Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

UN’ESPERIENZA DA RIPETERE

Cronaca di un pellegrinaggio parrocchiale

 

L’allerta meteo non ha scoraggiato i fedeli della parrocchia dedicata alla Madre Addolorata, provenienti da Grosseto e desiderosi di raggiungere il Santuario del Cerreto: un pellegrinaggio pensato da tempo, segno di una sintonia tra due luoghi non troppo distanti tra loro, aperti ad un’amicizia spirituale certamente feconda. Curiosità e gioia di confrontarsi con la Comunità delle Sorelle carmelitane, hanno sollecitato un discreto numero di persone a aderire alla proposta del parroco don Marco Gentile, con il quale don Andrea Pieri e don Claudio Bianchi hanno organizzato un percorso spirituale diviso in tre momenti: riflessione guidata da una Sorella sul tema della preghiera, adorazione eucaristica e celebrazione della S. Messa. Cos’è la preghiera? Questa è la prima di una serie di domande che sono state formulate per tessere un dialogo familiare su un tema centrale della vita di fede, partendo da fatiche e conquiste nella nostra relazione personale e collettiva con Dio. Abbiamo ricordato insieme che, grazie alla Sua iniziativa, noi sentiamo il desiderio di lodare, ringraziare, supplicare, chiedere perdono: lo Spirito prega in noi, Lui è il maestro che rende la preghiera epifania della verità. Il Signore manifesta Sé stesso e ci fa capire chi siamo: nella nostra fragilità è ridicolo affermare che siamo indegni di pregare, poiché siamo messi continuamente nella condizione di accogliere la compassione divina che cambia la vita. Perché preghiamo? La risposta più giusta è: per renderci conformi a Cristo, perfettamente unito alla volontà del Padre. Così impariamo gradualmente a trattenere il necessario per il nostro cammino, abbracciando il combattimento della conversione continua incoraggiata, sostenuta e benedetta da Colui che ci ha insegnato a pregare. La preghiera non è un’oasi nel deserto della vita, ma è tutta la vita (S.Titus Brandsma, O.Carm.): attingendo ad una definizione cara alla tradizione carmelitana, la Sorella ha cercato di verificare insieme ai fedeli riuniti nel Santuario, se riusciamo davvero ad accogliere con fede e speranza le esortazioni della Parola di Dio riguardo la preghiera incessante, il non moltiplicare parole, il saper chiudere la porta per custodire il raccoglimento e il silenzio come condizioni necessarie per il dialogo personale con Dio, ma anche ad apprezzare la bellezza e la forza della preghiera comunitaria, del rivolgersi a Dio con un cuor solo e un’anima sola. Perché dove sono due o tre riuniti nel Suo nome, Egli è in mezzo a loro (Cfr. Mt 18,20): Egli è il Dio con noi e lo abbiamo percepito tante volte, anche questa volta. Si può avere la mente vicina a Dio, anche quando le condizioni esterne sembrano non essere favorevoli al raccoglimento? Sì: è in quei momenti che si rafforza la spinta a cercare Cristo nel nostro quotidiano, a fargli spazio, a desiderare di stare con Lui in disparte.

Nel tempo forte che stiamo vivendo, impariamo a comprendere come ciascuna pratica evangelica – preghiera, elemosina, digiuno – è rafforzamento e completamento delle altre, di come la preghiera sia maestra a sé stessa quando è autentica, quando supera il carattere di impetrazione e diventa preghiera di intercessione. Abbiamo ricordato che i maestri di preghiera si sono trasformati in ciò che pregavano, tanto da non distinguere più tra l’essere e il fare: Gesù trasforma realmente i cuori! Un padre del deserto, interrogato dai fratelli su cosa fosse più faticoso nella vita spirituale, rispose che non vi è fatica più grande come pregare Dio. Infatti, quando l’uomo vuole pregare, i nemici cercano di impedirlo, ben sapendo che da nulla sono così ostacolati come dalla preghiera. La preghiera richiede lotta fino all’ultimo respiro. Il demonio odia la preghiera: possiamo attribuire a lui lo scoraggiamento che ci fa percepire inutile la preghiera, il pensare di non avere il tempo di pregare, la paura di non essere ascoltati. Solo una condizione rende inascoltata la preghiera, il non perdonare il fratello. Gesù ce lo dice chiaramente. Al termine della riflessione, dopo un pasto consumato in fraternità, ci siamo ritrovati in preghiera davanti al SS.mo Sacramento esposto per un tempo di adorazione silenziosa, cui è seguita la celebrazione eucaristica. Durante l’omelia, don Marco ha ricordato che chi fa la verità viene verso la luce, perché la verità per noi non è un concetto, è una Persona: ed ecco, torniamo al “perché” della nostra preghiera, a quella conformazione a Cristo, Via, Verità e Vita, che salva, che rende santi, che è relazione d’amore perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.