La Giornata della Vita consacrata si celebra ormai dal 1997, anno in cui il Beato Giovanni Paolo II la istituisce, nella festa in cui si fa memoria della presentazione che Maria e Giuseppe fecero di Gesù al tempio “per offrirlo al Signore” (Lc 2, 22).
In questo episodio del Vangelo si rivela il mistero di Gesù, il consacrato del Padre, venuto nel mondo per compierne fedelmente la volontà. Simeone lo addita come “luce per illuminare le genti” (Lc 2,32) e preannunzia con parola profetica l’offerta suprema di Gesù al Padre e la sua vittoria finale.
‘La Presentazione di Gesù al Tempio costituisce così un’eloquente icona della totale donazione della propria vita per quanti sono stati chiamati a riprodurre nella Chiesa e nel mondo, mediante i consigli evangelici, “i tratti caratteristici di Gesù vergine, povero ed obbediente” (Esort. ap. Vita consecrata n.1)'(B. Giovanni Paolo II). .
Questa festa idealmente si colloca alla fine del ciclo natalizio e prelude a quello pasquale. Infatti nella presentazione al tempio Cristo è offerto e si offre come vittima sacrificale al Padre, offerta che si consumerà sulla croce. Cristo è veramente sacerdote nell’offrire se stesso per i peccati del popolo. Alla presentazione di Cristo si associa Maria che porta al Tempio il Figlio perché sia offerto al Padre, ed esprime così in certo qual modo la Chiesa che continua ad offrire i suoi figli e le sue figlie al Padre, associandoli all’unica oblazione di Cristo, causa e modello di ogni consacrazione nella Chiesa. Secondo la legge di Mosè ogni primogenito ebreo è chiamato ‘santo’, cioè proprietà del Signore e a lui consacrato quale geloso possesso. L’evangelista Luca nel suo racconto oltre a sottolineare l’osservanza della legge da parte di Giuseppe e Maria, indica la città santa di Gerusalemme come punto di partenza della salvezza portata da Gesù. Simeone e Anna, anziani, incontrano Gesù e rappresentano il popolo di Dio in attesa della salvezza promessa. Come si dice all’inizio della benedizione delle candele, Gesù ‘veniva incontro al suo popolo, che l’attendeva nella fede’. Per questo in Oriente, ma anche in Occidente, la festa è stata chiamata Hypapanté (= incontro).
Mi sembra utile ricordare i motivi della Giornata così come li presenta il Beato Giovanni Paolo II nel Messaggio del 6 gennaio 1997 con cui istituiva la Giornata stessa. Il Santo Padre dopo aver ricordato che la Giornata della Vita consacrata ‘vuole aiutare l’intera Chiesa a valorizzare sempre più la testimonianza delle persone che hanno scelto di seguire Cristo da vicino mediante la pratica dei consigli evangelici e, in pari tempo, vuole essere per le persone consacrate occasione propizia per rinnovare i propositi e ravvivare i sentimenti che devono ispirare la loro donazione al Signore’ così si esprime: ‘Lo scopo di tale giornata è triplice: in primo luogo, essa risponde all’intimo bisogno di lodare più solennemente il Signore e ringraziarlo per il grande dono della vita consacrata, che arricchisce ed allieta la Comunità cristiana con la molteplicità dei suoi carismi e con i frutti di edificazione di tante esistenze totalmente donate alla causa del Regno'”Che sarebbe del mondo se non vi fossero i religiosi?“, si domandava giustamente santa Teresa (Libro de la vida, c. 32,11)… In secondo luogo, ha lo scopo di promuovere la conoscenza e la stima per la vita consacrata da parte dell’intero popolo di Dio‘..Questa forma di vita, abbracciata da Cristo e resa presente particolarmente dalle persone consacrate, è di grande importanza per la Chiesa, chiamata in ogni suo membro a vivere la stessa tensione verso il Tutto di Dio, seguendo Cristo nella luce e nella potenza dello Spirito Santo. Nell’Esortazione Apostolica Vita Consecrata aveva già sottolineato come ” la vita consacrata si pone nel cuore stesso della Chiesa come elemento decisivo per la sua missione, giacché «esprime l’intima natura della vocazione cristiana» e la tensione di tutta la Chiesa-Sposa verso l’unione con l’unico Sposo” (VC 3). La vita di speciale consacrazione, nelle sue molteplici espressioni, è così al servizio della consacrazione battesimale di tutti i fedeli. Nel contemplare il dono della vita consacrata, la Chiesa contempla la sua intima vocazione di appartenere solo al suo Signore, desiderosa d’essere ai suoi occhi “senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa ed immacolata” (Ef 5,27)’Il terzo motivo riguarda direttamente le persone consacrate, invitate a celebrare congiuntamente e solennemente le meraviglie che il Signore ha operato in loro, per scoprire con più lucido sguardo di fede i raggi della divina bellezza diffusi dallo Spirito nel loro genere di vita e per prendere più viva consapevolezza della loro insostituibile missione nella Chiesa e nel mondo’..’
I vescovi italiani hanno inviato un Messaggio alle religiose e ai religiosi per questa 16ᵃ Giornata: ‘Educarsi alla vita santa di Gesù’ in cui richiamano quattro note decisive per il profilo del consacrato/a nell’oggi:
1) Il primato di Dio. Papa Benedetto XVI insiste sul fatto che la sfida principale del tempo presente è la secolarizzazione, che porta all’emarginazione di Dio o alla sua insignificanza, per cui l’uomo resta solo con la sua rabbia e la sua disperazione. Urge una nuova evangelizzazione, che metta al centro dell’esistenza umana il primo comandamento di Dio, la confessio Trinitatis e la Parola di salvezza, di cui voi avete profonda esperienza spirituale. Nella misura in cui testimoniate la bellezza dell’amore di Dio, che segue l’uomo con infinita benevolenza e misericordia, voi spandete quel ‘buon profumo divino’ che può richiamare l’umanità alla sua vocazione fondamentale: la comunione con Dio. Nella vostra esistenza trasfigurata dalla bellezza della sua santità, siete chiamati ad anticipare la comunità ‘senza macchie e senza rughe’, ‘il cielo nuovo e la terra nuova’ che ogni uomo desidera (cfr Ap 21,1).
2) La fraternità. La fraternità universale è il sogno di Dio, Padre di tutti. La dilagante conflittualità che deteriora le relazioni umane mostra la perenne attualità della missione di Cristo e dei suoi discepoli: raccogliere in unità i figli di Dio dispersi. La Chiesa è segno e sacramento di questa comunione.(‘) Che bella testimonianza ecclesiale possono offrire alle parrocchie, alle famiglie e ai giovani autentiche fraternità, capaci di accoglienza, di rispetto e di accompagnamento! Sono segni di un amore che sa aprirsi alla Chiesa particolare, a quella universale e al mondo. Tocca alle comunità religiose essere scuole di fraternità che impegnano i propri membri alla formazione permanente alle virtù evangeliche: umiltà, accoglienza dei piccoli e dei poveri, correzione fraterna, preghiera comune, perdono reciproco, condividendo la fede, l’affetto fraterno e i beni materiali (cfr At 2-4; 1Pt 3,8-9) (‘..)
3) Lo zelo divino. In un mondo monotono e apatico, dominato dagli istinti e dalle passioni, Gesù e i suoi discepoli testimoniano la forza straordinaria dello zelo divino, che proviene dallo Spirito Santo. Dio è amore, ‘fuoco divorante’, roveto ardente che brucia senza mai consumarsi (cfr Es 3,2).(‘) Gesù è venuto ‘a portare il fuoco sulla terra’ per accenderla del suo amore (cfr Lc 12,49).(‘) I discepoli, vedendolo, si ricordano delle parole del salmista: ‘Lo zelo per la tua casa mi divorerà’ (Gv 2,17; cfr Sal 69,10). Benedetto XVI, rivolgendosi ai superiori e alle superiore generali degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica ebbe a dire: ‘Appartenere al Signore vuol dire essere bruciati dal suo amore incandescente, essere trasformati dallo splendore della sua bellezza [‘]. Essere di Cristo significa mantenere sempre ardente nel cuore una viva fiamma d’amore’ (discorso del 22 maggio 2006).
Dovremmo preoccuparci non tanto della contrazione numerica delle vocazioni, quanto della vita tutto sommato mediocre di molti, in cui sembra persa la traccia dello zelo, della passione, del fuoco d’amore che animava Gesù e i santi. Per la nuova evangelizzazione a cui la Chiesa oggi è chiamata occorrono nuovi santi, appassionati di Gesù e dell’uomo, sentinelle che sanno intercettare gli orizzonti della storia, in cui ancora una volta Dio ha deciso di servirsi delle creature per realizzare il suo disegno d’amore. Da sempre la vita consacrata è stata laboratorio di nuovo umanesimo, cenacolo di cultura che ha fecondato la letteratura, l’arte, la musica, l’economia e le scienze. È un impegno a cui siamo fortemente chiamati in questo tempo difficile.
4) Stile di vita. La povertà evangelica favorisce uno stile di vita all’insegna dell’essenzialità, della gratuità, dell’ospitalità, superando le derive dell’omologazione e del consumismo. La castità consacrata aiuta a riqualificare la sessualità e a dare ordine e significato vero agli affetti, orientandoli a un amore fedele e fecondo. L’obbedienza libera dall’individualismo e dall’orgoglio, per renderci servi di Dio e disponibili a fare la sua volontà mettendoci a servizio delle persone che lui ci affida, specialmente i poveri. Vissuti sull’esempio di Cristo e dei santi, i consigli evangelici costituiscono una vera testimonianza profetica dal profondo significato antropologico, che suppone e richiede un grande impegno educativo. È un cammino da compiere con umiltà, discrezione e misericordia, perché tale Gesù si è mostrato a noi (‘). Se lo Spirito di Gesù abita nei nostri cuori, anche noi potremo fare quel che ha fatto lui.
Voglio chiudere questi pensieri con lo stupendo invito del Beato Giovanni Paolo II in Vita Consecrata:
‘ a guardare al futuro con fiducia, contando sulla fedeltà di Dio e la potenza della sua grazia, capace di operare sempre nuove meraviglie: “Voi non avete solo una gloriosa storia da ricordare e da raccontare, ma una grande storia da costruire! Guardate al futuro, nel quale lo Spirito vi proietta per fare con voi ancora cose grandi” (VC, 110).