Nonostante che si parli spesso, nell’opinione pubblica, di Chiesa Cattolica e denaro, sono poche le persone, anche tra i cristiani, che hanno una visione corretta di come la Comunità cristiana si sostiene economicamente e utilizza i beni materiali per svolgere il suo servizio apostolico. Sono in molti, purtroppo, che parlano a sproposito e confondono Chiesa Cattolica e Stato Città del Vaticano, Santa Sede e Conferenza Episcopale Italiana, Diocesi e Congregazioni religiose, come se fossero tutti un unico soggetto, soprattutto quando si parla di materia economica.
Cercheremo dunque, senza entrare troppo nello specifico, di chiarire a grandi linee come funziona la gestione del denaro nella Chiesa Cattolica Italiana, in modo da poter avere una propria consapevolezza in materia.
Innanzitutto, va distinta l’attività della Santa Sede da quella della Chiesa Cattolica Italiana: tutto ciò che riguarda il ministero del Santo Padre, infatti, viene garantito dalla esistenza di uno Stato, la Città del Vaticano, che ha un suo proprio bilancio economico con il quale, oltre alle spese di qualsiasi altro stato (stipendi dei dipendenti, lavori ordinari e straordinari di manutenzione) copre anche le spese vive dell’attività della Santa Sede (congregazioni, pontifici consigli, nunziature, che sono le ambasciate, uffici vari). I rapporti tra lo Stato Città del Vaticano e lo Stato Italiano sono regolati dai Patti Lateranensi, che ne garantiscono la reciproca indipendenza.
Quando si parla invece di Chiesa Cattolica Italiana, s’intende l’insieme delle Diocesi italiane, rappresentate dai loro vescovi (Conferenza Episcopale Italiana) che hanno con lo Stato Italiano un rapporto, regolato sempre dai Patti Lateranensi e dalle Leggi italiane, che garantiscono la libera professione della propria fede a tutti i cittadini.
Lo Stato italiano riconosce poi alle varie confessioni di fede, con cui ha stabilito dei concordati o delle intese, un contributo economico che attinge dal gettito IRPEF nella misura dell’8×1000 e che distribuisce a seconda della preferenza che i cittadini indicano nella dichiarazione dei redditi. Questo contributo è destinato all’edilizia di culto, al sostegno delle attività pastorali, al sostegno economico dei ministri del culto ed alle opere di carità.
La Chiesa Cattolica Italiana riceve ogni anno dallo Stato Italiano circa un miliardo di euro, che poi distribuisce in parte direttamente alle Diocesi in proporzione ai loro abitanti. Nel 2014 le diocesi italiane hanno ricevuto dalla CEI 756.046.422 euro, con cui ha provveduto per il 21% alle opere di culto e pastorale, per il 17% per la carità, per il 45% al sostentamento dei sacerdoti, per il 9% per l’edilizia di culto e per l’8% per i Beni culturali.
La nostra Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello, nel 2014, ha ricevuto dalla CEI 2.182.792 euro dei fondi dell’Otto per mille assegnati alla Chiesa Cattolica. Questi fondi sono stati impiegati al 20% per le opere diocesane di culto e pastorale, al 17% per le opere diocesane di carità, al 38% per il sostentamento dei sacerdoti che operano nella Diocesi e al 25% per i beni culturali.
Quando un cittadino decide di destinare l’8×1000 alla Chiesa Cattolica va a sostenere l’attività delle singole diocesi, e quindi anche della propria, il sostentamento dei sacerdoti, e quindi anche del proprio parroco e viceparroco, le opere di carità, e quindi anche i poveri del proprio territorio, l’edilizia di culto, e quindi anche le proprie chiese ed i propri oratori.
Sostentamento del clero in Italia
Il sostentamento del clero in Italia si basa sul principio della perequazione delle risorse, che mira ad offrire a tutti i sacerdoti e vescovi un contributo equo, che parte dagli 883 euro mensili di un prete appena ordinato per arrivare ai circa 1376 euro di un vescovo, mettendo in comune tutte le varie risorse reperite per questo fine da ogni parte dell’Italia.
Per questo è stato creato un Istituto Centrale per il Sostentamento del Clero (ICSC), che si occupa di coordinare le attività degli Istituti presenti in ogni singola diocesi (IDSC) e di redistribuire le risorse ai 33992 sacerdoti che svolgono un servizio in Italia per un fabbisogno complessivo di circa 555 milioni di euro. Nella nostra Diocesi il fabbisogno complessivo per sostenere i 64 sacerdoti in attività è di circa 1 milione di euro, per cui ogni sacerdote “costa” mediamente 1400 euro mensili, di cui una buona parte sono tasse statali.
Per arrivare a coprire questo fabbisogno l’ICSC attinge da cinque fonti:
1. Remunerazioni da parrocchie: ogni sacerdote riceve dalla propria parrocchia un contributo in proporzione al numero di abitanti; più grande è la comunità affidatagli e maggiore sarà questo contributo. In Diocesi nostra questa fonte ha coperto il 3,7% del fabbisogno complessivo.
2. Remunerazioni, stipendi e pensioni personali: gli stipendi che i sacerdoti ricevono per il lavoro svolto (ad esempio insegnanti di Religione Cattolica) o le pensioni di anzianità o di invalidità, vengono computate come parte del sostentamento mensile; ad esempio un sacerdote che insegna RC (Religione nella scuola) e riceve uno stipendio di 500 euro mensili, riceverà dall’ICSC e dalla parrocchia la restante parte per arrivare ai circa 1000 euro che gli competono. Nella nostra Diocesi questa fonte ha coperto il 17,4% del fabbisogno complessivo.
3. Redditi dei patrimoni diocesani: l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero (IDSC) gestisce i patrimoni di ciò che in passato costituivano i “benefici parrocchiali”; dal reddito che ne ricava si ottiene una importante fonte per contribuire al fabbisogno nazionale. Nella nostra Diocesi, però, i pochi patrimoni destinati a questo scopo contribuiscono appena con uno 0,9%.
4. Erogazioni liberali per i sacerdoti: ogni fedele può contribuire personalmente con una offerta libera al sostentamento dei sacerdoti. Questa fonte, che dovrebbe essere la principale, è purtroppo la minore: i fedeli della Diocesi di Pitigliano-Sovana-Orbetello contribuiscono con un magrissimo 0,4%. Praticamente se l’ICSC dovesse basarsi solo su queste offerte, ci potremmo permettere un solo sacerdote per tutta la Diocesi per poco più di tre mesi!
5. Fondi dell’Otto per mille: quel che manca al raggiungimento del fabbisogno complessivo dalla somma delle prime quattro fonti, viene completato attingendo dai fondi dell’8×1000 destinati alla Chiesa Cattolica. Nella nostra Diocesi il calcolo si attesta al 77,6%.
Si comprende bene che alcune fonti non si possono cambiare più di tanto, come i redditi dell’IDSC o i contributi dalle parrocchie o i vari stipendi dei sacerdoti; quindi aumentando il contributo delle erogazioni liberali dei fedeli si va automaticamente a ridurre il contributo dall’8×1000 che andrebbe di conseguenza utilizzato per altri scopi, quali carità, edilizia di culto e beni culturali.
Le offerte per il sostentamento del clero
Le Offerte per i sacerdoti sono offerte per il sostentamento di tutti i preti diocesani italiani. L’espressione ”offerte per il sostentamento del clero” risale al 1989, quando questa nuova possibilità di condivisione ecclesiale entrò in vigore.
Come nelle comunità cristiane delle origini, il sacerdote è sostenuto da tutta la comunità, in modo che possa dedicarsi totalmente all’annuncio del Vangelo e alle opere a favore dei fratelli. Ogni fedele, ogni famiglia e ogni parrocchia italiana che dona la sua Offerta ai sacerdoti non contribuisce solo alle necessità quotidiane del suo parroco. Ma a quelle di tanti altri preti, parroci in comunità più piccole e meno fortunate del nostro Paese, lontane geograficamente ma in comunione fraterna le une con le altre.
L’obiettivo delle Offerte è assicurare ai sacerdoti diocesani una remunerazione mensile, pari a circa 883 euro, che raggiungono 1.376 euro per un vescovo ai limiti della pensione.
Il sistema delle Offerte stabilisce perequazione tra i sacerdoti. Viene cioè in soccorso di quelli che non hanno neppure un reddito di partenza, come ad esempio, stipendi o pensioni da insegnante, e aiuta a stabilire condizioni di maggiore equità.
Questo è possibile perché le Offerte di tutti i fedeli italiani vengono raccolte dall’Istituto Centrale sostentamento Clero, che le distribuisce ai sacerdoti della Chiesa italiana, sia quelli in servizio attivo che quelli anziani o malati che non esercitano più il ministero, e dopo aver dedicato la propria vita ai fratelli, vivono un momento di maggiore bisogno.
Le Offerte sono una novità recente, nel panorama della Chiesa italiana. Sparita la congrua, lo ”stipendio” del prete proveniva finora solo dalla quota capitaria. Il nome suona antico, proprio perché è la fonte prima per i sacerdoti.
E’ stabilito infatti che dalle offerte raccolte in chiesa, ogni sacerdote possa trattenere dalla cassa parrocchiale 0,0723 euro al mese per abitante (equivalente a 140 vecchie lire).
Ora, metà delle 25.000 parrocchie italiane sono molto popolate, e ai sacerdoti non manca il necessario. Ma l’altra metà delle parrocchie sparse nel nostro territorio peninsulare e insulare, conta in media 1.000 abitanti, e i pastori ricevono così 72,30 euro mensili, o anche meno.
Per questo vengono loro in aiuto le Offerte per i sacerdoti, provenienti da tutti i fedeli italiani.
Sono dette anche Offerte deducibili, perché chi le versa può dedurle dalle tasse (fino a 1.032, 91 euro, cioè 2 milioni di vecchie lire, ogni anno).
Le Offerte sono il primo modo, diretto e raccomandato, per aiutare tutti i preti diocesani italiani, vicini e lontani. Fanno crescere la corresponsabilità dei fedeli verso i sacerdoti, ministri dei sacramenti e operatori di pace.
Ma ci chiamano anche al senso di comunione verso l’unica Chiesa.
I sacerdoti si offrono e si affidano con gioia a noi, ed è quindi nostro impegno provvedere con gioia a loro.
Promozione del Sovvenire in Diocesi
La nostra Diocesi non si distingue per generosità dei suoi fedeli o, forse, per sollecitudine dei suoi sacerdoti a ricordare questo importante strumento ai loro fedeli.
Nell’anno 2014 sono state solo 189 le offerte per un importo complessivo di 4456 euro; rispetto all’anno precedente sono aumentate del 7% il numero delle offerte ma è calato del 7% l’importo complessivo: più offerte ma meno sostanziose.
La distribuzione territoriale delle offerte ci mostra un quadro interessante per cui vi è un miglioramento della situazione in alcune parrocchie ma un peggioramento in altre.
Nella prospettiva di una sempre maggiore consapevolezza e partecipazione dei nostri fedeli a contribuire con delle erogazioni liberali, il giorno 22 novembre, Solennità di Cristo Re, viene proposta come Giornata Nazionale per il Sostentamento di sacerdoti.
Ogni parrocchia ha ricevuto abbondantemente i bollettini postali da distribuire ai fedeli che volessero offrire un contributo, ma non è l’unica possibilità: si possono versare tramite carta di credito, direttamente all’Istituto diocesano (a Pitigliano) oppure tramite bonifico bancario.
È importante che ogni comunità parrocchiale si adoperi per animare questa giornata e promuovere il sostentamento dei propri sacerdoti con iniziative che possano coinvolgere i ragazzi del catechismo, le varie associazioni laicali, ricordando al termine delle Sante Messe domenicali con appositi avvisi questo appuntamento e predisponendo in bacheca manifesti e bollettini alla portata di tutti.
Don Emanuele Bossini
Incaricato diocesano per il Sovvenire