325. Laici cristiani nella realtà socio-politica: è questo un impegno fondamentale che ha sempre investito la coscienza dei fedeli e che progressivamente è venuto a delinearsi, durante il secolo appena trascorso, fino ai nostri giorni, sia nella riflessione teologica e sociale, sia nei ripetuti interventi del Magistero.
Nel presentare la sua riflessione su questo argomento, così importante e delicato, il sinodo desidera seguire la linea metodologica codificata, si potrebbe dire, da Paolo VI nell’enciclica Octogesima adveniens: ‘Spetta alle comunità cristiane analizzare obiettivamente la situazione del loro paese, chiarirla alla luce delle parole immutabili del Vangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell’insegnamento sociale della Chiesa… individuare con l’assistenza dello Spirito Santo, in comunione con i vescovi responsabili, e in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà, le scelte e gli impegni che conviene prendere per operare le trasformazioni sociali, politiche ed economiche’ (OA, 4). In altre parole, occorre vedere, valutare, agire:
a. la comunità cristiana deve ‘vedere’, cioè analizzare obiettivamente le situazioni;
b. la comunità cristiana deve poi anche valutare cioè confrontare le situazioni alla luce delle parole immutabili del Vangelo e attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e direttive di azione nell’insegnamento sociale della Chiesa;
c. la comunità cristiana, infine, deve impegnarsi ad agire, cioè a individuare, con l’assistenza dello Spirito Santo, in comunione con il vescovo, e in dialogo con gli altri fratelli cristiani e con tutti gli uomini di buona volontà, le scelte e gli impegni che conviene prendere per contribuire al progetto e alla attuazione delle trasformazioni sociali ritenute necessarie.