Il prossimo 19 giugno 2011, nell’Arcipretura di Porto Santo Stefano alle ore 18:00, il Vescovo Mons. Guglielmo Borghetti ordinerà diacono Mulenga Bavu, il seminarista originario dello Zambia, da un anno presso la Parrocchia dell’Argentario. Sarà un girono di festa per tutta la Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, che avrà così un nuovo diacono a servizio di tutta la Chiesa particolare.
Pubblichiamo di seguito l’intervista che il giovane seminarista ha rilasciato per il settimanale diocesano “Il Confronto”:
Mi chiamo Mulenga Bavu e sono originario di Ndola, una cittadina grande più o meno come Grosseto nello Zambia, una nazione, ex colonia inglese, nell’Africa del centro sud, non toccata da nessun mare», così si presenta il giovane africano, «adottato» nell’ultimo anno dalla comunità di Porto Santo Stefano, dove riceverà l’ordinazione diaconale dalla mani del vescovo Guglielmo il prossimo 19 giugno. «Sono nato il tre agosto 1982, proprio il giorno in cui qui si festeggia il santo patrono», ha continuato denotando subito un feeling con il capoluogo argentarino, che trapelerà anche da altre parti dell’intervista con la quale lo presentiamo alla comunità diocesana.
«Provengo da una famiglia grande, anche se sono figlio unico, una tipica famiglia africana, che qui si chiamerebbe ‘allargata’; infatti sono cresciuto prevalentemente con i miei zii, che mi hanno fatto studiare per tutte le scuole superiori ed inserito nella vita parrocchiale, dove ho iniziato facendo il chierichetto e poi frequentando il gruppo dei giovani, anche a livello diocesano». Una parrocchia, ci confida Mulenga, molto simile nell’organizzazione a quella di Porto Santo Stefano, con tanti gruppi ed aggregazioni ed una vivace vita pastorale.
Del resto lo Zambia è una nazione cristiana, anche se con prevalenza protestante ed anglicana, ed i fedeli si impegnano nella pastorale e soprattutto nella preghiera. «Una differenza che ho notato è che qui ci sono molte più Messe, mentre da noi si tende a concentrare la partecipazione all’unica Messa domenicale».
Per quanto riguarda l’inizio della sua vocazione al sacerdozio, il prossimo diacono ci confessa di non poter individuare un momento particolare in cui si è sentito chiamato, ma di essere cresciuto lentamente all’ombra della parrocchia, ammirando e
seguendo l’esempio del suo parroco; «l’unico intoppo che mi faceva un po’ titubare all’inizio era sapere che per diventare prete bisognava studiare undici anni, mentre ce ne volevano cinque o sei per fare l’avvocato o l’ingegnere, per cui mi scoraggiavo al pensiero di dover attendere tanto.
Però dentro di me sentivo l’esigenza di dover fare di più, anche se i miei parenti avrebbero preferito che prima avessi provato a prendere un altro indirizzo di studi». E così, terminate le scuole superiori nel 2001, Mulenga è entrato in una comunità francescana, i Missionari francescani del servizio, e nel 2005 ha preso l’abito di San Francesco, venendo a studiare
all’istituto San Pietro a Viterbo, dove ha proseguito fino al baccalaureato, conseguito nel 2010.
«Questi ultimi sono stati anche anni di formazione e di ricerca vocazionale, ma non avevo mai pensato di diventare un giorno
sacerdote diocesano. Ma la ‘divina fantasia di Dio’ ci sorprende sempre, ed eccomi qua’». E la divina fantasia gli ha fatto incontrare il vescovo Mario Meini, con il quale ha avuto diversi colloqui ed una intensa corrispondenza, tanto da fargli comprendere che la volontà di Dio era entrare in una diocesi, la nostra, aiutato anche dall’amicizia del vicario don Gian Pietro. Qui, però, nel frattempo, era cambiato vescovo’ «È stato quello un momento molto delicato, perché mi sono dovuto abbandonare completamente alla volontà di Dio; e Lui mi ha aiutato, perché con il vescovo Guglielmo mi sono trovato subito bene, iniziando con lui un cammino che mi ha portato, attraverso incontri frequenti, a superare paure e problemi personali».
In questo cammino Mulenga è stato aiutato anche dal suo anno santostefanese’ « Qui mi ha molto sostenuto l’esempio
di unità fra i tre sacerdoti; anche la gente è brava e mi ha accolto sempre con simpatia. Ho seguito gruppi ed attività, partecipando a pellegrinaggi, gite e momenti veramente edificanti». Scherzando, ci confessa di aver scoperto qui, durante una gita sull’Amiata, il frutto della castagna, sconosciuto in Africa; poi, fattosi più serio e quasi commosso: «’ Ma l’esperienza
più bella è stata quella della mattina di Pasqua, con la processione del Risorto: anche se andrò in una chiesa dove non ci sarà gente, avrò sempre negli occhi e nel cuore il ricordo di quella chiesa stracolma di popolo plaudente all’ingresso della statua di Cristo risorto». Poi, tornando a scherzare: «Adesso mi manca solo il Palio marinaro’». La processione di Pasqua ed il Palio’ Mulenga ci ha messo poco a capire e ad immedesimarsi nello spirito santostefanese. Del resto è nato il tre agosto’ Ma Mulenga, anche se sembra ancora un ragazzino, dimostra di essere un acuto osservatore e di saper far tesoro delle esperienze che gli è dato vivere; così si sente di esprimere anche un giudizio sulla nostra (e sua) diocesi: «È una diocesi veramente bella, che ho iniziato a conoscere grazie al programma che il vescovo ha pensato per noi seminaristi, che lo seguiamo soprattutto la domenica. È un po’ sparsa, ma ho notato una bella comunione fra i sacerdoti; mi piace in particolare vedere sacerdoti che vivono insieme e che spesso incontrano e prendono i pasti con il vescovo: un bella testimonianza di comunione».
Al termine della chiacchierata, Mulenga approfitta per ringraziare i vescovi Mario e Guglielmo, il vicario don Gian Pietro, i tre sacerdoti di Porto Santo Stefano e tantissime persone che in questi anni lo hanno sempre sostenuto e incoraggiato. «Amo anche la mia terra, lo Zambia, ma il mio cuore ama anche la gente che io servo. Per questo, se il Signore vorrà e mi darà la forza, vorrei rimanere a vivere per sempre il mio sacerdozio in questa diocesi».
Ormai ci siamo, l’anno di «prova» è stato superato a pieni voti; Mulenga è uno di noi e termina invitando «ogni persona che ho incontrato in questo mio cammino, a festeggiare con me domenica 19 giugno alle ore 18 nell’arcipretura di Porto Santo Stefano. Per la mia ordinazione diaconale invito tutti, la chiesa è grande’».