Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia nella Solennità di Tutti i Santi



1. ‘Oggi ci dai la gioia di contemplare la città del cielo, la santa Gerusalemme che è nostra madre, dove l’assemblea festosa dei nostri fratelli glorifica in eterno il tuo nome’ Così recita all’inizio il Prefazio della Solennità odierna. Vorrei seguire con voi le espressioni in esso contenute perché ci aiutino insieme alla Parola delle sante Scritture a vivere in pienezza la festa di Tutti i Santi.

2. Quali deserti, quali lunghe spiagge di solitudine riempiono il cuore di tanti nostri contemporanei, e forse anche il nostro; quanto spesso ci sentiamo impigliati nei labirinti dell’isolamento pur nel mezzo della grande folla che ci sta intorno; quanta indifferenza sperimentiamo nelle relazioni superficiali, funzionali e inautentiche dei nostri luoghi di lavoro, popolati da funzionari ripiegati sui propri pensieri e sui propri desideri; l’individualismo imperante produce un profondo senso di solitudine che investe le persone; ciascuno è chiuso in se stesso, ognuno rivendica il diritto alla sua privacy, spesso termine equipollente a noncuranza verso gli altri. Eppure quanta sete di socialità è ancora viva e pulsante dentro ciascuno di noi! Quanto bisogno di riscoprire il senso della comunità, di vivere l’esperienza della comunione profonda; non ci bastano più gli ‘interessi comuni’, dobbiamo recuperare ‘identità condivise’; sono troppe quelle che Zygmunt Bauman chiama le ‘comunità di occasione’ che nascono intorno ad eventi, mode, paure, idoli; comunità ‘estetiche’, che non stimolano la responsabilità reciproca: si condividono alcune cose poi’ciascuno a casa sua.

3. La festa di oggi è antidoto potente per la solitudine e l’isolamento; contemplando la Gerusalemme del Cielo ci apriamo al mistero dell’essere in comunione viva con una moltitudine immensa di tanti fratelli e sorelle che ci hanno preceduto nel segno della fede; ‘circondati da tale moltitudine di testimoni'(Eb 12,1) non siamo soli!. Nel Simbolo degli Apostoli professiamo la nostra fede nella ‘comunione dei santi’ e la Chiesa altro non è se non l’assemblea di tutti i santi. Siamo chiamati a superare una concezione burocratica e istituzionale della Chiesa. Siamo chiamati a manifestare che al di sotto e dentro la ‘Chiesa istituzione/struttura’ c’è la ‘Chiesa mistero di comunione’, ‘luogo della teofania’ (Martin Buber), luogo della manifestazione di Dio, ‘Corpo della Trinità’ (Tertulliano), luogo dell’appartenenza, dell’accoglienza, dell’apertura, della cura degli altri, della crescita nell’amore. ‘Una cittadella di speranza costruita ai margini della disperazione’ (Reinhold Niebhur). Siamo chiamati a non pensare la comunità e la comunione solo in senso orizzontale, ma anche, se così possiamo dire, in senso verticale.

4. Stupendamente il Concilio Vaticano II recita nella Lumen gentium: ‘Fino a che il Signore non verrà nella sua gloria e tutti gli angeli con lui e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose, alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri che sono passati da questa vita stanno purificandosi, altri infine godono della gloria contemplando “chiaramente Dio uno e trino, qual è“‘Tutti però, sebbene in grado e modo diverso, comunichiamo nella stessa carità di Dio e del prossimoe cantiamo al nostro Dio lo stesso inno di gloria. Tutti quelli che sono di Cristo, infatti, avendo il suo Spirito formano una sola Chiesa e sono tra loro uniti in lui‘(LG 49). ‘C’è un legame profondo e indissolubile tra quanti sono ancora pellegrini in questo mondo ‘ fra noi ‘ e coloro che hanno varcato la soglia della morte per entrare nell’eternità. Tutti i battezzati quaggiù sulla terra, le anime del Purgatorio e tutti i beati che sono già in Paradiso formano una sola grande Famiglia‘ (Papa Francesco, Udienza generale del 30/10/’13)

5. I cittadini della Città del Cielo, i beati, rinsaldano tutta la Chiesa nella santità. ‘Non cessano di intercedere per noi presso il Padre, offrendo i meriti acquistati in terra mediante Gesù Cristo, unico mediatore tra Dio e gli uomini’La nostra debolezza quindi è molto aiutata dalla loro fraterna sollecitudine'(LG 49). S.Domenico morente così diceva ai suoi frati: ‘Non piangete. Io vi sarò più utile dopo la mia morte e vi aiuterò più efficacemente di quando ero in vita’ (cfr Giordano di Sassonia, Vita) e a lui fa eco S.Teresa di Gesù Bambino: ‘Passerò il mio cielo a fare del bene sulla terra’ (cfr Ultimi colloqui, 17 luglio1897). Con il Servo di Dio Paolo VI diciamo: ‘Noi crediamo alla comunione di tutti i fedeli di Cristo, di coloro che sono pellegrini su questa terra, dei defunti che compiono la loro purificazione e dei beati del cielo; tutti insieme formano una sola Chiesa; noi crediamo che in questa comunione l’amore misericordioso di Dio e dei suoi santi ascolta costantemente le nostre preghiere’ (PAOLO VI, Credo del popolo di Dio, 30). I santi potenti intercessori!

6.. ‘Verso la patria comune noi, pellegrini sulla terra, affrettiamo nella speranza il nostro cammino, lieti per la sorte gloriosa di questi membri eletti della Chiesa, che ci hai dato come amici e modelli di vita’ (Prefazio) I santi: con loro siamo corpo di Cristo, figli nel Figlio, popolo pellegrinante. Oggi contempliamo questo mistero: i testimoni, che hanno lavato le loro vesti nel sangue dell’Agnello sono membra gloriose del Corpo di Cristo, noi siamo in comunione gli uni con gli altri: chiesa pellegrina e chiesa celeste ed insieme formiamo l’unico e totale corpo del Signore, il ‘Christus totus’ (S.Agostino). Quando pensiamo alla Chiesa dobbiamo avere una idea ‘grande’ di essa! Non dobbiamo pensare solo alla Chiesa pellegrinante, alla Chiesa della Terra, ma dobbiamo pensare anche alla Chiesa del Cielo, alla Gerusalemme celeste, alla Chiesa nello stato di purificazione. Quando pensiamo ai santi sentiamoli vicini, accanto a noi, contiamo sulla loro preghiera amica, sentiamoci partecipi di un unico corpo, di un unico popolo e incoraggiati ad imitare il loro esempio di modelli nel vivere quotidianamente le Beatitudini evangeliche.‘la nostra fede ha bisogno del sostegno degli altri, specialmente nei momenti difficili. Se noi siamo uniti la fede diventa forte. Quanto è bello sostenerci gli uni gli altri nell’avventura meravigliosa della fede!’(Papa Francesco, idem). Nella grazia dello Spirito Santo tra noi e loro c’è un’ intimità profonda che supera di gran lunga quella esistente tra noi ancora pellegrini sulla terra.

7. ‘Non veneriamo la memoria dei santi solo a titolo d’esempio, ma più ancora perché l’unione di tutta la Chiesa nello Spirito sia consolidata dall’esercizio della fraterna carità (Prefazio). Lasciamoci sostenere dalla potente intercessione di questi testimoni, consideriamo il loro esempio di vita e tenuto fisso lo sguardo sulla loro sorte beata, compiamo il bene con più entusiasmo e più efficacia.E ‘Per questo dono del tuo amore, uniti all’immensa schiera degli angeli e dei santi, cantiamo con gioiosa esultanza la tua lode’ (Prefazio) o Signore! . Così sia.