza di Dio nella nostra vita, per sentirlo accanto a noi nello scorrere dei giorni; un luogo per affidare all’intercessione di San Giuseppe, Custode della Santa Famiglia e di tutte le famiglie, le preghiere per le nostre famiglie: per quelle in difficoltà economiche, per quelle  senza casa e senza lavoro, per quelle  arrivate nel nostro ‘Egitto’ perché in fuga da molteplici pericoli e cercati dai ‘nuovi Erode’ del tempo attuale, per quelle che vivono l’attenuarsi  degli affetti  e vedono compromessa l’unità, per quelle tentate dallo scoraggiamento e dalla disperazione per eventi tragici che le hanno coinvolte. Vorrei concludere con una bellissima preghiera del Beato Giovanni XXIII:
O S. Giuseppe,
scelto da Dio per essere su questa terra
custode di Gesù e sposo purissimo di Maria,
tu hai trascorso la vita
nell’adempimento perfetto del dovere,
sostentando col lavoro delle tue mani
la Santa Famiglia di Nazareth,
proteggi propizio noi che, fiduciosi, ci rivolgiamo a te.
Tu conosci le nostre aspirazioni,
le nostre angustie le nostre speranze:
a te ricorriamo,
perché sappiamo di trovare in te chi ci protegge.
Anche tu hai sperimentato la prova,
la fatica, la stanchezza;
ma il tuo animo, ricolmo della più profonda pace,
esulto di gioia per l’intimità
con il figlio di Dio a te affidato,
e con Maria, sua dolcissima Madre.
Aiutaci a comprendere
che non siamo soli nel nostro lavoro,
a saper scoprire Gesù accanto a noi,
ad accoglierlo con la grazia
e custodirlo fedelmente
come tu hai fatto.
Ottieni che nella nostra famiglia
tutto sia santificato
nella carità, nella pazienza,
nella giustizia e nella ricerca del bene. Amen.
Beato Giovanni XXIII