Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia per l’Ordinazione presbiterale di Francisco Javier Hernandez Guerrero


Omelia per la ordinazione presbiterale di
Francisco Javier Hernandez Guerrero
 
Antica Cattedrale di Sovana
Sabato 29 giugno 2013
Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Paolo
 
 
1. Con tutta la Chiesa cattolica oggi la nostra Diocesi celebra con particolare solennità e gioia spirituale la memoria dei Santi Apostoli Pietro e Paolo nell’Anno della fede; molteplici sono i motivi di questa gioia: la sua Cattedrale, a Pitigliano, è ad essi dedicata; l’Antica Cattedrale, qui a Sovana, fu dedicata dai nostri padri a San Pietro; la persona e la missione dei due Apostoli, ‘colonna e fondamento della città di Dio’,  ci permette di riassaporare la freschezza e l’entusiasmo della prima ora del cristianesimo; il nostro diacono Francesco Saverio sarà ordinato presbitero per il servizio del nostro popolo durante questa Eucaristia! Un abbraccio affettuoso alla sua mamma qui presente venuta per l’occasione eccezionale dal lontano Messico!
2. Rimeditiamo oggi il grande mistero della Chiesa, il mistero della salvezza che ci viene donata dall’Eterno Padre per mezzo di uomini fragili e mortali. L’amore salvifico di Dio sceglie chi vuole come strumenti del suo disegno: la più varia umanità è assunta e impegnata come mediatrice di salvezza. Oggi, considerando Pietro e Paolo ‘uniti in gioiosa fraternità’ (dal Prefazio), sentiamo come il rumore della sorgente di quell’acqua viva, ‘l’insegnamento degli Apostoli dai quali ha ricevuto il primo annunzio della fede’ (Colletta). In realtà ben sappiamo che la sorgente è una sola: Gesù Cristo: lui è il cuore della Chiesa e tutto il suo bene. Ma come incontrarlo senza coloro che egli ha scelto come apostoli, ponendoli a fondamento della sua comunità? Senza di essi mancherebbe il necessario anello di congiunzione tra noi e Gesù, il Cristo, il Figlio del Dio vivente!
3. Accomunati e congiunti dallo stesso amore per  Gesù e dal martirio subito a Roma, possiedono una personalità diversissima: Pietro è il pescatore senza cultura, abituato fin da ragazzo alla fatica del guadagnarsi il pane con il lavoro di pescatore. Paolo è l’intellettuale, lo studioso che ha frequentato i migliori maestri di Gerusalemme, apparteneva ad una famiglia agiata e così  poteva godere, nonostante la nazionalità ebraica, della cittadinanza romana –civis Romanus sum– (cfr. At 22,27). Pietro è entusiasta, generoso, ma volubile e insicuro. Paolo è tenace: il suo agire è determinato, sia da persecutore fiero della Chiesa di Cristo, sia da annunciatore ai pagani dell’Evangelo della salvezza. Pietro è sensibile alle variazioni dell’ umore e delle circostanze: facilmente si esalta, facilmente si abbatte. Paolo è un duro che non conosce stanchezze o cedimenti, le difficoltà lo spronano, le opposizioni lo fortificano. Paolo è più istruito, ma il capo della Chiesa è Pietro; Paolo è più capace di scavare le profondità del mistero, ma a Pietro sono consegnate le chiavi del Regno. Paolo, pur dotato di grande sensibilità, è naturalmente  più forte, più stabile, più sicuro; eppure il fondamento della Chiesa è Pietro, su di lui è stata edificata. Dio non esclude nessuno e si serve di chi sceglie: tutti rispetta nella loro natura e nella loro personalità, tutti coinvolge nel suo piano di salvezza. Pietro e Paolo ‘con doni diversi hanno edificato l’unica Chiesa’ (dal Prefazio). Ciascuno di noi, tu Francesco, così come siamo, siamo chiamati a costruire l’unica Chiesa!
4. Carissimo Francesco, non è per le tue doti umane e neppure per le tue risorse spirituali che oggi sei qui nella Santa Assemblea a ricevere il dono del sacerdozio ministeriale; la libera decisione di Dio aleggia sulla tua vita e oggi qui ti ha portato! Con Sant’Agostino ti dico: di Pietro e Paolo ama la fede, la vita, le fatiche, le sofferenze, la testimonianza e la predicazione (cfr. Sant’Agostino, Discorso 295). Questo giorno santo con il suo dono di grazia, imprima nella tua psicologia spirituale una nota petrina e una nota paolina.
5. Con Pietro confessa Gesù Cristo Signore, conferma i tuoi fratelli nella fede, non  spaventarti delle tue fragilità, gettati in Gesù e ricorda che è Lui la Fonte dell’autorità che nella Chiesa sei chiamato a personificare per guidare il popolo che ti è affidato con carità pastorale verso i pascoli dell’Eterna Vita; non spadroneggiare sul gregge a te affidato (cfr.  Ez 34,2 -1 Pt 5,3)! Non sono le tue, le nostre,  indicazioni umane, i nostri ‘ordini’ che costruiscono qualcosa di duraturo, ma la nostra capacità di lasciar trasparire la presenza di Cristo in noi e il suo agire attraverso di noi. Con Paolo accogli il fascino del Mistero nascosto da secoli e la passione dell’annuncio: vai, vai, vai! Non aspettare, non pretendere che gli altri vengano ad ascoltarti, va tu ad ascoltare loro, va ad annunciare la perenne freschezza del Vangelo ai cuori riarsi e avidi di accoglierla. Come Paolo affronta la buona battaglia, il Signore ti sarà vicino e ti darà forza; conserva la fede!
6. Sei ordinato per la Chiesa universale, ma l’esercizio del tuo ministero avverrà in questo lembo di terra maremmana: non dimenticarlo: non sei in Messico e neppure nel Monastero solenne e silenzioso. Non pretendere nulla, dona tutto; conquistato da Cristo, conquisterai a Lui. Accogli con amore e pazienza grande la gente che ti sarà affidata, e amala senza riserve: sono coloro dei quali un giorno ti sarà chiesto ‘Che ne hai fatto di tuo fratello?’ (cfr. Gn 4,10). Fuggi come la peste la sete di denaro, spesso sirena ammaliante di tanti cuori anche sacerdotali. Ama la cooperazione: il prete da soli non si fa: è come la maionese impazzisce! Ogni sacerdote vive nella comunione reale e ontologica del Presbiterio unito al proprio Vescovo. Infatti: ‘Il ministero ordinato, in forza della sua stessa natura, può essere adempiuto solo in quanto il presbitero è unito con Cristo mediante l’inserimento sacramentale nell’ordine presbiterale e quindi in quanto è nella comunione gerarchica con il proprio Vescovo. Il ministero ordinato ha una radicale ‘forma comunitaria’ e può essere assolto solo come ‘un’opera collettiva’ (Pastores dabo vobis, 17). Nella Diocesi non c’è un Abate a cui obbedire, c’è la carne viva della Chiesa particolare concreta alla quale Vescovo e preti insieme, debbono obbedire. Con Papa Francesco ripeto a te, oggi, non essere un intermediario, un gestore. Pietro e Paolo si misero in gioco totalmente e la terra si imporporò del loro sangue. ‘Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore ‘hanno già la loro paga’ e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità‘ (Papa Francesco, Omelia Santa Messa crismale 2013).
7. Sostenuti dalla potente intercessione dei Santi Apostoli Pietro e Paolo preghiamo per le vocazioni, consapevoli che non abbiamo solo bisogno di nuovi presbiteri, ma soprattutto di presbiteri nuovi! A loro ed alla Regina degli Apostoli affido volentieri il tuo ministero sacerdotale: possa essere fecondo delle opere dell’amore apostolico e  al termine del tuo percorso di vita possa tu ripetere gioioso: ‘so a chi ho dato fiducia, ho creduto e so che tu sei il Figlio di Dio, ho combattuto la buona battaglia, ho confermato i miei fratelli, ho conservato la fede!’ Così sia.