Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

“Imparate da me che sono mite e umile di cuore” (Mt 11,29)

1. Una parola sul contesto biblico da cui estraiamo questa perla preziosa: ci aiuta a comprenderne più profondamente il senso. Dal punto di vista strutturale il c. 11 del Vangelo di Matteo è la conclusione della cosiddetta ‘Torà di Matteo’ ed è una sorta di digressione, quasi che il racconto principale si interrompesse. Dopo il Discorso missionario non vediamo i discepoli partire in missione, ma assistiamo alla partenza di Gesù che va ad insegnare e predicare nelle città: Lui è l’inviato. Sembra di rivivere la conclusione del libro del Deuteronomio: Mosè nella terra di Moab, sulle soglie della Terra promessa conclude i suoi discorsi (Dt 32,45) e deve solo nominare un successore che introduca Israele in quella terra. Mosè, però, non è il tipo di Gesù, lo è Giosuè: Giovanni Battista sta per morire e Gesù ne raccoglie l’eredità profetica: Gesù è ‘il successore’ di Giovanni il Battista. Nei versetti finali che abbiamo ascoltato Gesù si presenta come il maestro che ha sostituito il Battista, il suo antitipo! Molto di più: come una Torà vivente. MARIE-JOSEPH LAGRANGE chiamava questo passo “la perla matteana di grande valore”, è il climax non solo del capitolo 11, ma di tutta la presentazione della figura di Gesù contenuta nella prima parte del Vangelo di Matteo: è la piena autorivelazione del Figlio come il Messia atteso!
2. Formidabile il parallelo con Siracide 51,23-26: “Avvicinatevi a me, voi che siete senza istruzione, prendete dimora nella mia scuola. Perché volete privarvi di queste cose, mentre le vostre anime sono tanto assetate? Ho aperto la mia bocca e ho parlato: Acquistatela per voi senza denaro. Sottoponete il collo al suo giogo e la vostra anima accolga l’istruzione: essa è vicina a chi la cerca”. Qui chi parla è Gesù Ben Sirach che invita i ‘senza istruzione’ alla sua scuola; Gesù, Figlio di Dio, invita gli ‘stanchi e oppressi’ a mettersi alla scuola del Regno dei cieli. Eguale l’invito, diversi i destinatari: Gesù non si rivolge a degli ignoranti per renderli sapienti attraverso lo studio; ha nel suo cuore gli stanchi, gli oppressi, gli affaticati, i senza entusiasmo, i senza speranza, coloro che muoiono d’accidia e malinconia, i feriti dal male di vivere! A tutti costoro vuol dare ‘ristoro’, meglio ‘riposo’. Per la Scrittura si ottiene riposo quando si acquisisce la Sapienza e la Sapienza ha un giogo, ma il giogo della Sapienza è riposante, ristoratore; i rabbini parlano del “giogo del regno dei cieli” per esprimere una vita vissuta nel l’obbedienza alla Torà. Gesù parla del suo ‘giogo’, del suo ‘peso’ (v.30): si identifica con la Sapienza, è la Torà personificata. Prendere il suo giogo sopra di noi significa imparare da Lui, diventare suoi discepoli: non solo studiare la Torà, ma porsi alla sua sequela, porsi alla sequela di Lui che è “mite ed umile di cuore”!
3. Nel XVII secolo SAN FRANCESCO DI SALES e il CARDINALE PIERRE DE BÉRULLE in Francia, hanno scritto una pagina importante per il culto al Sacro Cuore. Alla scuola di questi due grandi maestri l’esperienza del Cuore di Gesù assume la forma di una vera e propria spiritualità. Gli antichi simboli che gravitavano attorno al costato aperto passano in secondo piano: si introducono temi nuovi che pongono l’accento piuttosto sugli atteggiamenti interiori, sugli stati interiori, è necessario seguire Gesù nei suoi sentimenti profondi, imparare Lui (cfr Ef 4,20). Per arrivare al Padre occorre aderire a Gesù Cristo, Verbo Incarnato e partecipare ai suoi misteri nella grazia dello Spirito Santo: “i misteri di Gesù Cristo sono passati secondo certi aspetti, ma perdurano e sono presenti e perpetui sotto altri. Sono passati quanto all’esecuzione, ma sono presenti quanto al loro valore, e il loro valore non passa mai, né passerà mai l’amore col quale sono stati compiuti. Lo Spirito di Dio mediante il quale questo mistero è stato operato, lo stato interiore del mistero esteriore, l’efficacia e la virtù che rendono questo mistero vivo operante in noi…anche il gusto attuale, la disposizione viva per cui Gesù ha operato il mistero, sono sempre vivi, attuali e presenti in Gesù” (BÈRULLE, Ouvres, col 943). I misteri della vita di Cristo non sono avvenimenti passati, ma vivi e presenti di cui si deve raccogliere un frutto presente ed eterno, sempre. Aderendo a Gesù Cristo, comunicando alle sue intime disposizioni, il cristiano può e deve appropriarsi del suo spirito. Grazie al Battesimo il cristiano aderisce agli stati interiori di Cristo. L’umanità di Cristo è ricca di tutta l’eredità di una vita umana fondata sull’amore. Lo Spirito la riempie nell’eternità come nella storia. Comunicato a Gesù in pienezza, lo Spirito santo è comunicato a tutti coloro che accettano di essere salvati. Lo Spirito realizzerà in ciascuno di noi ciò che ha realizzato in Gesù. S. GIOVANNI EUDES grande seguace del De Berulle chiamerà questi sentimenti, questi stati interiori ‘Cuore spirituale’ del Signore. S.Francesco di Sales domandandosi quale fosse lo spirito della Congregazione da lui fondata, la Visitazione, dice: “Ho sempre pensato che era uno spirito di profonda umiltà verso Dio e di dolcezza verso il prossimo” (Entretiens spirituels, 9, “Sur les règles”, in Ouvres 1094). Desiderava che le sue figlie fossero semplicemente “evangeliche” è le costituì perché fossero imitatrici delle due virtù più care del sacro Cuore del Verbo Incarnato, la dolcezza e l’umiltà, la mitezza e l’umiltà. C’è una parola luminosa di S. TERESA DI LISIEUX a questo proposito : “Non trovo più nulla nei libri, il Vangelo mi basta. Ad esempio, questa parola del Signore: “Imparate da me che sono dolce e umile di cuore e troverete riposo per le vostre anime”, non comprende tutto?” (Carnet jaune 15.5.3., in Ouvres, 997-998).
4. In questa Solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù 2014, radunati nella Cappella del Nostro Amato Seminario meditiamo volentieri sulle imperscrutabili ricchezze del Cuore di Cristo; oggi da questa miniera inesauribile estraiamo le perle preziose della mitezza e dell’ umiltà; è un invito a rivedere i nostri stati interiori dominanti, il nostro stile profondo nel vivere da cristiani-presbiteri in comunione al ‘cuore spirituale’ di Gesù. Nessun progetto e programma pastorale, nessuna parrocchia, nessun ufficio ecclesiastico e nessuna iniziativa pastorale potranno portare frutti di vita nuova ed essere al servizio della missione se non sono guidati da cuori pulsanti di amore mite ed umile. Ci affidiamo volentieri in questo giorno all’intercessione di Nostra Signora del Sacro Cuore, serva mite ed umile del Signore, Donna che possiede mirabilmente nel suo Cuore Immacolato i sentimenti profondi del suo Figlio Gesù Cristo. Amen!