Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia per il X anniversario della dedicazione della Chiesa del Pozzarello


Letture: Gd, 20-24; Ger. 7, 1- 12 ;  Gv 4, 1-26
 ‘Voi carissimi, costruite voi stessi sopra la vostra santissima fede, pregate nello Spirito Santo, conservatevi nell’amore di Dio, attendendo la misericordia del Signore nostro Gesù Cristo per la vita eterna’ (Gd, 20-21)
1 Giorno solenne e grande quest’oggi: dieci anni fa questa Chiesa veniva ‘dedicata’ al culto divino,  ‘uno spazio di bellezza, di fede e di speranza, che conduce l’uomo all’incontro con colui che è la verità e la bellezza stessa’ (BENEDETTO XVI, Barcellona, 07-11-2010).  ‘Una chiesa [è] l’unica cosa degna di rappresentare il sentire di un popolo, poiché la religione è la cosa più elevata nell’uomo’( Antoni Gaudí y Cornet ). La comunità cristiana di Porto S.Stefano si arricchiva di un luogo sacro per riunirsi nel nome di Cristo Risorto, per diventare epifania della Chiesa intera, o, come dice  il Concilio Vaticano II, riprendendo una bella espressione di S.Cipriano, per ‘apparire come ‘un popolo radunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo’ ‘(LG 4). La Chiesa è icona della Trinità, in quanto è costruita dal Cristo Risorto nella potenza dello Spirito, come realtà profondamente associata alla dinamica dell’amore trinitario. E dalla Chiesa così radunata, illuminata dalla Parola e corroborata dall’Eucaristia e dai sacramenti della vita cristiana, parte il popolo di Dio per testimoniare l’amore del Padre nel mondo: è la missione.
2 S.Agostino in un suo celebre Discorso afferma: ‘La dedicazione della casa di preghiera è la festa della nostra comunità. Questo edificio è divenuto la casa del nostro culto. Ma noi stessi siamo casa di Dio. Veniamo costruiti in questo mondo e saremo dedicati solennemente alla fine dei secoli. La casa, o meglio la costruzione, richiede fatica. La dedicazione, invece, avviene nella gioia. Quello che qui avveniva mentre questa casa si innalzava, si rinnova quando si radunano i credenti in Cristo.
Mediante la fede, infatti, divengono materiale disponibile per la costruzione come quando gli alberi e le pietre vengono tagliati dai boschi e dai monti. Quando vengono catechizzati, battezzati, formati sono come sgrossati, squadrati, levigati fra le mani degli artigiani e dei costruttori.’ (S.AGOSTINO, Discorsi, 336, 1. 6; PL 38 [ed. 1861], 1471-1472. 1475).
3 Veramente in questa Chiesa costruita noi diventiamo materiale disponibile per la costruzione di un tempio che non è fatto di mattoni, ma di uomini nuovi, vivificati dalla fede. Zygmunt Bauman, sociologo polacco illustre, afferma: «i nostri tempi sono tempi duri per la fede, per ogni fede, sacra o secolare: per la fede nella Provvidenza o in una divina catena degli esseri, ma anche per la fede in un’utopia laica, in una futura società perfetta». Il Santo Padre incalza: ‘Mentre nel passato era possibile riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati, oggi non sembra più essere così in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone’. (BENEDETTO XVI, Porta Fidei  2). Capita  non di rado che i cristiani a continuino a ‘pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato’ (BENEDETTO XVI, Lisbona, Omelia S.Messa al Terreiro do Paco,11-05-’10).
4 Il tempo che viviamo attraversa non semplicemente una crisi della fede e quindi della speranza  ma una crisi delle radici della fede e della speranza: assistiamo ad un cedimento delle condizioni di possibilità che permettono alla fede di radicarsi e di svilupparsi con naturalezza all’interno della società e della cultura che la innerva. 
5 L’indifferenza religiosa è oggi una variabile di una generalizzata cultura dell’indifferenza che produce un totale disimpegno nei confronti della verità. L’indifferenza contemporanea che investe anche l’ambito religioso è molto vicina a quella che i monaci antichi fuggiti nel deserto chiamavano acedia, “indolenza”, “perdita di fervore e di passione”; questa indifferenza è una nuova forma di accidia, un’accidia sociale e culturale. Non si avverte più il vuoto di Dio, bensì Dio come vuoto.  
6 Siamo tutti terrorizzati dalle crepe apertesi nella terra causate dal terremoto dell’Emilia Romagna: sono icona tragica di crepe, voragini apertesi nel terreno della nostra cultura già cristiana, oggi post-cristiana, neo-pagana: e il modello neo-pagano mostra che non è necessario il cristianesimo per essere buoni e per dare senso a sé e nel mondo’ (S.Natoli).
7 L’anniversario della Dedicazione  oggi ricorda a noi tutti che viviamo un  tempo di ricostruzione delle fondamenta della fede