Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Messaggio del Vescovo per la Pasqua

Fratelli e sorelle carissimi,

 
un antico autore del VII secolo d.C., Sant’Isacco il Siro, vescovo di Ninive, amava dire che il solo e vero grande peccato dell’uomo è rimanere insensibili alla Pasqua di Risurrezione! Quanto risuona vera oggi questa accorata affermazione! É un vero peccato avere sviluppato un’insensibilità alla realtà della Pasqua di Gesù. Insensibilità che si è trasformata drammaticamente nell’insensibilità nei confronti del Mistero, che si è trasformata in dilagante indifferenza!
Eppure la Pasqua di Gesù dichiara la morte della morte e distrugge così il limite assoluto della vita umana, ridonando all’uomo «la grande speranza» (Spe salvi, 34), liberandolo dalla paura radicale, d’essere inghiottito nel nulla dopo aver vissuto nel nulla!
La Pasqua di Gesù dichiara che solo Dio salva e solo Gesù Cristo, il Figlio del Dio vivente è il Senso della Realtà.
La Pasqua di Gesù ci fa riscoprire un Dio presente alla vicenda umana lasciandosi alle spalle il Dio assente di cui ci parlano alcuni pensatori contemporanei.
La Pasqua di Gesù, di contro al modello neo-pagano, afferma che è necessario Gesù Cristo per essere buoni e dare senso al mondo.
Certo «i nostri tempi sono tempi duri per la fede, per ogni fede, sacra o secolare: per la fede nella Provvidenza o in una divina catena degli esseri, ma anche per la fede in un’utopia laica, in una futura società perfetta», insegna il sociologo Z. Bauman.
La speranza è agonizzante, non nel senso che non vi siano più attese, ma si tratta di attese settoriali, ‘piccole speranze’, concentrate sulla cura del presente, dell’istante più che sulla salvezza che Dio già ci dona nella filigrana del tempo e che ci donerà definitivamente e in pienezza solare alla conclusione della storia.
Insensibili alla Resurrezione! Carissimi fratelli e sorelle, il tempo che viviamo attraversa non semplicemente una crisi della fede, ma una crisi delle radici della fede, un cedimento delle condizioni di possibilità che permettono alla fede di radicarsi e di svilupparsi con naturalezza all’interno della società e della cultura che la innerva. «La fede e la mediazione della fede sono diventate senza luogo, sono – per così dire – entrate in una situazione universale di diaspora» (W. Kasper).
L’indifferenza religiosa è oggi una variabile di una generalizzata cultura dell’indifferenza che produce un totale disimpegno nei confronti della verità. L’indifferenza contemporanea che investe anche l’ambito religioso è molto vicina a quella che i monaci antichi fuggiti nel deserto chiamavano acedia, ‘indolenza’, ‘perdita di fervore e di passione’; i nostri giovani purtroppo sono spesso afflitti da ‘assenza d’interessi’; questa indifferenza è una nuova forma di accidia, un’accidia sociale e culturale. Non si avverte più il vuoto di Dio, bensì Dio come vuoto. Non è una cultura della Risurrezione ma dell’assopimento sterile e non creativo.
Insensibili alla Resurrezione! Prego il Signore che ci dia l’ebbrezza di una sensibilità rinnovata all’evento fondante la nostra fede e ci permetta di sollevarci, protesi nel compito di costruttori di scenari nuovi nella società, nella politica, nell’economia, nella cultura. La cultura della Risurrezione, prodotta da uomini sensibili alla Risurrezione, incendia il mondo di una vitalità nuova. Dice Benedetto XVI nell’Enciclica Spe Salvi: «Così diventiamo capaci della grande speranza e così diventiamo ministri della speranza per gli altri: la speranza in senso cristiano è sempre anche speranza per gli altri. Ed è speranza attiva, nella quale lottiamo perché le cose non vadano verso « la fine perversa ». È speranza attiva proprio anche nel senso che teniamo il mondo aperto a Dio. Solo così essa rimane anche speranza veramente umana» (34).
A voi tutti, sacerdoti, religiose e religiosi, diaconi, comunità parrocchiali, aggregazioni laicali, anziani e malati, bambini, giovani e famiglie, giunga il mio augurio per sperimentare la prorompente vitalità del grido ricolmo di stupore grato: ‘Cristo è Risorto, Alleluia!’
 
Pitigliano, 25 marzo 2012
V domenica di Quaresima
 
+ Guglielmo Borghetti, vescovo