Diocesi di Pitigliano - Sovana - Orbetello

XXIII Giornata Mondiale del Malato

La Parrocchia di Porto Ercole ospiterà il prossimo 11 febbraio, memoria liturgica della Beata vergine Maria di Lourdes, la XXIII Giornata Mondiale del Malato celebrata a livello diocesano. L’appuntamento è per le 15:00 con il ritrovo per poi iniziare con una processione ed il Santo Rosario e, a seguire, la Santa Messa alle 16:00 presieduta dal nostro Vescovo Guglielmo Borghetti. Al termine ci sarà un momento conviviale nei locali della Parrocchia.
Questo appuntamento diocesano sarà preceduto da due incontri di formazione: il primo lunedi` 2 febbraio alle ore 21:00 presso il Palazzo Abbaziale di Orbetello, tenuto dal nostro Vescovo sul tema della Giornata Mondiale del Malato: “Sapientia Cordis – io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo (Gb 29,15)”, il secondo mercoledi` 4 febbraio alle ore 16:00 presso il Seminario di Pitigliano tenuto dal dr. Carmelo Bengala Primario dell’Oncologia di Grosseto terra` un incontro sul tema: “Etica della prassi medica in oncologia”.
Il tema di quest’anno ci invita, infatti, a meditare un’espressione del Libro di Giobbe: «Io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo» (29,15); il Santo Padre Francesco, nel Messaggio per questa speciale Giornata, ci invita a farlo nella prospettiva della “sapientia cordis”, la sapienza del cuore
«Questa sapienza non è una conoscenza teorica, astratta, frutto di ragionamenti. Essa piuttosto, come la descrive san Giacomo nella sua Lettera, è «pura, poi pacifica, mite, arrendevole, piena di misericordia e di buoni frutti, imparziale e sincera» (3,17). È dunque un atteggiamento infuso dallo Spirito Santo nella mente e nel cuore di chi sa aprirsi alla sofferenza dei fratelli e riconosce in essi l’immagine di Dio. Facciamo nostra, pertanto, l’invocazione del Salmo: «Insegnaci a contare i nostri giorni / e acquisteremo un cuore saggio» (Sal 90,12). In questa sapientia cordis, che è dono di Dio, possiamo riassumere i frutti della Giornata Mondiale del Malato.
Sapienza del cuore è servire il fratello. Nel discorso di Giobbe che contiene le parole «io ero gli occhi per il cieco, ero i piedi per lo zoppo», si evidenzia la dimensione di servizio ai bisognosi da parte di quest’uomo giusto, che gode di una certa autorità e ha un posto di riguardo tra gli anziani della città. La sua statura morale si manifesta nel servizio al povero che chiede aiuto, come pure nel prendersi cura dell’orfano e della vedova (vv.12-13).
Quanti cristiani anche oggi testimoniano, non con le parole, ma con la loro vita radicata in una fede genuina, di essere “occhi per il cieco” e”piedi per lo zoppo”! Persone che stanno vicino ai malati che hanno bisogno di un’assistenza continua, di un aiuto per lavarsi, per vestirsi, per nutrirsi. Questo servizio, specialmente quando si prolunga nel tempo, può diventare faticoso e pesante. È relativamente facile servire per qualche giorno, ma è difficile accudire una persona per mesi o addirittura per anni, anche quando essa non è più in grado di ringraziare. E tuttavia, che grande cammino di santificazione è questo! In quei momenti si può contare in modo particolare sulla vicinanza del Signore, e si è anche di speciale sostegno alla missione della Chiesa.
Sapienza del cuore è stare con il fratello. Il tempo passato accanto al malato è un tempo santo. È lode a Dio, che ci conforma all’immagine di suo Figlio, il quale «non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti» (Mt 20,28). Gesù stesso ha detto: «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» (Lc 22,27).
Chiediamo con viva fede allo Spirito Santo che ci doni la grazia di comprendere il valore dell’accompagnamento, tante volte silenzioso, che ci porta a dedicare tempo a queste sorelle e a questi fratelli, i quali, grazie alla nostra vicinanza e al nostro affetto, si sentono più amati e confortati. Quale grande menzogna invece si nasconde dietro certe espressioni che insistono tanto sulla “qualità della vita”, per indurre a credere che le vite gravemente affette da malattia non sarebbero degne di essere vissute!»