Il nostro don Sandro Lusini, parroco di Porto Santo Stefano, presenterà il suo ultimo libro, edito dell’Editore Moroni Cesare di Grosseto, con prefazione del prof. Franco Cardini, sul Cammino di Santiago alle ore 17:00 di venerdì 21 dicembre nella Sala Friuli del Convento di San Francesco a Grosseto. Parteciperanno alla presentazione il nostro Vescovo Guglielmo, in veste di Amministratore Apostolico di Grosseto, il prof. Franco Cardini, storico e giornalista, e l’autore del libro stesso, don Sandro; coordinerà l’incontro la dott.ssa Stefania M. Ginanneschi.
‘Destinazione Santiago’ racconta oltre dieci anni di pellegrinaggio fatto in bicicletta prima in bicicletta (1993 e 1999), poi a piedi (2001-2012) lungo i diversi cammini (cammino francese, aragonese, sanabrese, del Nord, primitivo, portoghese, di Levante, la via de la Plata) che attraverso la Spagna arrivano fino alla Galizia, all’estremo occidente europeo dove sono conservate le spoglie di San Giacomo (Santiago), primo fra gli apostoli a testimoniare con il sangue la fedeltà a Cristo (cfr At 12, 1-3). Ispirato dal film di Buñuel La via lattea (1968) il libro cerca di ripercorrere l’essenza del cristianesimo a partire dai ‘luoghi’ del cammino di Santiago, coglierne il messaggio perenne quasi come un «quinto evangelio». Il cammino di Santiago non come un retaggio del passato ma quasi una mappa di orientamento nel labirinto della cultura contemporanea (filo conduttore in questo diviene per l’autore l’espressione di papa Benedetto XVI ‘dittatura del relativismo’), dove l’esperienza cristiana tende ad essere emarginata, stravolta o addirittura ridotta al silenzio. In positivo, leggere il cammino di Santiago come un’eccellente catechesi, un’introduzione all’essenza della fede. Ecco allora la composizione di questo libro. La prima parte, ‘Una strada pellegrina’, è un excursus sull’origine, lo sviluppo e la riscoperta attuale (qualcuno parla giustamente di ‘fenomeno’ Santiago) del cammino di Santiago come via di pellegrinaggio della cristianità verso la tomba dell’apostolo Giacomo, pescatore di Galilea approdato nelle estremi regioni d’Europa come annunciatore del Vangelo. La seconda parte dal titolo ‘L’avventura cristiana’, una via di mezzo tra diario e racconto interiore di un’esperienza ripetuta più volte nel corso degli anni, una riflessione a voce alta sul pellegrinaggio inteso come riscoperta della perennità della fede in continuo confronto e dialogo con l’avventura umana. La terza, ‘Uno sguardo al futuro’, vuol essere una presa di posizione ‘critica’ su come il Cammino di Santiago sia inteso e vissuto da molti, quasi una sorta di «trekking» naturalistico con risvolti pseudo mistici o da new age. Vengono messe in evidenza alcune distorsioni, alcune carenze anche ecclesiali, per cui c’è il rischio che la rotta verso Compostella stia perdendo la sua anima cristiana, le sue motivazioni più vere, il suo significato più autentico. Tuttavia il libro intende incoraggiare il vero significato del pellegrinaggio e della bellezza della fede; il racconto diviene allora un grande atto d’amore verso la méta dell’avventura cristiana: l’incontro con il Cristo glorioso rappresentato nello splendido portale romanico della cattedrale compostelana chiamato ‘Il Portico della Gloria’ e l’abbraccio con l’immagine dell’apostolo, che sorridente, ti accoglie dopo giorni e giorni di cammino.
Come riportato nel retro di copertina, il ricavato della vendita del libro viene destinato dall’autore per la realizzazione di un padiglione pediatrico nel Centro medico di Bam in Burkina Faso, paese dell’Africa sub-sahariana tra i più poveri del mondo, dove da anni don Sandro segue diversi progetti di cooperazione missionaria e solidarietà.
Prefazione al libro di Franco Cardini
La strada. Prima di tutto, la strada. Vi diranno che è un mezzo, uno strumento, non un fine. Che, come non l’uomo è fatto per il sabato bensì il sabato per l’uomo, allo stesso modo non il pellegrino è fatto per la strada, bensì la strada per il pellegrino.
Ma non è così. La strada è un percorso iniziatico, un itinerario ascetico. Non a caso, il suo simbolo più appropriato è il Labirinto. La strada ti prende, t’irretisce, ti cambia. Essa stessa è traguardo, essa stessa è fine. A molti praticanti del cosiddetto ‘turismo religioso’ prigionieri dei dogmi utilitaristici della Modernità, pare che in fondo l’importante sia lo scopo ultimo: il Portico della Gloria e l’abbraccio con l’Apostolo si raggiungono anche comodamente in aereo. Certo, le vie della Provvidenza sono infinite: e alcune di esse possono ben essere aerovie. Ma il Camino de Santiago resta altra cosa. Il ‘turista religioso’, o il ‘turista’ tout court, possono anche accontentarsi. Ma per noialtri pellegrini il discorso è diverso. La strada è il caldo afoso della Meseta e la pioggia gelida del Cantabrico, è il vento che ti entra nelle ossa e l’ululato lontano che ti fa rabbrividire la sera, è il passo lento e scandito dai colpi della punta ferrata del bastone sulle pietre, è il sorso di vino e il boccone di formaggio mandati giù camminando, è la preghiera che ti sale da dentro e che ti si arresta a fior di labbra, è il misterioso compagno di strada che per un tratto ti si affianca e ti procura un sottile disagio, è il bruciore dell’unguento sulla piaga dell’alluce e quello del risvegliarsi della sciatica che ti percorre la coscia e ti fa spasimare. La strada è la luce e il calore dell’ospizio, quell’odore di zuppa di sapone e di sudore che t’invade le narici, i canti e le risate attorno al fuoco, il silenzio brumoso o stellato della notte quando sembra che la lontananza dello spazio e quella del tempo congiurino per farti sentire in un altro mondo. Angeli e dèmoni calcano il cammino accanto a te, sui tuoi passi, muti e instancabili.
Anch’io, come l’autore di questo libro, sono un vecchio pellegrino sulle vie di Galizia come su quelle di Terrasanta. Il Camino, certo non l’ho percorso in tutti i possibili modi: ma in molti, sì. A piedi, a cavallo, in auto, in pullman; solo, con pochi amici, con vaste e rumorose comitive di studenti, con l’austera compagnia di pochi religiosi o con quella di alcuni signori e signore di età matura e avanzata alla loro prima e forse unica esperienza, con giovani severi e disciplinati che ogni notte montavano le loro tende e ogni alba le ripiegavano alla maniera militare. Ho dormito in angusti e scomodi ospizi, all’aperto chiuso in un sacco a pelo, in splendide stanze di lussuosi Paradores. E anch’io, come don Sandro, ho imparato che ha ragione Antonio Machado, che il Camino in fondo non esiste ma che è il pellegrino a crearlo con il suo passo, camminando. Il Camino è unico e universale: eppure ciascuno ha il suo; e, una volta che lo hai percorso, ti accorgi che non lo abbandonerai mai più per tutta la vita, dovunque tu vada e qualunque cosa tu faccia.
Questo è un libro, a modo suo, molto umile ma anche molto ambizioso. E’ un buon manuale di storia del pellegrinaggio e della devozione giacobea. E’ una guida storico-artistico-devozionale attenta, accurata, esaustiva. E’ un taccuino di viaggio, un diario come tanti ne sono stati scritti dai primi tempi del cristianesimo e – per Santiago – dal medioevo in poi. E’ un esercizio di memoria e un espediente di terapia antinostalgica e uno strumento che serve a mantener vivo e intatto il ricordo.
Ma non ci si deve lasciar ingannare dal tono piano e dimesso di queste pagine. Questo libro è anche un impegnato prontuario di battaglia: che insegna a evitare le secche d’una religiosità sentimentale e generica, a contrastare le striscianti istanze consumistiche secondo le quali qualcuno tratta il pellegrinaggio come un balocco per sensazioni fra lo spirituale e l’estetizzante, a combattere le tentazioni esoteristiche alla Paulo Coelho e le fantasie sincretistiche tipo new age. Perché Modernità e Postmodernità sono a loro volta presenti lungo il Camino e possono tentarti e ammaliarti come il canto delle sirene: e tu devi tener ben salda la barra del tuo timone e ben fissi gli occhi sulla stella che t’indica la rotta. Il pellegrino cristiano è il vero Guerriero della Luce e Santiago lo guida vessillo al vento, come nella giornata del Clavijo. Uno che di pellegrinaggi s’intendeva non poco, il vescovo domenicano e agiografo Giacomo da Varazze – colui che alla fine del Duecento ha disteso l’anno liturgico nelle pagine della sua Legenda aurea -, lo ha detto chiaramente: in questa vita, siamo tutti come pellegrini in battaglia.
Il libro di don Sandro Lusini va letto prima di affrontare il pellegrinaggio lungo la Via Lactea, perché il Camino va intrapreso solo quando si è preparati a farlo. Va riletto poi giorno per giorno, pagina per pagina, accompagnando il ritmo dei propri passi e scoprendo le tappe che esso descrive in modo da essere ben consci sia di quelle che anche noi attraversiamo, sia di quelle alternative che lasciamo da canto, magari per la prossima volta. E magari va riletto dopo, una volta tornati a casa, magari giorno per giorno e tappa per tappa come un breviario, al fine di riflettere su un’esperienza che, a farla bene, dura tutta la vita.
Portate dunque con voi questo libro, nella vostra sacca da pellegrini segnata dalla vieira atlantica. E apprestatevi a un’esperienza che durerà qualche giorno, o magari alcune settimane, e che poi vi accompagnerà per sempre. Ultreja!