1 ‘O Dio, fonte di ogni paternità, che hai mandato il tuo Figlio per farci partecipi del suo sacerdozio regale, illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e con la vita donata ai fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo, primogenito dei morti e dominatore di tutti i potenti della terra’ (Colletta). Mi piace partire proprio da questa bellissima orazione di Colletta con cui abbiamo iniziato questa celebrazione eucaristica nella Solennità di Cristo Re e Signore dell’Universo, qui, nella bella Chiesa Parrocchiale di Scansano, oggi particolarmente coinvolta in un evento di Chiesa del tutto speciale: l’ordinazione diaconale di Francisco Javier. Nella preghiera si individua il centro della riflessione che ti voglio consegnare Francisco Javier: ‘illumina il nostro spirito, perché comprendiamo che servire è regnare, e con la vita donata ai fratelli confessiamo la nostra fedeltà al Cristo’.
2 Si, caro Francisco, stai per essere ordinato diacono: chiedi al Signore di illuminare il tuo spirito perché possa comprendere con tutte le fibre del tuo essere che servire è regnare e chiedi di avere la forza per poter confessare con la vita donata ai fratelli la tua fedeltà a Gesù Cristo! E’ uno stupendo programma di vita, è quello stesso di Gesù, è quello stesso del vero discepolo; questa è la vita nello Spirito Santo: servire per amore fino al dono supremo di sé. Questo seme della diaconia, già presente dal giorno del Battesimo, sei chiamato a svilupparlo rafforzato dalla grazia del sacramento del diaconato; sarà per te elemento prezioso che vitalizzerà domani la tua vita di prete. Nella Chiesa siamo tutti partecipi di questo tratto essenziale della personalità del Servo di Dio Gesù di Nazareth, venuto per servire e non per essere servito; siamo tutti partecipi della sua regalità, siamo popolo regale: Gesù Cristo ‘ha fatto di noi un regno, sacerdoti per il suo Dio e Padre‘ (Ap 1, 6). La regalità di Cristo si esprime soprattutto nell’offerta libera e spontanea sulla Croce, espressione massima del suo amore per noi. ”Dunque tu sei re’? Rispose Gesù: ‘Tu lo dici: io sono re” (Gv 18,37) il re dei Giudei che risponde a Pilato e che nel contempo gronda sangue dal capo coronato di spine rende icasticamente l’idea di una regalità del tutto particolare: non c’è traccia di dominio né di potere, ma rinuncia totale ad affermare se stessi, mitezza allo stato puro. Quale espressione migliore dell’amore se non quella di offrire la propria vita in riscatto di tutti? Quale esempio di umiltà e di servizio se non quello dell’annichilimento e dello svilimento di se stessi fino all’effusione del sangue per l’intera umanità? L’offerta sulla Croce ci illustra l’essenza più intima ed autentica del Regno di Dio e ci chiarisce che l’esercizio della regalità di Cristo, a cui tutti i battezzati sono chiamati a partecipare, è amore infinito ed effettivo, è vocazione per tutti i discepoli di Cristo. I diaconi, nella Chiesa, sono chiamati a ricordarci questa fondamentale verità dell’essenza intima della regalità cristiana: servire per amore fino a dare la vita, ‘servire è regnare’ (S. Ireneo di Lione)!
3 Tu provieni dal grande continente latino-americano, sei messicano! Dunque per passare dalla Parola alla vita come non proporti oggi le parole e l’esempio del Beato Miguel Agustin Pro, sacerdote gesuita, la cui memoria liturgica si celebra il 23 novembre, figura simbolo del Messico martire, uomo dal cuore grande, generoso e gioioso che visse, soffrì e morì per il suo popolo perseguitato. L’opera di Padre Pro era testimoniare Cristo contro ogni pretesa arrogante del potere. Amava spesso dire: “Sono pronto a dare la mia vita per le anime, ma per me non voglio nulla. Tutto ciò che desidero è di condurle a Dio. Se io tenessi qualcosa per me, sarei un ladro e un infame; non potrei più essere un prete”.
4 Padre Pro fu condannato senza alcun processo e fucilato nel novembre 1927. Esattamente il 23 novembre 1927, 85 anni fa! Nel 1988 Giovanni Paolo II lo proclamò Beato. Il Messico è un Paese dalla grande storia di fede e di martirio. Forse pochi ricordano che in Messico, agli inizi del ventesimo secolo, si è perpetrata una persecuzione terribile contro i cattolici. Si trattò di un conflitto scatenato contro una società contadina, tradizionale, cattolica, un’aggressione voluta da uno Stato autoritario uscito da un processo rivoluzionario.
5 Nel 1917 venne promulgata in Messico una nuova Costituzione, ispirata a principi anticlericali. Da essa ebbe origine una fase di violenta persecuzione religiosa. L’episcopato messicano espresse la sua contrarietà alla nuova legge fondamentale della nazione, provocando però in tal modo una forte reazione da parte governativa. Dal 1926 in avanti, la persecuzione si fece ancor più violenta con l’espulsione dei sacerdoti stranieri, la chiusura delle scuole private e di alcune opere benefiche. Ebbe così inizio la guerra civile, meglio conosciuta in Messico come ‘Movimiento cristero‘, un movimento spontaneo di auto-difesa, che poneva le ragioni di un popolo contro quelle del potere. Non seguivano altri capi se non Cristo Re: per questo furono chiamati Cristeros, contrazione di Cristos Reyes, nome dato spregiativamente dai governanti ai ribelli, a motivo del loro grido di battaglia: ‘¡Viva Cristo Rey!’ (‘Viva Cristo Re!’). La mattina del 23 novembre, Padre Pro fu condotto a morte. Mentre veniva condotto all’esecuzione, uno dei poliziotti che lo aveva catturato gli chiese il suo perdono, Padre Pro glielo concesse prontamente. Pochi minuti prima di essere fucilato, Padre Pro chiese, come ultimo desiderio, di poter pregare. Si inginocchio per terra, vicino al muro dove egli avrebbe subito la pena capitale. Accettando in pienezza la divina volontà, accettò la sua sorte, si alzò in piedi, distese le sue braccia a croce preparandosi a morire. Perdonati gli esecutori della condanna, quando componenti del plotone alzarono i loro fucili, Padre Miguel Pro gridò, con voce chiara e forte, Viva Cristo Re!
6 Carissimo Francisco Javier: ecco la strada: il ministero ordinato è cammino di dono di sé, disinteressato: non al centro denaro, onori, dominio delle situazioni; bensì umiltà e dolcezza, modestia e spirito di fede, castità gioiosa ed obbedienza ai bisogni del nostro popolo che è la carne viva di Gesù che ha sete del nostro amore lieto e servizievole.
7 I Cristeros, i cattolici messicani che si erano ribellati al governo anticlericale, portavano in battaglia l’immagine della Virgen morenita sulle proprie bandiere: Nostra Signora di Guadalupe, Patrona del Messico e del Continente Americano