1. Quando consideriamo la scena dell’adorazione dei Magi così come la possiamo immaginare e così come l’arte figurativa di ogni tempo l’ha rappresentata con intensità ‘ penso solo tra gli italiani a Gentile da Fabriano, a Masaccio, a Leonardo, a Tintoretto a Giovan Battista Tiepolo, per citarne solo alcuni- vediamo come pur nella diversità dell’immaginazione di ognuno e degli stili artistici, c’è un elemento comune: il gruppo di personaggi che circondano il Bambino deposto nella mangiatoia e avvolto in fasce sono totalmente concentrati su di Lui, il loro sguardo e la loro postura è come ‘catturata’ dal Bambino; un’atmosfera di calda intimità e di profonda adorazione del Mistero avvolge ogni cosa: dal gruppo emana una sensazione mirabile di comunione profonda resa possibile proprio dalla presenza del Piccolo Bambino al centro. Mi vengono in mente le parole dell’Apocalisse che qui pare si compiano: ‘Ecco la tenda di Dio con gli uomini! Egli abiterà con loro ed essi saranno suoi popoli ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio’perché le cose di prima sono passate’ (21, 3-4). E’ silenzio adorante in clima di perfetta unità! Nessuno sguardo è distratto, nessun cuore è altrove: l’essenziale, invisibile agli occhi, si è fatto visibile! Risuona alto il profeta Isaia ‘Allora guarderai e sarai raggiante, palpiterà e si dilaterà il tuo cuore’. Il cuore dei personaggi intorno al Bambino è raggiante, palpita si dilata per il calore dell’amore ricevuto e donato. ‘Dio nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel senso del Padre, è lui che lo ha rivelato’ (Gv 1, 18).
2. La Solennità del Natale ha posto l’accento sull’identità di Gesù vero Dio e vero uomo, Figlio di Dio fatto carne. L’Epifania pone l’accento e celebra la manifestazione nella carne del Figlio eterno fatto uomo a tutti gli uomini perché ‘le genti sono chiamate, in Cristo Gesù, a condividere la stessa eredità, a formare lo stesso corpo e ad essere partecipi della stessa promessa per mezzo del Vangelo'(Ef, 3,6).
3. Dal Mistero ineffabile della Famiglia trinitaria esce ‘come sposo dalla stanza nuziale’ il Figlio (Sal 18,6), assume la natura umana da Maria per opera dello Spirito Santo ed entra nella storia per liberarla dalla minaccia esiziale del male; accetta la missione e appare tra noi, per noi, Bambino. Dalla Trinità del cielo si arriva al Mistero della Santa Famiglia ‘la trinità della terra’ (cfr San Josemaria Escrivà) grazie ad essa entra tra le genti il Bambino portatore della salvezza per tutti gli uomini. Come dalla Beatissima Trinità il Figlio è ‘uscito’ per la nostra salvezza, così un giorno uscirà anche dalla ‘trinità della terra’ per annunciare il Regno di Dio e compiere l’opera che il Padre gli ha dato da compiere. Dunque non siamo di fronte ad una scena statica: Lui è colui che è arrivato da quella altissima e perfetta comunione trinitaria, ‘il primo e il più grande evangelizzatore’ (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi,7); i Magi sono coloro che arrivano a Lui grazie al loro cuore innamorato del bene e alla loro mente libera da ogni pregiudizio e assetata di verità, veri e propri pellegrini dell’Assoluto. Non solo sono arrivati, ma ripartono, non si fermano estasiati debbono tornare ad annunciare ‘la contemplazione che lascia fuori gli altri è un inganno’ (Francesco, Evangelii Gaudium, 281). Portano doni al Bambino, ma portano alle genti il Bambino come vero Dono per l’umanità. Prima di loro i pastori erano andati a Betlemme ‘e dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro'(Lc 2,17) e poi ‘se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto'(Lc 2,20). Ripartono in veste di evangelizzatori, anzi i primi evangelizzatori; c’è una parentela spirituale tra i Magi e i pastori, parentela che si coglie nel loro cuore, uomini colti gli uni, uomini semplici gli altri, ma entrambe umili e puri di cuore, e i puri di cuore vedranno Dio (Mt 5,8). Sia i pastori che i Magi gioiscono. ‘Possa il mondo del nostro tempo ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo’ (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 80). L’intimità dei Tre nella eternità e di Maria, Giuseppe e Gesù più i Magi spinge fuori, la comunione con il Mistero diventato Uno di noi è incontenibile! Si fa missione: ‘L’intimità della Chiesa con Gesù è un’intimità itinerante, e la comunione ‘si configura essenzialmente come comunione missionaria” (Francesco, idem, 23). E’ l’icona cara al Santo Padre: una Chiesa in uscita. E’ l’icona del nostro cammino di Chiesa locale così come è proposto nella mia prima Lettera pastorale La speranza non delude, Lettera che esattamente un anno fa ho consegnato a tutti voi come vero e proprio documento programmatico.
4. Dobbiamo essere attenti a non diventare una chiesa ‘erodiana’, attaccata al timoroso conservatorismo tranquillizzante, paurosa di perdere consenso, prigioniera del ‘si è sempre fatto così’: certe scelte vanno operate con coraggio; o si cambia registri pastorale o tradiamo la fedeltà all’ora attuale e alle nuove sfide che gli scenari inediti del mondo ci propongono. Erode, gli scribi, Gerusalemme non capiscono i segni, sono troppo impegnati a custodire il vecchio per cogliere il vento nuovo dello Spirito. ‘Per evitare le stonature, dobbiamo impostarci in uno stile cenacolare, con Maria che impètra per noi il dono dello Spirito; dobbiamo impostarci in uno stile di famiglia, la famiglia dei figli di Dio, dove ognuno ha il suo posto e il suo ruolo. Lavoriamo insieme per la diffusione del Regno, uniti nella passione per la missione della Chiesa: aiutare l’uomo a incontrare il Dio di Gesù Cristo; lavoriamo insieme superando divisioni interiori ed esteriori, diventiamo capaci di fare passi indietro dove si rendano necessari; non c’è missione senza comunione, lo ripeterò sino all’estremo. Non valgono a nulla le nostre iniziative pastorali ben riuscite nell’ortus conclusus della nostra parrocchia, della nostra associazione, del nostro movimento o della nostra personale iniziativa. Siamo chiamati a comprendere che la missione si fa insieme: preti, diaconi, laici, religiose/religiosi, movimenti, associazioni e famiglie; e come ‘il ministero ordinato ha una radicale « forma comunitaria » e può essere assolto solo come «un’opera collettiva» (Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis 17), così anche la missione comune del ‘corpo crismato’ è comunionale, sinodale; questa è la condizione per poter essere costruttori di Chiesa senza rischiare di diventarne distruttori presuntuosi, maldestri e goffi!'(Guglielmo Borghetti, La Speranza non delude, 28) Due stelle debbono orientarci nel servizio al Vangelo della Speranza: non fare mai nulla da soli: chiesa comunione, lo stile della chiesa come famiglia