Lo stabat Mater, icona della nostra Chiesa.
Una vera novità per la nostra diocesi la celebrazione dello scorso 15 settembre al Santuario del Cerreto, con una buona partecipazione del clero e, naturalmente, con le Monache carmelitane al completo, anche se nella rarefazione dei fedeli laici presenti che, evidentemente, hanno bisogno di più tempo per metabolizzare certe nuove consuetudini ecclesiali. È stata infatti la prima volta che un vescovo diocesano abbia ringraziato il Signore per il dono della consacrazione episcopale, avvenuta lo stesso giorno di un anno fa a Massa, associandovi anche le altre consacrazioni, presbiterali, religiose e laicali, durante una celebrazione ufficiale. Il Monastero carmelitano è stato scelto, naturalmente, perché nello stesso giorno ricorre la memoria liturgica di Maria Addolorata, la ‘Signora del Cerreto’ che qui apparve il 19 maggio 1853 alla pastorella Veronica Nucci. Ma c’era anche un’altra ragione per cui il Vescovo ha scelto, per la celebrazione, questa piccola chiesa della campagna soranese, il fatto che il programma pastorale di quest’anno si prefigge, fra le altre cose, di valorizzare sempre più questo luogo, per farlo diventare il vero cuore pulsante della diocesi. E infatti, quando nell’omelia ha parlato del Carmelo e del connesso Santuario mariano come luogo da valorizzare, ha insistito per ben cinque volte: ‘perché sia più frequentato”.
Tre sono stati i punti toccati da monsignor Borghetti nel commentare il vangelo dello ‘stabat Mater’; in primo luogo il mistero di Maria associata alla passione del Figlio e’ ‘con lei, anche la Chiesa è chiamata ad associarsi alla passione del Figlio e della Madre nel mistero di donazione di se per la salvezza del mondo. Passio Cristi, Passio Mariae, Passio Ecclesia’ passione di ciascuno di noi, chiamato a completare nella propria carne ciò che manca alla passione di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa ( Col.1, 24)’.
Al secondo punto, l’anno pastorale appena iniziato che si prefigge di partire dall’interiorità dall’essere prima del fare, dalla pedagogia della santità. Di qui il desiderio di valorizzare sempre più il santuario del Cerreto, come abbiamo detto all’inizio, per ‘venire qui ad attingere le verità intime che rendono fecondo il nostro agire’.
Infine, il dono della vocazione, in particolare dell’episcopato: ‘Non si tratta di una celebrazione autoreferenziale, come la festa per un anniversario mondano. Se siamo qui è perché vogliamo lodare il Signore per averci associati alla sua passione in modo del tutto particolare, come vescovo io, come preti, monache e fedeli laici voi… Siamo qui a lodare Dio perché non ha fatto mai mancare alla nostra Chiesa vescovi, preti, religiosi e laici impegnati; questo il senso della fasta di oggi’.
E nel ringraziare il vescovo Guglielmo per questa occasione di preghiera e fraternità, il vicario don Gian Pietro ha concluso auspicando che la celebrazione diventi una consuetudine, come segno di unità e di ringraziamento a Dio per il dono della vocazione.
Dopo la Messa, un semplice momento di fraternità nell’ampio salone del Monastero ha confermato una caratteristica delle nostre monache carmelitane, dedite alla preghiera ed alla vita claustrale, ma sempre aperte e disponibili all’accoglienza ed al colloquio fraterno. Peculiarità che, secondo il piano pastorale diocesano, saranno sempre più valorizzate nel prossimo futuro.
L.M.