Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia nella Santa Messa nel secondo anniversario del naufragio della Costa Concordia


1. Sono trascorsi due anni da quel 13 gennaio 2012. Siamo radunati nella Chiesa dei Santi Lorenzo e Mamiliano a Giglio Porto, la Chiesa di mattoni che insieme a quella di Giglio Castello ha accolto come una madre i naufraghi terrorizzati e infreddoliti in quella fredda serata di gennaio, li  ha accolti con amore e generosità, esprimendo nei fatti la natura profonda della Chiesa Corpo di Cristo e Popolo di Dio: casa e scuola di comunione aperta all’accoglienza fraterna di ogni uomo. E accanto all’icona della Chiesa, l’icona dell’Isola, che si è tutta aperta, senza paura, senza remore diventando terra ospitale. Queste icone efficaci  rimarranno scritte nel santuario del cuore di tutti noi; come a seguire tante altre icone di questa accoglienza aperta e generosa si sono aggiunte nel nostro Paese dal cuore grande e buono; tra tutte ritengo doveroso ricordare Lampedusa, ormai anch’essa da tempo luogo simbolico, grembo accogliente.
2. E’ drammatico dover a scadenza registrare naufragi della speranza, ma è consolante verificare quante energie di risurrezione riescono a liberare determinati eventi! Nessuno potrà cancellare questi avvenimenti, nessuno potrà, dovrà dimenticare. Ma non basta; come le icone care all’oriente cristiano sono ‘finestre sull’eternità’ e ci permettono di penetrare gli eventi della storia sacra facendone più facile memoria e cogliendone il loro senso recondito, utile per trasformare e rendere migliore la nostra vita, queste icone non scritte, ma vissute, ci donano  il senso del nostro essere qui oggi, in Chiesa: siamo qui a pregare!  Si, non abbiamo altro motivo per essere qui se per non per fare una preghiera, che il caro Papa Francesco con i suoi neologismi freschi di conio chiama ‘memoriosa’, carica di memoria. Certamente la memoria degli eventi e dei fatti per il cristiano non è semplice ritorno al passato per riattizzare i fuochi della rabbia e del rancore, dell’odio e della vendetta, ma è una memoria che ci invita a penetrare gli avvenimenti accaduti e a coglierne il senso profondo: a operare un discernimento che ci fa vedere ciò che Dio insegna attraverso i fatti, anche i più sciagurati: se apriamo la mente al cuore riusciremo ad imparare qualcosa; a ricondurre la vita secondo i sentieri della ragionevolezza, del buon senso, dell’amore onesto, serio, responsabile al nostro lavoro. Probabilmente ci occorre un supplemento di sapienza per raccogliere insegnamenti profondi: già i pagani dicevano ta pathemata mathemata (Erodoto) le sofferenze sono insegnamenti; occorre imparare qualcosa e serbare gelosamente ciò che questi eventi contengono di istruzioni per la vita buona.
3. Dunque siamo qui a pregare! Si siamo qui a vivere la memoria orante e questa subito suggerisce di innalzare al Padre delle misericordie una preghiera di suffragio per coloro che in quella notte buia e fredda, illuminata e riscaldata dallo sguardo luminoso e dal calore dell’umana e cristiana solidarietà dei soccorritori, hanno perso la vita, una preghiera affettuosa e solidale per i loro familiari;  una preghiera di lode e ringraziamento al Padre delle misericordie che ha ravvivato nel cuore dei gigliesi, di tanti volontari, delle forze dell’ordine, ‘la vocazione a formare una comunità composta da fratelli che si accolgono reciprocamente, prendendosi cura gli uni degli altri’ (Francesco, Messaggio per la celebrazione della Giornata Mondiale della Pace 2014,1), contrastando con decisione quella ”globalizzazione dell’indifferenza’ che ci fa lentamente ‘abituare’ alla sofferenza dell’altro, chiudendoci in noi stessi’ (idem, 1); una lode e ringraziamento al Padre delle misericordie che ha sostenuto e alimentato il fuoco dell’iniziativa operosa e creativa della tecnica  più avanzata per ridurre al massimo i danni possibili e mostrandoci il ‘volto buono’ della tecnologia che non asservisce l’uomo, ma lo aiuta a sciogliere i problemi; una preghiera di lode al Padre delle misericordie per la delicatezza con cui si è operato per custodire il dono dell’ecosistema, avendo ben chiaro quanto è prezioso il dono della natura per noi e per le generazioni future; e infine per la determinazione chiara delle autorità competenti e preposte a risolvere la situazione nei tempi e nei modi più rapidi, pur tra le mille problematiche. Domani questo giorno di memoria orante sarà concluso nel suo aspetto ufficiale, preghiamo il Signore della vita che ci aiuti a non concluderlo nelle nostre coscienze per poter essere  salvati dal pericolo sempre in agguato della retorica delle commemorazioni.
Affidiamo alla Stella Maris il mistero e sempre nuovo dei nostri giorni futuri. Amen.