Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

Solenne apertura dell’Anno della Fede

Domenica 14 ottobre alle ore 17:00 tutti i fedeli della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello sono convocati nell’Antica Cattedrale di Sovana per una Solenne Concelebrazione Eucaristica presieduta dal nostro Vescovo S. E. Mons. Guglielmo Borghetti per entrare gioiosamente nell’Anno della fede indetto dal Santo Padre Benedetto XVI. Sarà un momento di vibrante comunione e di intensa preghiera. Raccolti nel tempio più austero e solenne della nostra Chiesa Locale invocheremo la Vergine Madre, la ‘Beata perché ha creduto’ (cfr Lc 1,45), i Nostri Santi Patroni San Mamiliano, San Gregorio VII e San Paolo della Croce, perché ci sostengano nell’ “esigenza di riscoprire il cammino della fede per mettere in luce con sempre maggiore evidenza la gioia ed il rinnovato entusiasmo dell’incontro con Cristo” (PF 2).
Così il Santo Padre Benedetto XVI presenta nel Motu proprio Porta fidei il senso di questo momento importante per la comunità dei credenti in Cristo: – Esso avrà inizio l’11 ottobre 2012, nel cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II, e terminerà nella solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, il 24 novembre 2013. Nella data dell’11 ottobre 2012, ricorreranno anche i vent’anni dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica, testo promulgato dal mio Predecessore, il Beato Papa Giovanni Paolo II, allo scopo di illustrare a tutti i fedeli la forza e la bellezza della fede. Questo documento, autentico frutto del Concilio Vaticano II, fu auspicato dal Sinodo Straordinario dei Vescovi del 1985 come strumento al servizio della catechesi e venne realizzato mediante la collaborazione di tutto l’Episcopato della Chiesa cattolica. E proprio l’Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi è stata da me convocata, nel mese di ottobre del 2012, sul tema de La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana. Sarà quella un’occasione propizia per introdurre l’intera compagine ecclesiale ad un tempo di particolare riflessione e riscoperta della fede. Non è la prima volta che la Chiesa è chiamata a celebrare un Anno della fede. Il mio venerato Predecessore il Servo di Dio Paolo VI ne indisse uno simile nel 1967, per fare memoria del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo nel diciannovesimo centenario della loro testimonianza suprema. Lo pensò come un momento solenne perché in tutta la Chiesa vi fosse ‘un’autentica e sincera professione della medesima fede’; egli, inoltre, volle che questa venisse confermata in maniera ‘individuale e collettiva, libera e cosciente, interiore ed esteriore, umile e franca’. Pensava che in tal modo la Chiesa intera potesse riprendere ‘esatta coscienza della sua fede, per ravvivarla, per purificarla, per confermarla, per confessarla’. I grandi sconvolgimenti che si verificarono in quell’Anno, resero ancora più evidente la necessità di una simile celebrazione. Essa si concluse con la Professione di fede del Popolo di Dio, per attestare quanto i contenuti essenziali che da secoli costituiscono il patrimonio di tutti i credenti hanno bisogno di essere confermati, compresi e approfonditi in maniera sempre nuova al fine di dare testimonianza coerente in condizioni storiche diverse dal passato. Per alcuni aspetti, il mio venerato Predecessore vide questo Anno come una ‘conseguenza ed esigenza postconciliare’, ben cosciente delle gravi difficoltà del tempo, soprattutto riguardo alla professione della vera fede e alla sua retta interpretazione. Ho ritenuto che far iniziare l’Anno della fede in coincidenza con il cinquantesimo anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II possa essere un’occasione propizia per comprendere che i testi lasciati in eredità dai Padri conciliari, secondo le parole del beato Giovanni Paolo II, ‘non perdono il loro valore né il loro smalto. È necessario che essi vengano letti in maniera appropriata, che vengano conosciuti e assimilati come testi qualificati e normativi del Magistero, all’interno della Tradizione della Chiesa – Sento più che mai il dovere di additare il Concilio, come la grande grazia di cui la Chiesa ha beneficiato nel secolo XX: in esso ci è offerta una sicura bussola per orientarci nel cammino del secolo che si apre’. Io pure intendo ribadire con forza quanto ebbi ad affermare a proposito del Concilio pochi mesi dopo la mia elezione a Successore di Pietro: ‘se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa’. (PF 4.5.)