Questo è lo slogan della giornata che si è svolta domenica 13 Novembre 2011 nei locali del Seminario Vescovile di Pitigliano.
Tale provocazione aveva lo scopo di aiutare i giovani a riflettere e a confrontarsi sul tema ‘Paternità di Dio e identità di figli a partire dall’esperienza familiare’.
A Pitigliano eravamo circa un centinaio tra ragazzi e accompagnatori. Il relatore padre Alessandro Ciamei, frate francescano della comunità del Palatino di Roma, insieme al nostro Vescovo Mons. Guglielmo Borghetti, ha introdotto l’argomento partendo da esperienze vissute ed in particolare ha voluto sottolineare che l’amore è inesauribile e non può essere quantificato o suddiviso: un genitore che ha più di un figlio ama indistintamente ciascuno in modo totale. L’amore è incondizionato, chi ama, ama e basta senza un ‘se’, senza un ‘ma’: il vero amore ha solo il sapore della gratuità e non aspetta niente in cambio; il vero amore è incontenibile.
In seguito è stato letto un brano del Vangelo di Luca 15,11-32 (parabola del Figliol prodigo): è evidente un Dio infinitamente buono, Padre di tenerezza e di misericordia che prova una gioia infinita per il figlio ritrovato. Ciò scaturisce nel figlio maggiore invidia, rabbia, indignazione: il vero perduto e non ritrovato è proprio lui che, pur vivendo da sempre nella casa del padre, non ha saputo instaurare con lui un vero e sincero rapporto di amore, covando nel silenzio un risentimento di odio che lo ha allontanato dalla logica dell’amore vero.
Successivamente siamo stati divisi in cinque gruppi, per età e con i rispettivi educatori: due gruppi I e III superiore, due gruppi IV e V superiore e over 19. Abbiamo ricevuto uno stampato con il brano del Vangelo e un questionario per stimolare la riflessione e la condivisione dei pensieri.
Nei due gruppi I, II e III superiore l’inizio dell’attività è stato preceduto da una presentazione tra i ragazzi. Quattro le domande.
Che tipo di figlio sono?
E’ emerso che i ragazzi sono piuttosto ostinati nel cambiare le proprie idee; si sentono indipendenti e responsabili delle proprie azioni; si dichiarano obbedienti, disposti alla collaborazione in famiglia, ma anche ribelli e incontentabili.
Come sono i miei genitori?
E’ affiorato che i ragazzi definiscono i propri genitori presenti, partecipi, comprensivi, educatori, guide; spesso però diventano oppressivi, ansiosi, lontani dalla realtà dei ragazzi. C’è voglia di affetto.
Che figlio di Dio sono?
I ragazzi si sentono, nei confronti di Dio, figli: ribelli, in ricerca, felici di esserlo, ‘stretti’ nei suoi comandamenti, liberi ma responsabili, dubbiosi.
Che immagine ho di Dio?
Le risposte sono state: compagno di viaggio, presente, colui che perdona, difficile da comprendere, il Dio che forse ‘non c’è’, padre che ti guida e ti lascia sbagliare, affidabile nella figura dei sacerdoti, creatore, potente, vendicatore.
Dalle riflessioni del terzo e quarto gruppo, IV e V superiore, è uscito che i ragazzi tendono ad essere tendenzialmente ribelli verso i propri genitori quando le imposizioni non vengono giustificate adeguatamente. Sono comunque alla ricerca di un dialogo, sono concordi nel costruire la vita liberamente; credono in un Dio amico ma nessuno si chiede: ‘cosa vuole Dio che io faccia?’. Non si sono mai chiesti se sono in grado di rispondere alle attese di Dio. Un ragazzo ha sottolineato l’importanza della preghiera fatta non di parole ma di opere di carità. La domanda più difficile alla quale rispondere è stata – Che tipo di figlio sono?’.
Espressa la difficoltà a comprendere la propria relazione con Dio che diventa la necessità di avere qualcosa a cui aggrapparsi, nonché la difficoltà di non sapere ‘come’ cercarlo: Dio è visto come un’entità lontana e astratta, una figura tramandata dalla tradizione.
Over 19
Dalla riflessione sul Vangelo è risultato che la ‘giustizia umana’ porta a stare dalla parte del figlio maggiore e che forse anche loro inizialmente si sarebbero sentiti offesi da un comportamento uguale a quello del padre della parabola del Figliol prodigo.
La riflessione di Fra’ Alessandro ci ha dato spunti di valutazione mai avuti prima.
Riflettendo sui genitori e sull’essere figli a questa età viene da ragionare in modo diverso perché si comincia a pensare di diventare genitori.
Subentra la paura e l’incertezza di non essere in grado di questo ruolo perché non ci sono più certezze e quindi la precarietà sociale fa sentire i giovani genitori sempre più soli nell’affrontare la vita. La paura però non deve bloccare ma deve essere trasformata in prudenza. Gli over 19 dichiarano di trovare Dio nelle cose semplici e di leggerne la presenza nelle piccole cose che danno sollievo nei momenti di difficoltà. Il loro rapporto con Dio soffre di alti e bassi senza mai arrivare ad un distacco forte; sentono Dio vicino nei momenti di difficoltà ma è più riconosciuto e ringraziato nei momenti belli e di gioia.
Evidenziano di trovare similitudine tra i metodi dei propri genitori e il Vangelo.
Affermano che Dio è sostanzialmente difficile da capire e che la sua Parola spesso non è di facile interpretazione; conoscerla e capirla nel profondo della sua verità sarebbe più facile riportarla nella vita di tutti i giorni.
Terminati gli incontri a gruppi è seguito il momento del pranzo, dopodiché sono state condivise le riflessioni. La conclusione della giornata è stata preceduta dalla Santa Messa presieduta da nostro vescovo Mons. Guglielmo Borghetti. È stata una bella esperienza che porterà a riflettere anche in avvenire.
Chiara Giglioni di Piancastagnaio