Lo scorso 6 gennaio 2012, Solennità dell’Epifania, durante il Pontificale nella Cattedrale di Pitigliano il Vescovo Guglielmo ha consegnato simbolicamente a quattro rappresentanti della comunità cristiana, don Luca Caprini, Suor Bruna Nalukottyil, Francesca Cavalleri e Riccardo Guidotti, la sua prima Lettera Pastorale, incentrata sul tema della speranza cristiana, da cui infatti il titolo “La Speranza non delude (Rm 5,5)”. La sera, poi, il Vescovo ha consegnato il testo anche nella Concattedrale di Orbetello.
Prossimamente sarà proposto a tutta la comunità diocesana un incontro di presentazione di questo testo che, come ha ricordato il Vescovo nell’omelia, rappresenta un documento importante del suo magistero episcopale.
Di seguito le parole del Vescovo nell’omelia, dove ha speigato anche il significato della scelta del giorno di pubblicazione della Lettera.
‘Nebbia fitta avvolge i popoli’ (Is 60,1)
Nella Solennità del Natale di Gesù abbiamo celebrato nella gioia il Verbo incarnato, il Figlio eterno del Padre che si è fatto uno di noi, che ha posto la sua tenda in mezzo a noi, vero Dio e vero uomo; oggi, ancora sostando davanti alla scena del Presepe celebriamo Gesù Cristo, Luce e Speranza del mondo che si manifesta, appare a tutti gli uomini e dissipa la nebbia fitta che li avvolge.
La parola ‘epifania’ è mutuata dal culto dell’imperatore nell’antichità pagana. Il sovrano era considerato un’essere divino, un vero e proprio soter, un salvatore; il giorno in cui si inaugurava il suo governo stava a significare il primo mostrarsi della salvezza che avrebbe portato, la sua prima, appunto, ‘epifania’. Il termine lo si usava anche per tutte quelle volte che il sovrano visitava una città e vi faceva solennemente ingresso: arrivava il salvatore! La Chiesa ha assunto questo termine e ha detto: Gesù è il vero salvatore, quando Lui appare agli uomini questa è la vera ed autentica Epifania! Nel racconto matteano, in verità si manifesta ad alcuni uomini, venuti da lontano, i magi, che rappresentano tutti i popoli che non appartenevano al Primo Patto: ‘Cammineranno le genti alla tua luce, i re allo splendore del tuo sorgere. Alza gli occhi intorno e guarda: tutti costoro si sono radunati, vengono a te. I tuoi figli vengono da lontano'(Is 60,4). Quel bambino avvolto in fasce e adagiato in una mangiatoia è per tutti gli uomini di buona volontà, per tutti gli appassionati ed onesti cercatori di verità, per tutti coloro che desiderano appagare il bisogno di felicità insito nel cuore umano. Gesù è di tutti, Gesù è per tutti il Salvatore!
Solo in Lui, Sole di Giustizia, c’è la speranza di dissipare la “nebbia fitta’ che ‘avvolge i popoli”, e spesso anche i cuori degli uomini; è quella nebbia che vediamo nell’attuale scenario del mondo: conflitti bellici, manifestazioni di violenza; indifferenza diffusa rigurgiti di fondamentalismo; venti continui di relativismo e nichilismo; solo in Lui, testimoniato dalla Chiesa, è possibile rendere più tersa l’atmosfera e risvegliare le coscienze; solo in Lui è possibile ricostruire un vero umanesimo ed un mondo giusto e solidale in cui tutti gli esseri umani possano vivere fraternamente nella pace.
“Una stella spunta da Giacobbe / e uno scettro sorge da Israele” (Nm 24,17), questa stella è destinata a tutti i popoli e qui sta il significato del simbolo della luce applicato alla nascita di Cristo: è la speciale benedizione di Dio su tutta la discendenza di Abramo, che è destinata ad estendersi a tutti i popoli della terra.
La nebbia del mondo e dei cuori è frutto dell’offuscarsi della speranza e dell’intiepidirsi della fede. Mi hanno colpito le considerazioni di un teologo latinoamericano: ‘Quando ascolto voi cristiani europei, di qualunque orientamento siate, ho l’impressione che viviate in una specie di ‘inverno ecclesiale’ accompagnato da un ‘inverno culturale’. C’è una crisi dell’aspettativa storica. Manca la speranza’Negli occhi degli europei è realmente possibile leggere pessimismo e scetticismo, li portano scritti in faccia’(Clodovis Boff). L’Europa sembra diventata ecclesialmente stanca, fatto è che oscilla tra secolarismo, indifferenza e fondamentalismo. Anche le diatribe speciose intraecclesiali tra ‘progressisti senza sostanza’ e ‘tradizionalisti blasonati’, tra ‘opportunisti avulsi dalla storia e conservatori funesti’ (Card. K.Lehmann), non portano alcun giovamento al ristabilimento di un’aria più respirabile, più costruttiva e più positiva, più idonea a vivere l’avventura della Nuova Evangelizzazione. Occorre una grande speranza che può essere fondata solo in Dio, ma – non un qualsiasi dio, ma quel Dio che possiede un volto umano” (Spe salvi, 31): il Dio che si è manifestato nel Bambino di Betlemme e che si manifesterà nell’altra grande epifania della Croce Gloriosa, nel Crocifisso-Risorto.
Per questo ho voluto dedicare la mia Prima Lettera Pastorale al tema della speranza cristiana, speranza che è una Persona che mai delude, che mai mette fuori gioco l’impegno dell’uomo nel bene e l’ho fatto tentando di descrivere un male endemico del tempo attuale: l’indifferenza. Per questo ho scelto la solennità dell’Epifania per consegnarvela. Oggi si manifesta ai popoli, ad ogni uomo di buona volontà Gesù Cristo, ‘speranza affidabile’. Abbiamo bisogno di uomini che nutrano una grande speranza e siano coraggiosi nell’intraprendere il viaggio dei Magi seguendo una stella, che siano umili come i Magi, che seppero inginocchiarsi davanti ad un Bambino ed offrirgli i loro doni preziosi. Abbiamo tutti bisogno di questo coraggio e di questa umiltà ancorati a una salda speranza. Allora torneremo ‘per un’altra strada’; cambieremo impostazione di vita, tutto sarà più sapido di senso, il cuore ricolmo di santa gioia, le nebbie interiori ed esteriori saranno dissipate. Ci ottenga questo la preghiera di Maria, venerata dall’Oriente Cristiano come Odighitria, – Colei che indica la via- accompagnandoci con la sua materna protezione sulla via del Suo Figlio. Amen’.