Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Don Mulenga ordinato presbitero

È andata avanti su due binari paralleli la liturgia di ordinazione presbiterale di don Mulenga Bavu, celebrata nell’antica cattedrale di Sovana domenica scorsa, festa del Battesimo di Gesù. Da una parte il senso di leggerezza, di gioia, di simpatia e semplicità che questo prete-ragazzino africano suscita attorno a sé, caratteristica che gli ha permesso di inserirsi molto rapidamente nel presbiterio diocesano ed entrare nel cuore della gente che ha avuto modo di conoscere in questi due anni di vita in mezzo a noi. A testimonianza di ciò, i tanti fedeli laici presenti a riempire le navate della cattedrale e i tanti sacerdoti concelebranti. Sull’altro binario il messaggio forte, autorevole, insistito del vescovo Guglielmo sulla principale qualità che deve caratterizzare il sacerdote, il quale «dev’essere un uomo che conosce Gesù nell’intimo, che lo ha incontrato e ha imparato ad amarlo. Perciò dev’essere soprattutto uomo di preghiera’ Senza una robusta base spirituale non può resistere a lungo nel suo ministero». Un messaggio forte per i nostri preti che spesso, nell’inseguire il tanto «fare», rischiano di lasciare da parte l’essenziale, cioè l’essere in unione con Cristo. Un insegnamento anche per i laici, che spesso apprezzano e giudicano ciò che il parroco fa più di ciò che il parroco è. Così, su questi due binari dell’imposizione della mani su Mulenga, prima del vescovo, poi di tutti i numerosi preti presenti, subito dopo la prostrazione al canto delle litanie dei santi; quindi l’unzione delle mani con il crisma e la consegna del calice e della patena per la celebrazione eucaristica, seguite dall’abbraccio di pace, hanno concluso il rito di ordinazione per lasciare il testimone alla Consacrazione eucaristica, con la «prima Messa», concelebrata con il vescovo ed i confratelli, di don Mulenga Bavu. Hanno accompagnato la liturgia i canti del coro diocesano, diretto dal maestro Segato, ed emozionante il colpo d’occhio sull’assemblea liturgica multietnica, per la presenza dei parenti dell’ordinando, in particolare degli zii, che lo hanno allevato, e dei suoi «ex» confratelli missionari di San Francesco, tutti africani anche loro. Prima delle benedizione finale, i ringraziamenti di un emozionato don Mulegna: «È difficile anche cominciare a dire quello che mi sono preparato, perché non mi sembra vero ciò che è avvenuto’ La mia è una storia di gratitudine, fatta di eventi, di esperienze che mi hanno portato fino a questo giorno. In questi anni il Signore mi ha fatto sperimentare momenti bellissimi ed è per questo che vorrei ringraziarlo; ringrazio anche le persone di cui Dio stesso si è servito per dimostrare la sua bontà: il vescovo Meini, che ho conosciuto, il vescovo Guglielmo, che mi ha ordinato; ringrazio anche le persone, soprattutto il clero della diocesi, dal quale mi sono sentito accolto fin dall’inizio, in vero clima di famiglia, forse perché’ dicono che in Toscana si sta bene insieme. Ringrazio il vicario don Gian Pietro, non presente perché indisposto, il vicario per la pastorale e anche i parroci con i quali ho fatto le mie prime esperienze, don Sandro, don Gino e don Antonio, ai quali ora aggiungo don Pietro e don Tito. Ringrazio le tante persone intervenute stasera, molte, che neanche mi conoscono, venute per dare la propria testimonianza e di questo sono loro grato. Ringrazio chi è venuto da lontano, in particolare i miei zii (e qui ha aggiunto i ringraziamenti in inglese). Per concludere, il Signore è stato buono con me e con tutti voi; grazie per la sua misericordia». Ha preso quindi la parola don Sandro Lusini, al quale era stato affidato Mulenga per l’ultimo periodo di preparazione, il quale ha letto la benedizione del Santo Padre al sacerdote novello. Ha concluso il vescovo Guglielmo con un «grazie globale» a tutti, in particolare ai sacerdoti per la loro numerosa presenza «che mi ha toccato»; ha quindi lanciato un appello a tutti i giovani presenti: «Che sia questa celebrazione un’occasione perché qualcuno di loro, che sul momento è un po’ tentennante, dica: ‘Eccomi Signore, vengo; manda me, io sono a disposizione’; perché essere preti è veramente una cosa straordinaria, bisogna provare per credere». La benedizione finale ha posto un suggello al bel pomeriggio sovanese, un momento forte di spiritualità, che si va ad aggiungere ai tanti «miracoli» dello Spirito Santo, dei quali le antiche pietre della cattedrale rimangono mute e perenni testimoni.