Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

“Far tesoro della crisi”

 ‘La crisi finanziaria ed economica che si sta propagando ovunque nel mondo non ci può lasciare indifferenti. Come cittadini e come cristiani dobbiamo realisticamente riflettere e cercare di porre in atto tutti gli sforzi di cui ci troviamo capaci. Senza inutili illusioni, ma anche senza comode rinunce. Ci è sembrato pertanto utile coinvolgere la nostra Chiesa diocesana in una riflessione su quanto effettivamente possiamo fare, in modo da non sottrarci alle nostre responsabilità e offrire umilmente, ma concretamente, il nostro contributo’. Queste parole con le quali iniziava il documento ‘Far tesoro della crisi’, datato 28 novembre 2008, risultano attuali più che mai oggi, quando nella nuova crisi economico-finanziaria la nostra Italia è coinvolta più direttamente di allora.
 
Ricordiamo come nacque il documento, che forse non ebbe il seguito che, per la sua valenza profetica, avrebbe meritato. Di fronte alla crisi economica mondiale che stava profilandosi, il vescovo Mario Meini chiese, durante una riunione del consiglio pastorale, se era il caso che la nostra Chiesa prendesse posizione ufficiale, con una riflessione e delle azioni concrete per alleviare, nel nostro piccolo, le conseguenze della crisi. Dopo ampia discussione su una bozza presentata dallo stesso vescovo, vennero incaricati don Antonio Bartalucci, Stefano Gentili e Fiorenzo Dionisi di redigere il documento che poi, dopo alcuni ritocchi, venne emanato, appunto, il 28 novembre come proposta di meditazione alle parrocchie per l’Avvento di quell’anno.
Dicevamo che è stato un documento profetico, perché in un certo senso anticipava che se non si cambiava sistema di vita, la crisi si sarebbe approfondita’ ciò che sta accadendo in questi mesi. Un documento poi che non ebbe il seguito che avrebbe meritato, specialmente nella società civile; ricordiamo solo che due giornalisti di radio Rai vennero ad intervistare la direttrice della Caritas quasi prendendo in giro la nostra diocesi che voleva ‘far tesoro’ di una crisi economica: non avevano capito niente, probabilmente, come spesso accade, fermandosi soltanto al titolo.
Ma ripercorriamole alcune di queste ‘profezie’ contenute nel documento.
” Nonostante tutto, non siamo pessimisti: ci vorrà del tempo, ma dalla grande crisi verremo fuori. E’ logico, però, pensare che ne usciremo tutti ridimensionati e probabilmente verranno modificati molti paradigmi della nostra vita contemporanea’.
‘ – Non è l’uomo per l’economia ma è l’economia per l’uomo. E l’uomo va inteso nella totalità unificata dei suoi valori e delle sue esigenze, delle sue dimensioni e dei suoi aspetti’.
‘Già Paolo VI aveva sollecitato con forza l’intervento della politica nel campo economico, affermando che la sola iniziativa individuale e il semplice giuoco della concorrenza non potrebbero assicurare il successo dello sviluppo‖, e l’obiettivo da raggiungere è lo sviluppo integrale mediante la promozione dell’uomo e di tutto l’uomo’.
‘Dinanzi a questo scenario – ha recentemente detto Papa Benedetto XVI – sentiamo il peso dell’inquietudine, tormentati tra la speranza e l’angoscia e preoccupati ci chiediamo: che ne sarà dell’umanità e del creato? C’è speranza per il futuro, o meglio, c’è un futuro per l’umanità? E come sarà questo futuro? La risposta a questi interrogativi viene a noi credenti dal Vangelo. È Cristo il nostro futuro e, come ho scritto nella Lettera enciclica Spe salvi, il suo Vangelo è comunicazione che cambia la vita, dona la speranza, spalanca la porta oscura del tempo e illumina il futuro dell’umanità e dell’universo. La creazione soffre. L’umanità soffre ed attende la vera libertà, attende un mondo diverso, migliore; attende la redenzione’
‘Un altro mondo è possibile se avremo la capacità e la lungimiranza di riscoprire la centralità della persona, liberandoci dall’illusione, fortemente diseducativa, che il denaro produca da solo denaro. Un altro mondo è possibile se si supereranno le ‘strutture di peccato’, richiamate da Papa Giovanni Paolo II, che tanti danni hanno prodotto ad una giusta convivenza e se saremo capaci di demolire gli idoli che ci siamo costruiti: denaro, potere, consumo, spreco, tendenza a vivere al di sopra delle nostre possibilità. Idoli che stanno destrutturando le più nobili verità della vita sociale, come quella che ci ricorda che l’umanità è una sola grande famiglia e i beni della terra sono destinati a tutti in giustizia e carità. La consapevolezza dei nostri limiti, tuttavia, non ci chiude in noi stessi, ma ci spinge invece a ‘ripartire dagli ultimi‟ che sono il segno drammatico della crisi attuale. E con gli ultimi e gli emarginati potremo tutti recuperare un genere diverso di vita. Dunque, ‘fare il bene adesso ed in prima persona, con passione e ovunque ce ne sia la possibilità’, come ci ha esortato Papa Benedetto XVI. La situazione è seria, ma a cristiani non è dato disperare.
Con umiltà e fiducia ci viene spontaneo ripetere col salmista: Solo in Dio riposa l’anima mia; da Lui la mia salvezza. Lui solo è mia rupe e mia salvezza, mia roccia di difesa: non potrò vacillare. Egli è la roccia sicura, l’ancora della salvezza, il nostro certo futuro. Affidarci a Lui, e in Lui ricomprendere tutte le persone, particolarmente coloro che in questo momento stanno soffrendo di più, è la nostra prima azione concreta. A Lui chiediamo l’energia spirituale capace di far crescere nella famiglia umana, e nel microcosmo della nostra diocesi, l’armonia, la giustizia, la comunione tra le persone, le etnie e i popoli.
Sollecitiamo i cristiani a far sì che l’Eucaristia alla quale attingono li impegni a operare per un ordine sociale più umano. E’ un impegno di tutti, è una missione. E’ la missione della Chiesa, in particolare dei fedeli laici, che assume anche il carattere dell’impegno per la giustizia, la pace, l’integrità del creato.
Offriamo il presente documento alla meditazione vigile ed attenta delle nostre comunità parrocchiali per farne oggetto di attenta verifica, trarne spunti di crescita spirituale e per attivare concrete forme di sostegno ai più deboli.
Chiediamo alle nostre parrocchie la cura di educare alla consapevolezza critica, specie verso tutte le forme di manipolazione dell’uomo, e verso la cultura del successo, del denaro e del profitto, imposta come orizzonte culturale uniforme, unico, indiscutibile.
Particolarmente affidiamo alle Caritas parrocchiali il compito di essere l’anima della riflessione e il motore trainante dell’animazione nelle singole comunità, perché questo momento delicato si risolva in una occasione di crescita umana e spirituale, all’insegna della solidarietà con i più deboli e dell’attenzione a ciò che nella vita è veramente necessario.
Invitiamo chi ricopre responsabilità di ordine politico a costruire percorsi condivisi di misure organiche di lotta alla povertà con particolare attenzione alle famiglie monoreddito e a tutte le fasce più deboli. Invitiamo i responsabili degli istituti di credito a prestare attenzione a chi si dovesse trovare in situazioni di momentanea difficoltà finanziaria e a favorire tutti i sostegni che si muovono nella direzione del lavoro e della ripresa dell’economia reale.
Per noi tutti ci sembra emergere l’appello a una vita più sobria e attenta alle necessità dei fratelli. Più concretamente, l’attuale momento ci invita a interrogarci sui nostri stili di vita, sul nostro rapporto con il denaro, sui modi in cui mettiamo a frutto i nostri risparmi e facciamo ricorso al credito.
Per aiutare a fronteggiare il disagio sociale presente in persone e famiglie chiamate a sostenere impegni finanziari superiori alle capacità economiche immediate – oltre agli impegni quotidiani incombenti – la diocesi si rende pronta, secondo le sue disponibilità, a collaborare, tramite la Caritas Diocesana, quale suo soggetto operativo, con le Istituzioni Pubbliche, in particolare i Comuni e gli Istituti di Credito, anche in vista di una possibile creazione di un Fondo di Garanzia e Solidarietà a sostegno delle richiamate esigenze, da gestire con una Convenzione specifica, firmata da tutti i soggetti che si impegneranno a dare un efficace contributo’.
 
Don mariano Landini