Don Cesare Maselli nasce a Milano il 2 aprile del 1926. Viene ordinato diacono nel Santuario di S. Maria della Quercia a Viterbo nell’aprile del 1950 e presbitero nella chiesa parrocchiale di Roccalbegna il 23 luglio del 1950 dalle mani dell’allora Vescovo diocesano Mons. Amilcare Stanislao Battistelli. Dopo aver ricoperto, per circa un anno, il ruolo di collaboratore nell’ambito del Seminario Vescovile di Pitigliano, viene nominato nel 1951 parroco di San Martino sul Fiora dove rimarrà ininterrottamente fino al febbraio del 2005. Per un breve periodo,negli anni ’80, è anche Economo diocesano. Nel 1985 diviene Monsignore e nel giugno del 2003 viene nominato Canonico della Cattedrale di Pitigliano. Nel 2005, lasciando la responsabilità diretta della parrocchia di S. Martino sul Fiora, si rende disponibile per un servizio di collaborazione con la parrocchia di Sorano, dove, nel frattempo, si era stabilito insieme all’amatissima nipote Anna. Verso la fine del 2017 si stabilisce nella Casa del Clero di Pitigliano. La vicinanza con don Cesare proprio nell’ambito della Casa del Clero in questi ultimi due anni mi ha fatto sperimentare due aspetti della sua personalità che vorrei evidenziare quest’oggi salutandolo nella fede in questa chiesa che lui considerava giustamente la ‘sua’ chiesa parrocchiale. Il primo è proprio il suo affetto per tutti gli abitanti di questo bellissimo paese. Quando lo andavo a trovare nella sua stanza in seminario, dal ‘sacchetto’ dei suoi ricordi spesso tirava sempre fuori qualcosa di bello, qualcosa di profondo, di gioioso legato a questa gente e percepivo chiaramente nelle sue parole il suo essere ‘padre’ di questo popolo, un ‘padre’ che, mi diceva, continuava ogni giorno a pregare per loro affinchè potessero vivere la loro vita nella gioia dell’incontro con il Signore. In uno dei nostri ultimi colloqui, con grande lucidità, mi raccontò come il suo spostarsi da San Martino a Catabbio per la celebrazione della S. Messa e per la visita ai malati, avesse subito, nel corso degli anni, una trasformazione per così dire ‘tecnologica’: prima ci andava a piedi, poi passò alla bicicletta e, infine, alla cosiddetta ‘lambretta’, con tutti i rischi e i disagi che una strada per lo più sterrata poteva provocare. L’immagine di un vero e proprio pastore con l’odore delle pecore, come direbbe oggi Papa Francesco. Il secondo aspetto è legato alla sua capacità di ‘leggere’ e interpretare l’oggi della nostra Chiesa diocesana. Ogni volta che don Cesare interveniva nelle nostre riunioni di Vicariato o che lo avvicinavo per avere da lui un consiglio, sentivo nelle sue parole il sapore della ‘modernità’, la capacità cioè di stare con i piedi ben piantati in terra (quindi nelle dinamiche e nelle problematiche di oggi) e, al tempo stesso, di avere uno sguardo lucido e profondo rivolto al futuro. Nonostante la sua età, riusciva quindi ad essere ‘attuale’, ‘contemporaneo’, sempre pronto ad interpretare la situazione concreta con gli occhi della fede e, quindi, dell’eternità. Credo che si possano rivolgere a don Cesare le stesse parole che l’Apostolo Paolo rivolse a Timoteo, parole che abbiamo proclamato nella Liturgia della Parola della XXVI Domenica del Tempo Ordinario: “Tu, uomo di Dio, evita queste cose; tendi invece alla giustizia, alla pietà, alla fede, alla carità, alla pazienza, alla mitezza. Combatti la buona battaglia della fede, cerca di raggiungere la vita eterna alla quale sei stato chiamato e per la quale hai fatto la tua bella professione di fede davanti a molti testimoni”. Don Cesare, uomo di Dio, che hai vissuto fino all’ultimo giorno la buona battaglia della fede nell’oggi della Chiesa, ora vivi tra le braccia di Dio nella luce dell’eternità. Mons. Cesare Maselli è salito alla casa del Padre alle ore 21.30 del giorno 21 ottobre 2019, lunedì della XXIX settimana del Tempo Ordinario.