“In ogni diocesi si costituisca il consiglio presbiterale, cioè un gruppo di sacerdoti che, rappresentando il presbiterio, sia come il senato del Vescovo; spetta al consiglio presbiterale coadiuvare il Vescovo nel governo della diocesi, a norma del diritto, affinché venga promosso nel modo più efficace il bene pastorale della porzione di popolo di Dio a lui affidata”; così il canone 495 del Codice di diritto canonico.
Il precedente Consiglio presbiterale della nostra diocesi era scaduto sia perché giunto al termine del suo mandato, sia perché nel frattempo era cambiato il vescovo; così, dopo qualche mese dal suo insediamento, padre Giovanni ha provveduto a colmare questa lacuna, indicendo le elezioni della parte dei membri scelti dai sacerdoti della diocesi, che andranno ad aggiungersi ai membri di diritto e a quelli, in questo caso solo uno, scelti dal vescovo stesso.
A seguito delle elezioni tenutesi nelle ore precedenti l’Assemblea diocesana dello scorso 10 giugno, sono risultati eletti, in ordine alfabetico: don Mario Amati, don Antonio Burattini, don Adorno Della Monaca, don Gianluca Emidi, don Gino Governi, monsignor Gian Pietro Guerrini, don Mariano Landini, don Sandro Lusini, don Antonio Minucci e don Tito Testi.
Membri di diritto sono: il vicario generale, don Luca Caprini; l’economo diocesano don Marco Monari; i vicari foranei, don Fabio Menghini per il vicariato del Fiora, don Giacomo Boriolo per il vicariato della Montagna, don Antonio Scolesi per il vicariato del Mare, don Sebastian Palakkattu per il vicariato del Nord-Albegna.
Il vescovo, da parte sua, ha scelto il superiore dei padri Passionisti, padre Carlo, in rappresentanza dei religiosi. Adesso sarà lo stesso padre Giovanni a convocare il nuovo consiglio presbiterale, visto che spetta a lui presiederlo e determinare le questioni da trattare oppure accogliere quelle proposte dai membri.
Pur se si tratta, come dice il codice, del senato del vescovo, il consiglio presbiterale ha solamente voto consultivo; il vescovo diocesano è tenuto ad ascoltarlo negli affari di maggiore importanza, ma ha bisogno del suo consenso solo nei casi espressamente previsti dal diritto.