Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia per l’Accolitato di Giuseppe Guarrera


1.  ‘Si rallegrino il deserto e la terra arida, esulti e fiorisca la steppa. Come fiore di narciso fiorisca; si canti con gioia e con giubilo ‘(Is 35, 1). Con questa Eucaristia entriamo pienamente in  quella  terza  domenica d’Avvento che l’ antica tradizione liturgica designa come domenica ‘gaudete’, la domenica dell’invito alla gioia, alla gioia cristiana, a quella gioia che ‘con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce’ (Papa Francesco  EG 1). Il Signore è vicino, fuggano tristezza e pianto! Il motivo della gioia cristiana sta in questa vicinanza di Dio che si è fatto uomo, è diventato uno di noi, e ci ha fatto diventare uno in Lui. In questo sta lo specifico della gioia cristiana! L’agire di Dio si basa su fatti reali che sono gli interventi di Dio nella storia, interventi che liberano a aprono sempre orizzonti di speranza. L’intervento di Dio che celebreremo in tutta la sua ampiezza nel Tempo liturgico di Natale è l’intervento di Dio che viene ad abitare in mezzo a noi e dentro di noi: nasce storicamente a Betlemme,da donna, per opera dello Spirito Santo;  nasce in ciascuno di noi che lo accoglie nello Spirito Santo.
2. La gioia secondo le Sacre Scritture scaturisce sempre dall’ agire di Dio nella storia. Dove Dio agisce si produce una sorta di vibrazione, un’ondata di gioia che si propaga poi per generazioni e generazioni, per sempre. L”effetto Natale’ ci raggiunge oggi, qui ed ora, e ci riempie di gaudio intimo: ‘Dite agli smarriti di cuore, ‘Coraggio, non temete, ecco il vostro Dio’Egli viene a salvarvi’ (Is 35). Anche la sensibilità dell’uomo conosce i percorsi della gioia, ma quanto diversa è la natura della gioia umana! Tutti conosciamo l’Inno alla gioia che chiude la Nona sinfonia di Beethoven, scritto da F.Schiller: la gioia che si canta e celebra in esso è ‘scintilla luminosa degli dei, figlia dell’Eliso’, ‘abbracciatevi, o milioni, questo bacio a tutto il mondo!’. Questa è una gioia soggettiva, un grido di invocazione che parte dal cuore dell’uomo, è una domanda, non una risposta; la gioia cristiana è anche oggettiva, nasce da una reale esperienza, da un evento gioioso. La prospettiva dell’Inno alla gioia di Beethoven è mitologica, irreale, la prospettiva cristiana è storica si basa sui fatti reali che sono le azioni di Dio, l’avvenimento reale che è la manifestazione nella carne del Figlio eterno del Padre, Gesù di Nazareth! L’Avvento ci educa a sentire questa presenza di Gesù! Non dobbiamo aspettare un altro, Colui che doveva venire è entrato nella storia nostra attraversata da tensioni e oscurità e malattie ed è accaduto che  gli occhi del ciechi si sono aperti, i sordi odono, gli zoppi  camminano, i lebbrosi sono mondati, i morti resuscitano, i muti gridano di gioia!
3. Carissimo Giuseppe  per te, oggi, un invito speciale alla gioia cristiana! In questa Eucaristia sarai istituito accolito nella nostra Chiesa e per la nostra Chiesa; il Signore Gesù già vicino a ciascuno di noi, diventerà per te, in un certo modo, ancora più vicino, potendo tu toccare e distribuire, seppur straordinariamente, la Santa Comunione che è il suo corpo;  potendo anzi, dovendo toccarlo  con la delicatezza dell’amore  servizievole ai più poveri e agli ammalati del suo Corpo che è la Chiesa. Stai vicino ai tanti ‘ciechi’,  ‘sordi’,  ‘zoppi’,  ‘lebbrosi’,  ‘muti’,  poveri che incontrerai; di loro che è vicino il Signore, sii tu Gesù per loro, faglielo sperimentare con la tua presenza amorevole. Il Santo Padre Francesco ci ricorda in Evangelii gaudium: che ‘ il grande rischio del nostro mondo attuale, con la sua molteplice ed opprimente offerta di consumo, è una tristezza individualista che scaturisce dal cuore comodo e avaro, dalla ricerca malata di piaceri superficiali, dalla coscienza isolata. Quando la vita interiore si chiude nei propri interessi non vi è più spazio per gli altri, non entrano più i poveri, non si ascolta più la voce di Dio, non si gode più della dolce gioia del suo amore, non palpita l’entusiasmo di fare il bene'(EG 2). Non avere un cuore comodo e avaro, non ti isolare mai apriti alla comunione!
3.  ‘Siate costanti  fratelli miei, fino alla venuta del Signore ( Gc 5,7).  Si Giuseppe, sii costante, perseverante, la gioia del Signore sarà la tua forza, se avvertirai le mani fiacche e le ginocchia vacillanti, se ti sembrerà che il cuore si smarrisca, non temere, il Signore è vicino! Sostenuto dalla potente intercessione di Maria Assunta possa tu crescere sempre nella fede e nella carità ed essere generoso samaritano della speranza per tutti i tuoi fratelli!