In vista della sua ordinazione diaconale, siamo andati a trovare Francisco Javier Hernandez Guerrero a Scansano, dove abita da qualche settimana nella casa canonica, con il parroco don Sebastian: un messicano con un sacerdote indiano al servizio di parrocchie maremmane; è la «missione di ritorno», di cui si parlava diversi anni fa come il futuro della Chiesa nel mondo occidentale. Il futuro è già qui: quelle che venivano dette «terre di missione» oggi inviano missionari ad evangelizzare gli antichi paesi evangelizzatori, che stanno perdendo la fede. Francisco è nato a Guadalajara, Messico, il 21 novembre 1971; primo di sette fratelli, attualmente residenti tre, con i genitori, negli Stati Uniti e tre in Messico. «Fin da piccolo avevo sentito la chiamata del Signore per la consacrazione religiosa – inizia Francisco – ed ho sempre vissuto vicino alla Chiesa, svolgendo attività pastorale in parrocchia». Poi Francisco conobbe una comunità religiosa nuova, che stava nascendo nella sua città, e vi entrò rimanendovi due anni, per tornare poi alla vita civile, inserendosi nel mondo del lavoro, però sempre con quel desiderio di consacrarsi al Signore. «Mi attirava la vita missionaria, ma allo stesso tempo anche quella diocesana e la fraternità religiosa; entrai allora in un monastero cistercense, dove potevo vivere tutte e tre le dimensioni, perché quella congregazione era nata proprio per vivere accanto alla parrocchia e, nel 1998, venni in Italia, a Roma, dove ho fatto l’anno di noviziato ed emesso la professione temporanea, iniziando il biennio di filosofia; dopo la professione solenne ho compiuto gli studi teologici, ma sono stato mandato in Messico, dove dovevamo aprire un nuovo monastero». Dal 2006 al 2009 frate Francisco rimane nella sua patria, ma l’esperienza non va bene, il monastero viene chiuso e lui torna in Italia, nel monastero di Abbadia San Salvatore, dove porta a termine l’anno di teologia che gli manca. A questo punto può ricevere l’ordinazione diaconale, ma i problemi che avevano portato alla chiusura del monastero in Messico e, in seguito, anche a Roma, li ritrova ad Abbadia e quindi, seguendo la strada intrapresa prima di lui da don Lorenzo Pasquotti, attuale parroco di Giglio Porto, e don Giuseppe Brienza, parroco di Semproniano, si consiglia con diversi sacerdoti e decide di uscire dall’ordine dei cistercensi e di seguire la strada del sacerdote diocesano; su consiglio di don Lorenzo, parla con il vicario don Gian Pietro e quindi con il vescovo Guglielmo, il quale lo accoglie, chiedendogli un anno di verifica ed ambientamento a Piancastagnaio, con don Gian Luca come rettore e don Giulio. «Terminato l’anno, il vescovo mi ha dato la piena libertà di scegliere se continuare il cammino in diocesi o cercare altre vie, o tornare a casa. Ho chiesto di seguire la prima via, con tutta la mia totale disponibilità e generosità, così eccomi a Scansano, in attesa, a Dio piacendo, di ricevere l’ordinazione diaconale, che si terrà in questa chiesa parrocchiale il prossimo 24 novembre alle ore 16». Francisco ci rivela anche di aver stabilito inconsapevolmente un legame con la nostra diocesi già quando viveva in Messico; là infatti aveva conosciuto e frequentava i molti monasteri delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento, ordine fondato dalla Beata madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, al secolo Caterina Sordini, di Porto Santo Stefano. Intanto ha già iniziato la collaborazione con la nuova esperienza pastorale portata avanti dalle due suore residenti a Montorgiali per il servizio di quella parrocchia, di Preselle e Polveraia, per costituire, con l’ordinazione prima diaconale e
poi sacerdotale, il presbitero della piccola equipe.
«Vorrei ringraziare – conclude Francisco – i miei superiori, che questa scelta fondamentale per la mia vita, il vescovo Guglielmo, che mi ha accolto, ha creduto in me e mi ha dato la possibilità di continuare il cammino intrapreso; grazie anche a tutta la gente che mi ha sostenuto da quando sono entrato in diocesi fino ad ora. Io ancora non ho fatto niente per meritare tanto, però prometto d’impegnarmi per non deludere tanta fiducia. Ringrazio loro e ringrazio il Signore, che mi ha concesso tutte queste occasioni per crescere nella fede».