Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Omelia per l’Ordinazione presbiterale di Mulenga Bavu


«Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo» (Lc 3,21-22)
Carissimo Mulenga,
oggi per te il cielo si apre e discende sopra di te quello stesso Spirito Santo che ha consacrato  il Signore Gesù, quello stesso Spirito ‘ti custodisca per la santificazione del suo popolo e per l’offerta del sacrificio’ (dal Rito di ordinazione presbiterale) .
Oggi per la Chiesa di Pitigliano-Sovana-Orbetello il cielo si apre e riceve in dono un nuovo presbitero dalla benevolenza dell’Eterno Pastore.
Molte cose vorrei dirti, qui, nella santa assemblea convocata solennemente nell’Antica Cattedrale di Sovana, gravida di storia e di memorie; molte cose a te che vieni da lontano- dal caro Continente africano- e che pure ormai ti sei fatto tanto vicino nei nostri cuori; ma solo su una desidero soffermarmi; quella che mi ha indotto a scegliere la versione lucana del racconto del Battesimo di Gesù al Giordano in sostituzione della versione di Marco, evangelista di quest’ Anno liturgico.
Si legge: ‘Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera
Verrebbe quasi da dire che per S. Luca fu la preghiera di Gesù a squarciare i cieli e a far discendere lo Spirito Santo.
Vorrei invitarti a guardare alla  preghiera di Gesù, alla preghiera che attraversa la sua vita, ‘come un canale segreto che irriga l’esistenza, le relazioni, i gesti e che lo guida, con progressiva fermezza, al dono totale di sé, secondo il progetto di amore di Dio Padre’ (BENEDETTO XVI). Gesù è il maestro della nostra preghiera, è il maestro anche della preghiera del prete; come si legge nel Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, «la preghiera è pienamente rivelata ed attuata in Gesù» (541-547). A Lui, l’Orante, ti invito dunque a  guardare.
Pregando dopo  il battesimo ricevuto nel fiume Giordano, Gesù dona a questo suo gesto, un tratto esclusivo e personalissimo.
Il Battista aveva rivolto un forte appello a vivere veramente come «figli di Abramo», convertendosi al bene e compiendo frutti degni di tale cambiamento (cfr Lc 3,7-9. sottoporsi al battesimo doveva segnare una svolta determinante, iniziare una vita nuova nel segno del bene. Anche Gesù accoglie questo invito, entra nella grigia moltitudine dei peccatori che attendono sulla riva del Giordano. Ma perché Gesù si sottopone volontariamente a questo battesimo di penitenza e di conversione? Non  aveva peccati,  non aveva dunque, neppure bisogno di convertirsi. Perché  questo gesto? Discendendo nel fiume Giordano, Gesù, senza peccato, vuol  rendere visibile la sua solidarietà con coloro che riconoscono i propri peccati, scelgono di pentirsi e di cambiare vita.
Ecco, con questo gesto Gesù possiamo dire che anticipa la croce,  inizia la sua attività collocandosi tra i peccatori, assumendo sulle sue spalle il peso della colpa dell’intera umanità, diventando peccato, adempiendo la volontà del Padre. Raccogliendosi in preghiera, Gesù mostra il suo intimo legame con il Padre che è nei Cieli, sperimenta la sua paternità, coglie la bellezza esigente del suo amore, e nel colloquio con il Padre riceve la conferma della sua missione. Nelle parole che risuonano dal Cielo (cfr. Lc 3,22) vi è il rimando anticipato al mistero pasquale, alla Croce e alla Risurrezione. La voce divina lo definisce «Il Figlio mio, l’amato», con evidente richiamo ad Isacco, l’amatissimo figlio che il padre Abramo era disposto a sacrificare, secondo il comando di Dio (cfr. Gen 22,1-14). Gesù è il Figlio unigenito, l’amato, simile a Isacco, che Dio Padre dona per la salvezza del mondo. Nel momento in cui, attraverso la preghiera, Gesù vive in profondità la propria figliolanza e l’esperienza della paternità di Dio (cfr. Lc 3,22b), discende lo Spirito Santo (cfr. Lc 3,22a), che lo guiderà  nella sua missione e che Egli effonderà dopo essere stato innalzato sulla croce (cfr. Gv 1,32-34; 7,37-39), perché illumini e fortifichi l’opera della Chiesa.
Nella preghiera, Gesù vive un ininterrotto contatto con il Padre per realizzare fino in fondo il progetto di amore per gli uomini. ‘Il sacerdote dev’essere un uomo che conosce Gesù nell’intimo, che lo ha incontrato e ha imparato ad amarlo. Perciò dev’essere soprattutto uomo di preghiera’ senza una robusta base spirituale non può resistere a lungo nel suo ministero’ (J. Ratzinger).
Per realizzare in fedeltà il progetto del Padre su di te, tra poco prete, dovrai immergerti nel Giordano del peccato degli uomini tuoi fratelli, solidarizzare con loro. Dovrai  stare in preghiera, in dialogo con il Padre, per  attingere così la  forza per imitare ciò che celebri e confermare la tua vita al mistero della Croce di Cristo.
Uscito dalle acque del Giordano, Gesù non inaugura la sua preghiera, ma continua il suo rapporto costante, abituale con il Padre; ed è in questa unione intima con Lui che compie il passaggio dalla vita nascosta di Nazareth al suo ministero pubblico.
Il Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica risponde così alla domanda: Da chi Gesù ha imparato a pregare?: «Gesù, secondo il suo cuore di uomo, ha imparato a pregare da sua Madre e dalla tradizione ebraica. Ma la sua preghiera sgorga da una sorgente più segreta, poiché è il Figlio eterno di Dio che, nella sua santa umanità, rivolge a suo Padre la preghiera filiale perfetta» (541).
Anche nella nostra preghiera  dobbiamo imparare, sempre di più, ad entrare in questo atteggiamento di  Gesù: rinnovare davanti a Dio la nostra decisione personale di aprirci alla sua volontà, chiedere a Lui la forza di conformare la nostra volontà alla sua, in tutta la nostra vita, in obbedienza al suo progetto di amore per  noi, in conformità al nostro stato di vita.
La preghiera di Gesù tocca tutte le fasi del suo ministero e tutte le sue giornate. Le fatiche non la bloccano. Quando le decisioni si fanno urgenti e complesse, la sua preghiera diventa più prolungata e intensa.
Dandoci l’esempio di perfetto orante e consegnandoci il mistero della sua preghiera, Gesù non lo ha fatto in due modalità: una per i laici e una per i sacerdoti. Il dono della preghiera è uguale per tutti; ma è altrettanto vero che il ministero svolto nella Chiesa offre alcuni accenti particolari all’unica preghiera cristiana: una caratteristica essenziale del presbitero è quella di stare davanti alla comunità in nome di Dio e di stare davanti a Dio in nome della comunità.
Prima di ricevere l’ordine del presbiterato  dovrai manifestare davanti al popolo di Dio la volontà di assumerne gli impegni e tra questi spicca quello della preghiera d’intercessione, ti chiederò  ‘ Vuoi insieme a noi implorare la divina misericordia per il popolo a te affidato, dedicandoti assiduamente alla preghiera come ha comandato il Signore?’ Come il profeta che sta davanti al suo popolo in nome di Dio, egli deve anche stare davanti a Dio in nome del suo popolo per intercedere a suo favore. Messaggero di Dio presso i fratelli, messaggero dei fratelli presso Dio: solidale con Dio, solidale con i fratelli. Il prete è chiamato ad essere intercessore  come Abramo, Mosè, Samuele, uomini di Dio, ma simultaneamente uomini della comunità. Intercedere significa ‘fare un passo tra’, interporsi tra due parti: chi intercede entra nella situazione, l’assume fino a condividerla ‘ s’immerge nel Giordano della vita.  E’  dalla qualità della  preghiera d’intercessione fatta dal prete ogni giorno per il popolo che gli è affidato, che si misura la sua carità pastorale, il suo amore per l’uomo concreto conosciuto nei suoi bisogni, nelle sue sofferenze e fragilità, nei suoi peccati e nelle sue miserie; proprio come Gesù che ‘sa compatire le nostre debolezze, essendo stato lui stesso tentato come noi in ogni cosa come noi’ ed è in grado di sentire giusta compassione per quelli c he sono nell’ignoranza e nell’errore, essendo anche lui rivestito di debolezza (Eb 4,15; 5,2) 
Se questa sarà la traccia profonda e soave della tua vita interiore si realizzeranno per te come per Gesù, Parola incarnata, le parole profetiche di Isaia che abbiamo ascoltato: ‘Così sarà della mia parola uscita dalla mia bocca: non ritornerà a me senza effetto, senza avere operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata’ (Is 55,11). Gesù ha compiuto ciò per cui è stato mandato, va e anche tu fa lo stesso.
La Madre del Signore ti accompagni e ti educhi al dialogo con il Padre per la piena della realizzazione della missione che ti è affidata. Amen.
«Mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo» (Lc 3,21-22)