Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia per la Solennità di Tutti i Santi


Oggi la Chiesa celebra in un’unica festa il ricordo di tutti i santi, conosciuti e sconosciuti, solennemente e ufficialmente canonizzati e quelli che  forse non lo saranno mai, quelli che hanno lasciato un segno visibile nella storia della Chiesa e quelli che sono passati inosservati; quella che oggi contempliamo è una moltitudine immensa che nessuno ha la possibilità di contare, proveniente da ‘ogni nazione, tribù, popolo e lingua’ (Ap 7,9); oggi la Chiesa  manifesta ‘la sua bellezza di sposa immacolata di Cristo, sorgente e modello di ogni santità‘ (Benedetto XVI).
In questa grande comunione ci siamo anche noi, c’è tutta la Chiesa che nel credo confessiamo come ‘una e santa’: la Chiesa è una comunità santa perché è il grande sacramento di salvezza  per tutta l’umanità; la Chiesa è santa perché è il corpo mistico di Cristo il ‘Solus Sanctus’. Quale la sorgente della santità della Chiesa? Quale la radice  della santità dei martiri, dei confessori e di quella moltitudine immensa di uomini e donne di cui ci parla l’Apocalisse, tutti avvolti in candide vesti e con rami di palma in mano? Ce lo ha ricordato il Santo Padre Benedetto XVI: non vi sono dubbi: l’origine, la sorgente della santità della Chiesa e dei cristiani è Nostro Signore Gesù Cristo, l’Agnello immolato! Gesù vive ed agisce interamente nella carità del Padre, le sue parole, le sue opere, i suoi atteggiamenti e i suoi gesti sono tutti, allo stesso tempo, veri, giusti, saggi, in una parola santi. Occorre recuperare quell’impatto  con il Cristo reale tipico degli incontri dei personaggi del Vangelo, il Cristo delle Beatitudini, del Discorso della montagna, il Cristo sincero, puro, libero: è così che noi impariamo la ‘sublimità della conoscenza di Gesù Cristo’ (Fil. 3,8). E’ proprio  nelle pagine evangeliche che hanno trovato ispirazione santi e teologi di ogni tempo per la loro conoscenza di Cristo e per la loro assimilazione a Lui, hanno ‘imparato Cristo’ (cfr Ef.4,20). Gesù Cristo li ha attratti a sé in quella ‘conoscenza che supera ogni cosa’(Ef. 3,19) . A contatto con questo sole di santità anch’essi sono diventati scintille di luce nella Chiesa di Dio e nella storia dell’uomo. ‘La santità è sempre un’apertura verso l’origine, verso la sequela immediata e personale di Cristo, che per così dire ritrova la fonte attraverso tutte le incrostazioni di un cristianesimo abitudinario’ (Hans Urs von Balthasar). In questa apertura, in questo varco  alla origine, alla sorgente, si realizza quella che Kierkegaard chiama ‘contemporaneità con Cristo‘. Interi secoli di storia della Chiesa vivono dei grandi impulsi che sono originati dalla riapertura di un accesso all’origine evangelica e quanto viene così vissuto è ciò che di più vivo e di più autentico c’è nella Chiesa.   E’ in questo modo che si è sperimentata nel corso dei secoli dell’era cristiana la forza prorompente della santità, il suo impatto sulla società, sulla cultura, sulla politica, sull’economia; è in questo modo che si può constatare la valenza sociale del ‘santo cristiano’, uomo radicalmente immerso nel mondo per trasformarlo dal di dentro con la testimonianza al vivo di Gesù di Nazareth. Naturalmente l’accesso è aperto a tutti i cristiani e se questi lo usano appartengono alla moltitudine immensa non solo di coloro che vivono da cittadini della Città del Cielo, ma già sulla terra da cittadini e costruttori della Città di Dio. La fonte originaria della santità della Chiesa e nella Chiesa è Gesù Cristo, il Santo e il Santificatore  ‘Cristo, Figlio di Dio, il quale con il Padre e lo Spirito è proclamato ‘il Solo Santo’, amò la Chiesa come sua sposa e diede se stesso per essa, al fine di santificarla (cfr Ef 5, 25-26), l’ha unita a sé come suo corpo e l’ha riempita con il dono dello Spirito Santo per la gloria di Dio. Perciò tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità, secondo le parole dell’Apostolo: ‘Sì, ciò che Dio vuole è la vostra santificazione’ ( 1 Tes 4,3; cfr Ef 1,45)’ (Lumen gentium, 39).
Ma “a che serve la nostra lode ai santi, a che il nostro tributo di gloria, a che questa stessa nostra solennità?”. Così comincia un suo famoso discorso San Bernardo. È una domanda che  potremmo porre anche oggi e attualissima è anche la risposta che il Santo offre: “I nostri santi – egli dice – non hanno bisogno dei nostri onori e nulla viene a loro dal nostro culto. Per parte mia, devo confessare che, quando penso ai santi, mi sento ardere da grandi desideri“. Ecco il significato dell’odierna solennità: guardando al luminoso esempio dei santi risvegliare in noi il grande desiderio di essere come i santi: felici di vivere vicini a Dio, nella sua luce, nella grande famiglia degli amici di Dio.
‘Ma come possiamo divenire santi, amici di Dio? ‘ si chiede il Santo Padre Benedetto XVI in una bellissima omelia del 2006- : chiariamo subito che per essere santi non occorre compiere azioni e opere straordinarie, né possedere carismi eccezionali, ma che è assolutamente necessario ascoltare Gesù e poi seguirlo senza perdersi d’animo di fronte alle difficoltà. “Se uno mi vuol servire mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servo. Se uno mi serve, il Padre lo onorerà” (Gv 12, 26). Chi si fida di Lui e lo ama con sincerità, come il chicco di grano sepolto nella terra, accetta di morire a sé stesso. Egli infatti sa che chi cerca di avere la sua vita per se stesso la perde, e chi si dà, si perde, trova proprio così la vita (Cfr Gv 12, 24-25). L’esperienza della Chiesa dimostra che ogni forma di santità, pur seguendo tracciati differenti, passa sempre per la via della croce, la via della rinuncia a se stesso. Le biografie dei santi descrivono uomini e donne che, docili ai disegni divini, hanno affrontato talvolta prove e sofferenze indescrivibili, persecuzioni e martirio. Hanno perseverato nel loro impegno, “sono passati attraverso la grande tribolazione – si legge nell’Apocalisse – e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dell’Agnello” (v. 14). I loro nomi sono scritti nel libro della vita (cfr Ap 20, 12); loro eterna dimora è il Paradiso. L’esempio dei santi è per noi un incoraggiamento a seguire le stesse orme, a sperimentare la gioia di chi si fida di Dio.
La santità esige uno sforzo costante, ma è possibile a tutti perché, più che opera dell’uomo, è anzitutto dono di Dio, tre volte Santo (cfr Is 6, 3). Le Beatitudini ci mostrano la fisionomia spirituale di Gesù e così esprimono il suo mistero, il mistero di Morte e Risurrezione, di Passione e di gioia della Risurrezione. Questo mistero, che è mistero della vera beatitudine, ci invita alla sequela di Gesù e così al cammino verso di essa. Nella misura in cui accogliamo la sua proposta e ci poniamo alla sua sequela – ognuno nelle sue circostanze – anche noi possiamo partecipare della sua beatitudine. Con Lui l’impossibile diventa possibile e persino un cammello passa per la cruna dell’ago (cfr Mc 10, 25); con il suo aiuto, solo con il suo aiuto ci è dato di diventare perfetti come è perfetto il Padre celeste (cfr Mt 5, 48).‘ (Benedetto XVI).
Giovanni Papini, grande convertito, a conclusione della sua opera celeberrima Storia di Cristo, fa una preghiera a Cristo in cui auspica un suo breve ritorno , una sua venuta improvvisa. Si,  Gesù è sempre con noi, nell’eucaristia, nei poveri, in coloro che pregano: ma è anche vero che tanta è la confusione attuale e così grande la decadenza morale che c’è l’urgenza di una breve apparizione di Gesù che riproponga ciò che è vero, ciò che è giusto, ciò che è santo. Tutto quello che si può fare di male l’umanità l’ha fatto. I comandamenti e le beatitudini vengono derisi. Oggi  c’è bisogno di un nuovo incontro con Gesù!, Incontro che riproponga al mondo il suo Vangelo di santità. La risposta a questa attesa ce la dà Papini stesso: Gesù Cristo ritorna frequentemente tra noi nelle persone sante! I Santi  testimoniano oggi la provvidenza di Dio nella storia e la presenza misericordiosa di Cristo, il Santo di Dio.
Invochiamo i santi, nostri amici,  perché ci aiutino ad imitarli e impegniamoci a rispondere con generosità, come hanno fatto loro, alla divina chiamata. Invochiamo specialmente Maria, Madre del Signore. Lei, la Tutta Santa, ci faccia fedeli discepoli del suo figlio Gesù Cristo!.
+ Guglielmo Borghetti, Vescovo