Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

“Guardare quel volto!”

1. “« L’immacolata Vergine, preservata immune da ogni macchia di colpa originale, finito il corso della sua vita terrena, fu assunta alla celeste gloria col suo corpo e con la sua anima, e dal Signore esaltata come la Regina dell’universo, perché fosse più pienamente conformata al Figlio suo, il Signore dei dominanti, il vincitore del peccato e della morte » (LG 59). L’assunzione della santa Vergine è una singolare partecipazione alla risurrezione del suo Figlio e un’anticipazione della risurrezione degli altri cristiani” (CCC 966).

2. Con queste parole semplici e immediate il Catechismo della Chiesa Cattolica, riprendendo il Concilio Vaticano II, sintetizza magistralmente il contenuto della festa mariana odierna: una di noi è già arrivata alla meta, è stata accolta in cielo anima e corpo! Oggi celebriamo “l’esuberante grandezza della gloria eterna che supera ogni cosa, della gloria che ci è destinata, e in questa esaltazione celebriamo la grandezza che è stata riservata a ogni essere umano dalla misericordia della grazia di Dio” (K. Rahner). Efrem il Siro in una sua omelia dice “Il bambino che portavo dentro di me mi ha preso sotto le sue ali di aquila e mi ha sollevato nell’aria”. Come il corpo di Maria viene avvolto dallo splendore di Cristo, così, dopo la morte, la carne di tutti noi viene immersa nella luce di Cristo e compenetrata da essa. Celebrando l’Assunzione di Maria celebriamo la nostra fine beata, la nostra entrata nel mondo di Dio, nella famiglia trinitaria e la nostra trasfigurazione per opera di Cristo: se la carne della Madre del Signore è già partecipe della gloria celeste, questa condizione è una promessa anche per ciascuno di noi: al termine della nostra vita, se fedeli discepoli,  anche noi saremo ‘presi’, ‘elevati’, accolti   in corpo ed anima “nel dialogo delle Tre Divine Persone” (Itala Mela), per questo oggi celebriamo la festa della nostra speranza!

3. Quante suggestioni spirituali, quante lezioni di vita scaturiscono dalla contemplazione di questo mistero mariano! In questi giorni meditando spesso sullo scenario geopolitico del nostro tempo, sulla perdita del senso della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti, sulla  violenza su donne, bambini, anziani, malati, sull’ odio e la fatica per la riconciliazione tra popoli, etnie, religioni; meditando sul sangue versato dalla volontà di potenza e di sopraffazione, da quella versione impazzita dell’autentica religiosità che si chiama fondamentalismo, pregavo la Madre del Signore, “segno di consolazione e di sicura speranza” (LG 68) per cercare un aiuto sul cammino dolente della nostra umanità; così  lo sguardo mi è caduto su un piccolo quadretto con l’immagine della Madonna di Czestochowa regalatomi di recente da un amico pellegrino reduce dalla Polonia, un quadretto che non ho ancora appeso e giace sul mio tavolo di lavoro. Conosco la storia di questa immagine, però in questi giorni si è illuminata intensamente  e mi ha aiutato a pregare meglio, proprio come davvero fosse  la “montagna luminosa”- Jasna Gòra- che circonda la città di Czestochowa sulla quale è adagiato il Santuario che la ospita e custodisce. Il popolo polacco ama questo Santuario e lo lega alle vicende della sua storia  e della sua vita, è abituato ad andare davanti all’Icona Miracolosa per aprirgli il cuore. San Giovanni Paolo II ha pagine bellissime su questo amore del suo popolo per la Madonna nera. Ogni anno folle di pellegrini anche da ogni parte del mondo vanno per vedere la Madre dal volto segnato e aprirle il cuore.

4. La tradizione indica San Luca, l’evangelista, come il pittore che l’ha dipinta. Egli, si dice, avrebbe composto a Gerusalemme due quadri con lo scopo di tramandare la bellezza incomparabile di Maria. Uno di essi, arrivato in Italia, è custodito oggi nel Santuario di San Luca  a Bologna; l’altro ha attraversato vicende alterne: fu portato a Costantinopoli e deposto in un tempio dall’imperatore Costantino. Quindi fu donato al principe russo Leone che trasferì l’inestimabile reliquia in Russia. Nel corso della guerra intrapresa da Casimiro il Grande, il quadro fu nascosto nel castello di Beltz e affidato a Ladislao II, principe di Opole. Questi, alla vigilia di una dura e difficile battaglia contro le truppe tartare e lituane che assediavano Beltz,  invocò la sacra immagine di Maria e, ottenuta la vittoria, proclamò Maria come Madre e Regina.  La leggenda racconta che durante l’assedio, un tartaro ferisse con una freccia volto bellissimo della Vergine dalla parte destra e che subito  dopo l’atto sacrilego  una fittissima nebbia, sorta d’improvviso, abbia messo in gravi difficoltà gli assedianti permettendo così la vittoria sulle truppe nemiche. Documenti antichi raccontano che, terminato il governo di Ladislao II in Russia, il quadro fu caricato su di un carro per portarlo nella Slesia ma i cavalli, pur ripetutamente sferzati, non si muovevano. Il principe ordinò allora di aggiungerne altri senza però ottenere alcun risultato. Sconvolto, si inginocchiò a terra e promise di collocare l’immagine mariana sul colle di Czestochowa, nella piccola chiesa di legno. In seguito lui stesso avrebbe innalzato una basilica nel medesimo luogo ad onore della Vergine Maria. Ma la storia della ‘Madonna Nera’ non era ancora finita. Nel 1430 seguaci dell’eretico Giovanni Hus, attaccarono e predarono il Santuario e il convento attiguo. Il quadro fu strappato dall’altare e tagliato con la sciabola in più parti e la sacra immagine trapassata da una spada. Gravemente danneggiato, fu perciò trasferito a Cracovia  e si tentò di restaurarlo come si poteva. Ecco perché  ancora oggi sono visibili nel quadro della ‘Madonna Nera’ gli sfregi arrecati al volto della Santa Vergine.

5. Il volto di Maria domina tutto il quadro, chi lo guarda si trova immerso nello sguardo di Maria: egli guarda Maria che, a sua volta, lo guarda.  Anche il volto del Bambino è rivolto al pellegrino. I due volti hanno un’espressione seria, pensierosa. La guancia destra della Madonna è segnata da due sfregi paralleli e da un terzo che li attraversa; il collo presenta altre sei scalfitture, due delle quali visibili, quattro appena percettibili.  E allora questa è stata la mia novena all’Assunta: guardare quel volto ed essere guardato da quei volti. Il volto di Maria, la tota pulchra, sfregiato, tagliato, quasi a significare che la creatura umana che alle origini somigliava in tutta la sua grazia  a Maria, è stata sciupata; Maria la Donna Nuova, oggi, l’uomo al centro di tanto disprezzo nei luoghi della guerra, porta i segni della violenza e del decadimento dovuto all’odio. Quanti volti umani sono sfregiati e violati, quanti attacchi alla bellezza degli inermi, inconsapevoli dei giochi dei potenti e vittime innocenti dei poteri forti e mostruosamente disumani. Maria Assunta è nella gloria della Trinità beata e li vi porta i segni di violenza dei suoi fratelli e sorelle, l’uomo tradito dall’uomo, è quasi mostrato  alla Trinità dal volto della Madre. Oggi in Italia preghiamo in tutte le nostre Chiese per la cessazione dei conflitti, per i cristiani e per tutti coloro che per motivi religiosi o razziali sono perseguitati e posti in condizioni disumane. Lo facciamo nella certezza di essere appoggiati nella preghiera da colei che ha conosciuto la prova e la fatica della vita, la Madre del Signore!

6. “Il segno luminoso dell’Assunta in cielo rifulge ancor più da noi tutti e quando sembrano accumularsi all’orizzonte ombre tristi di dolore e di violenza. Ne siamo certi: dall’alto Maria segue i nostri passi con dolce trepidazione, ci rasserena nell’ora del buio e della tempesta, ci rassicura con la sua mano materna. Sorretti da questa consapevolezza, proseguiamo fiduciosi nel nostro cammino di impegno cristiano là dove la Provvidenza ci conduce” (Benedetto XVI, Udienza 16/08/2006)