Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia per la Festa di San Biagio, Patrono della Città di Orbetello


Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino‘ (Lc 4,30)
 
1. Come dire qualcosa di significativo ai nostri ‘concittadini’? Come essere profeti a ‘Nazaret’? Credo che l’avete capito: intendo ‘concittadini’ come ‘contemporanei’, intendo Nazaret come la città comune che è il segmento di storia  che abitiamo. ‘Nessun profeta è bene accetto nella sua patria’! C’è una fatica della profezia nel tempo attuale; la Chiesa che abita nella Nazaret della storia insieme a tanti fratelli e sorelle dei quali è concittadina, suscita stupore, scetticismo, ostilità. Non è semplice dire Dio, annunciare Gesù Cristo come speranza affidabile nel tempo nostro e per il tempo nostro senza essere equivocati, mal interpretati. Nel tempo del nuovo paganesimo come ideologia del poter vivere bene facendo a meno di Gesù Cristo e di Dio,  la Chiesa sembra essere  estranea e lontana dai grandi problemi della vita, arroccata su posizioni giudicate quanto meno antiquate. Invertendo  profondamente la nota frase di Benedetto Croce, dobbiamo dire che oggi non possiamo non dirci pagani. Pochi, molto pochi, ritengono che per accedere ad ‘una vita veramente vita’ (Benedetto XVI)  ci si può rivolgere alla fede cristiana. E’ un tempo in cui la promessa cristiana della salvezza è diventata estranea, straniera e muta, è un tempo in cui credere sembra non convincere più e non convenire più.
2. Certo molti potrebbero contestare questa diagnosi di attualità, molti potrebbero esibire la tenuta del cristianesimo appoggiandosi ai molti movimenti spiritualistici esistenti;  molti potrebbero dire che è così perché il pensiero contemporaneo e vago e relativista e che dunque occorre riproporre apologeticamente con forza le granitiche verità di fede. Tante vie. Gesù sceglie: passa in mezzo a loro e si mette in cammino. Mentre lo cacciano fuori della città e lo conducono fin sul ciglio del monte per gettarlo giù, Lui passa in mezzo,  attraversa il rifiuto  e forte del suo essere nelle cose del Padre suo, passa in mezzo.
3. Quale indicazione di vita per tutti noi!: assumere tale stato di cose e convertire l’immediato contraccolpo negativo in stimolo per rivisitare lo scenario della nostra fede e della nostra testimonianza e chiedersi se proprio una simile situazione non suggerisca nuovi registri e nuove modalità per una rinnovata testimonianza ed annuncio della scommessa cristiana sul Vangelo.
4. Il compito che si prospetta per i cristiani del prossimo futuro è quello di generare comunità che respirino e lascino respirare il profumo liberante e consolante del Vangelo.  Si tratta non solo di annunciare, ma di testimoniare nella speranza ‘la differenza cristiana’ (E.Bianchi) intessuta di fiducia e impegno a realizzare un mondo diverso, impostato secondo uno stile di generosa accoglienza degli altri, di mitezza nel proporsi, di ragionata e appassionata ricerca del bene comune, di impegno nella costruzione della pace, della giustizia e nella salvaguardia del creato. Cristiani ‘differenti’ che diventano stimolo e fermento nella società, ogni parola e ogni gesto profetico hanno inevitabile ricaduta sulla società.
5. Oggi, peraltro, celebriamo la 35° Giornata nazionale per la vita  dal titolo ‘Generare la vita vince la crisi’. Il Messaggio di quest’anno prende le mosse dalla constatazione della crisi generale che sta attraversando il nostro paese. Molte sono le persone provate dall’assenza di prospettive sicure di lavoro e persiste un forte senso di incertezza. Vittima di questa crisi è soprattutto la famiglia. Questa situazione rende sempre più difficile ‘fare famiglia’, a causa di condizioni di precarietà che influenzano la visione della vita e i rapporti interpersonali, l’ inquietudine  porta a rimandare le scelte definitive e, quindi, la trasmissione della vita all’interno della coppia  coniugale e della famiglia.
La crisi del lavoro aggrava la crisi della natalità e accresce il preoccupante squilibrio demografico che investe il nostro Paese. Il momento che stiamo vivendo pone domande serie sullo stile di vita e sulla gerarchia di valori che emerge nella cultura diffusa. Abbiamo bisogno di riconfermare il valore fondamentale della vita, di riscoprire e tutelare le primarie relazioni tra le persone, in particolare quelle familiari, che hanno nella dinamica del dono il loro carattere peculiare e insostituibile per la crescita della persona e lo sviluppo della società.
Troviamo tracce di amore vivificante sia nel contesto quotidiano che nelle situazioni straordinarie di bisogno, come è accaduto anche in occasione del terremoto che ha colpito le regioni del Nord Italia e nella Alluvione di Albinia e della nostra Maremma. Accanto al dispiegamento di sostegni e soccorsi, ha riscosso stupore e gratitudine la grande generosità e il cuore degli italiani e dei nostri conterranei che hanno saputo farsi prossimo a chi soffriva. Molte persone sono state capaci di mettersi in gioco donando se stesse testimoniando, in forme diverse, «un Dio che non troneggia a distanza, ma entra nella nostra vita e nella nostra sofferenza» (Benedetto XVI, Discorso nel Teatro alla Scala di Milano, 1° giugno 2012).
 
6. Il culto di San Biagio ha un’antica tradizione  ad Orbetello risale all’ Alto medioevo, quando ancora le reliquie del santo non avevano raggiunto l’occidente. Affidiamo a San Biagio, che sulla facciata di Porta Nuova a Terra (Porta Medinaceli) rivolto al centro storico, in alto al centro benedice i cittadini; accogliamo la sua benedizione e la sua preghiera d’intercessione ci aiuti a non rifiutare la grande  profezia evangelica, a non cacciare Gesù, ma con lui passare con fiducia e speranza in mezzo ai problemi, con la forza della sua amicizia diventare costruttori di una città secondo uno stile di generosa accoglienza degli altri, di appassionata ricerca del bene comune, di impegno nella costruzione della pace, della giustizia e della salvaguardia del creato.