Esattamente un anno fa, nella maestosa Cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, il nostro Vescovo Giovanni veniva ordinato Vescovo per la nostra Chiesa di Pitigliano-Sovana-Orbetello dal Card. Giuseppe Betori e dai Vescovi Mario Meini e Guglielmo Borghetti, suoi immediati predecessori. Una festa che riecheggia oggi in un profuso sentimento di gratitudine a Dio per il dono del Vescovo alla nostra Diocesi. Il ricordo nella preghiera non mancherà sicuramente da parte di nessuno, soprattutto da parte dei sacerdoti nella celebrazione eucaristica.
Per il vescovo Giovanni è anche l’occasione per tracciare un primo bilancio del suo servizio in Maremma, raccontato nell’intervista che don Mariano Landini, direttore del settimanale diocesano Il Confronto, gli ha fatto:
È trascorso un anno da quando, il primo ottobre 2015, venne eletto il nuovo vescovo di Pitigliano – Sovana – Orbetello nella persona di padre Giovanni Roncari; il 21 novembre venne ordinato a Firenze e il 29 fece il suo ingresso in Pitigliano.
Nell’occasione abbiamo pensato di scambiare quattro chiacchiere con lui per un primo bilancio di episcopato in mezzo a noi.
Allora, padre Giovanni, adesso che è passato un anno ce lo può dire: cosa è cambiato nella sua vita con l’ordinazione episcopale?
Molto è cambiato, soprattutto a livello personale. Ho sempre fatto parte di comunità molto numerose: 32 anni passati a Firenze nel grande convento di Montughi e anche negli ultimi tre anni trascorsi nella comunità di Borgo, dove eravamo pur sempre una quindicina di frati, di cui io ero il guardiano, secondo la terminologia francescana.
Quindi una vita vissuta sempre insieme con altri e ora senz’altro diversa. Certo, c’è la fraternità sacerdotale, ma non c’è più la vita comunitaria del convento. Questo il primo impatto.
Senza voler dare al fatto particolare importanza, però, il ritrovarmi da solo in episcopio e a pregare da solo il breviario,ha avuto ed ha ancora un impatto importante, che non voglio definire né negativo, né problematico, però diverso sì. E credo mi ci vorrà ancora del tempo per adattarmi in maniera più profonda alla nuova situazione di vita.
Nuova situazione che ha molti motivi per richiedere un adattamento; del resto, il ministero episcopale è una funzione grande nella Chiesa, importante ed evangelica, alla quale ho detto di sì, come ho detto di sì in tanti altri momenti della mia vita sacerdotale e religiosa.
Non si tratta di fare di necessità virtù, ma di trovare in una situazione nuova e anche monto impegnativa, un equilibrio nuovo nella mia vita di uomo e sacerdote.
Ci racconta il primo impatto con la sua sposa, la diocesi di Pitigliano – Sovana –Orbetello?
Non la conoscevo. C’ero stato una volta tanti anni fa, nei primi anni di episcopato di monsignor Meini, a predicare un ritiro per i sacerdoti sul Monte Argentario; poi qualche visita da semplice turista.
La diocesi è molto particolare; intanto è vastissima, dall’Amiata al Giglio, senza una città che faccia da punto di riferimento per le parrocchie ed i parroci; un territorio dove le realtà, anche quelle un pochino più grandi, si equivalgono. Molte e significative le tradizioni positive, però con l’handicap di un certo isolamento dalle altre diocesi e anche all’interno della diocesi stessa. una diocesi, del resto, che nella conformazione attuale è nata da poco (primi anni ’80, ndr).
Quindi c’è voluto e mi ci vorrà ancora più tempo per conoscere il territorio, rispetto ad altre diocesi, anche vicine.
In questo primo anno ho cercato, come ho scritto nella lettera d’indizione della Visita pastorale, di conoscere le singole parrocchie intanto in modo rapido, con la partecipazione a tutte le cresime e le feste patronali; una conoscenza quindi superficiale, limitata all’aspetto liturgico e celebrativo.
Quale l’impatto con il clero ed i fedeli?
Spero di non ingannarmi, ma ho avuto l’impressione di essere stato accolto molto bene. Per tutti all’inizio ero solo un nome, però mi sono sentito subito a casa. Ora è il momento di conoscere e di farmi conoscere sempre meglio ed in questo fondamentale sarà la visita pastorale.
E qui già s’innesta uno sguardo verso il futuro…
Ho appena iniziato la visita pastorale con le due parrocchie dell’Isola del Giglio, San Pietro al Castello e san Lorenzo al Porto. Una visita classica, con l’incontro dei consigli e organismi parrocchiali, con gli ammalati, le scuole e così via, che mi permette di conoscere più in profondità la realtà ecclesiale e sociale di quel territorio.
La visita pastorale dovrebbe durare circa tre anni e nel frattempo cercherò di seguire anche la normale vita diocesana e altri impegni dovuti alla collegialità episcopale, che ci chiama anche ad appuntamenti extra diocesani.
Per quanto riguarda il futuro meno prossimo, bisognerà cercare di unire tanti aspetti che ora sono distinti, proponendo una pastorale di convergenza verso punti fondamentali nella vita ecclesiale da vivere insieme, non solo come idealità (programma pastorale comune ecc.), ma come esecuzione pratica, con la creazione di unità pastorali e la riforma dei vicariati, da rivedere nei confini e nelle programmazioni.
Un’ultima considerazione sulle comunicazioni sociali in diocesi, visto che questa intervista verrà pubblicata nelle giornata che le diocesi toscane hanno voluto dedicare al quotidiano Avvenire e agli altri mezzi di comunicazione.
Ho potuto constatare che la diocesi, ancorché piccola come popolazione e risorse, possiede una buona organizzazione in proposito, con il Settimanale diocesano Confronto, che è uno fra i più diffusi, percentualmente, nella diocesi toscane; il sito diocesano, aggiornato e curato, che può vantare molti accessi, ed il programma televisivo Kerigma, ospitato dalla televisione locale TV9 e anch’esso molto seguito ed apprezzato.
Per quanto riguarda Avvenire non conosco i dati, ma m’immagino che la diffusione non sia molto consistente, considerando che in poche edicole del territorio è presente il quotidiano e che la conformazione geografica non favorisce la diffusione postale, che a quanto pare sarà sempre più penalizzata.
Credo molto nelle opportunità che le moderne tecnologie mettono a nostra disposizione; investire su questi mezzi più rapidi d’informazione credo sia una strada da perseguire con competenza e coraggio.
L.M.
Oremus pro Antistite nostro Ioanne.
R. Stet et pascat in fortitudine tua, Domine, in sublimitate nominis tui.
V. Salvum fac servum tuum.
R. Deus meus sperantem in te.
Oremus.
Deus, omnium fidelium pastor et rector,
famulum tuum Ioannem, quem pastorem Ecclesiae Pitilianensis praesse voluisti,
propitus respice:
da ei, quaesumus, verbo et exemplo, quibus preest proficere;
ut ad vitam una cum grege sibi credito perveniat sempiternam.
Per Christum Dominum nostrum.
R. Amen.